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22 luglio 2009

Un po' di Pepe (Emidio)

Angelo Peretti
Ho incontrato Emidio Pepe due volte. Tutt’e due al Vinitaly. Due anni fa per una degustazione di Montepulciano d’Abruzzo. Quest’anno per raccoglierne alcune parole destinate ad un libro. E sempre mi ha colpito la sua vivacità quasi di ragazzino. Gli anni sono avanti, ma quella luce negli occhi ti resta impressa.
Ti restano anche nella testa i suoi vini. Unici. Rustici. Personalissimi. Autentici. Raccontano la terra teramana, il microclima di Torano Nuovo, i suoi suoli tra il calcare e l’argilla.
All’ultimo Vinitaly mi ha spiegato tante cose mentre si sbocconcellavano un paio di piatti. Mi ha narrato della vigna e del vino.
La vigna. Lui alleva a tendone. E non gli piace invece “la” filare, al femminile. “Il tendone – m’ha detto – dà più equilibrio. È come un pannello solare: dà più forza all’uva, che viene più vellutata. Anche la filare potrebbe funzionare come un pannello solare, ma è messa in verticale anziché in orizzontale: prende poco sole! Ci sta forse qualcuno che mette i pannelli solari in verticale? No. Se lo mettesse, direbbero che quello è matto”.
La cantina. Lui fa pigiare coi piedi le uve del trebbiano e diraspare a mano quelle del montepulciano. M’ha raccontato: “Non uso la diraspatrice. Si mettono cinque persone e ogni otto ore di lavoro fanno cinque quintali di uva, a mano. Diraspano a mano, mettendo l’uva su una rete. I raspi restano sopra e vengono buttati e così pure i chicchi verdi. Gli acini maturi invece scendono sotto, solo parzialmente schiacciati. Il tannino cattivo se ne va e così il vino viene più morbido. Gli acini vanno direttamente nella vasca di cemento a fermentare. La fermentazione avviene senza follatura. Quando il mosto fermenta, la buccia è tutta bagnata. Anche facendo la follatura fai qualcosa che non va bene. Le pompe fanno morire gli esseri viventi che stanno lavorando nel mosto. Se usi le pompe, schiacci troppo e fai un gusto cattivo nel vino. Quello sta fermentando, non puoi andare a fare movimento. Lo danneggi. Quello lo devi lasciare stare”.
Un uomo modernamente antico. Come i suoi vini. Che non cercano il consenso a ogni costo. Che hanno personalità fin che ne vuoi. Prendere o lasciare: son così. E durano incredibilmente nel tempo.
Tra i simboli d'Abruzzo.

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