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30 marzo 2012

Se i nemici dell'olio sono i produttori di olio

[Angelo Peretti]
Avevo deciso di dedicare un paio d'ore dell'ultimo giorno del Vinitaly al Sol, il salone dell'olio che si svolge in contemporanea con la grande kermesse del vino. Volevo provare qualche extravergine italiano, andando un po' a zonzo fra uno stand e l'altro. In effetti, ho cominciato il tour. Solo che ho smesso praticamente subito. Perché ho capito.
Faccio un passo indietro.
Tra i produttori di olio serpeggia da un bel po' un certo pessimismo. L'extravergine di qualità si fa fatica a farlo e ancora di più a venderlo. I prezzi spesse volte non sono nemmeno tali da compensare i costi di produzione. La gente usa oliacci di quart'ordine e si rifiuta di comprare un bell'extravergine, destinando magari dei bei soldi, invece, a una bottiglia di vino. Roba da sconforto, per gli oliandoli.
Mi sono spesso domandato perché questo accada. Al Sol ho capito: perché i nemici dell'olio e di chi fa olio molto spesso - troppo spesso - sono gli stessi produttori di olio.
Che cos'è successo? Semplicemente che il primo olio che ho provato ad assaggiare era quasi rancido, il secondo pure (e mi è preso un attacco di tosse), il terzo ci mancava poco. Ma non è che io sia stato sfortunato nello scegliere i produttori. Quelli erano validi. Il problema è che le bottiglie erano aperte dal giorno prima e l'extravergine - si sa - deperisce in fretta. Soprattutto se di olio nella bottiglia ne è rimasto poco, e dunque di ossigeno ce n'è tanto, e il poco olio che c'è irrancidisce. Col caldo degli stand, poi, è ancora peggio.
Mi domando - e domando ai produttori - se sia così drammatico aprire una bottiglie nuova la mattina, quando si riavvia la manifestazione, in modo da far assaggiare l'olio quand'è perfettamente integro.
Mi domando - e domando ai produttori - se sia un costo così esorbitante aprire una bottiglia nuova al giorno, dopo che ti sei speso una bella cifra per prendere lo stand in fiera
Mi domando - e domando ai produttori - se sia così impossibile avere delle bottiglie piccoline, adatte a far provare l'olio nelle condizioni migliori.
Mi domando - e domando ai produttori - se sia questa la maniera di far cultura dell'extravergine di qualità.
Ce n'è di strada da fare. In salita.

13 marzo 2012

C'è l'Ulìva sul Garda Trentino

Angelo Peretti
È da tre anni che a Riva del Garda si fanno miracoli oleari. A Riva, sul Garda Trentino, c'è l'Agraria, una cooperativa cui fanno capo centinaia di piccoli - quasi sempre piccolissimi - viticoltori e olivicoltori della zona. Gente che ha magari l'albergo o il bar o comunque un altro lavoro e che coltiva vigna e olivi pressoché solo per tradizione familiare e orgoglio e passione. Gli olivi son praticamente solo della varietà autoctona della casaliva, che è dominante sul Garda, e in particolare nell'Alto Garda. E le olive conferite all'Agraria e al suo frantoio hanno sempre dato oli delicatissimi e in questo tipicissimi di una sorta di stereotipo gardesano, che ricercava la dolcezza e la levità della pasta. Finché, tre anni fa, ecco il miracolo. Sissignori: miracolo. Il movimento oleario del Garda Trentino s'era messo a tirar fuori capolavori, e l'Agraria s'è adeguata, e ha dimostrato che si possono produrre gioiellini anche lavorando con le olive conferite da centinaia di micro-coltivatori. Mica facile, proprio per niente.
Adorati gli extravergini del 2010, a marchio Frantoio di Riva, ero impaziente di tastare quelli della ben più complicata - complicatissima, direi, così a nord, tanto a nord - raccolta del 2011. Ora li ho provati. Qui sotto le mie impressioni: dico che l'annata s'avverte con le sue difficoltà, ma ugualmente il dop Garda Trentino è d'alto profilo. Bravi.
Olio extravergine di oliva Ulìva Garda Trentino 2011 Frantoio di Riva
Verde-giallo nella veste, porge all'olfatto netti i sentori delle erbe di campo di di prato, insieme, e poi l'oliva a giusta maturazione, e la mandorla. La pasta è setosa. Il primo impatto è dolce, ma subito dopo ecco che emerge l'amaro del carciofo, del tarassaco, a tratti quasi del cardo. Segno d'attentissima scelta dei tempi di raccolta. E c'è una vena piccante che rinfresca e l'amaro si riaccompagna poi lungamente alla nocciola, a tratti, nel finale, anche del pinolo. Bella prova.
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)
Olio extravergine di oliva 46° Monovarietale di Casaliva 2011 Frantoio di Riva
Colore verde brillante, non eccessivamente marcato. Naso d'erbe campestri e di oliva e, tipicamente, di mandorla. In bocca si coglie un bell'equilibrio fra dolcezza e vena amaricante. E la pasta, di struttura abbastanza delicata, trova supporto e slancio un una ben modulata presenza piccante, che allunga e ravviva l'assaggio verso un finale asciutto, improntato al mix di frutta secca, con la nocciola e la mandorla e la noce.
Un faccino e quasi due :-)
Olio extravergine di oliva 46° Parallelo Biologico 2011 Frantoio di Riva
Colore gialloverde. Erbe di prato e mela croccante e mandorla freschissima all'olfatto, epperò gli stessi toni non si ripetono altrettanto netti al palato. In bocca d'immediato l'olio appare infatti vellutato e quasi neutro. Senonché subito dopo ecco che s'apre verso il piccante, abbastanza marcato, e verso una vena d'amaro che ravviva l'assaggio. La pasta è di impianto leggero.
Un faccino :-)

8 marzo 2012

Oli che raccontano la Valtènesi

Angelo Peretti
Puegnago, sulla costa bresciana del Garda, deve avere un che di magico, in fatto d'olivi. Perché ogni anno è da lì, da quell'angolo di Valtènesi, che vengono alcuni fra gli oli più interessanti, e di maggior carattere, e di migliore espressione territoriale, che si facciano nella regione gardesana.
Tra gli olivicoltori di punta di Puegnago c'è Fulvio Leali con la sua azienda agricola La Meridiana. Fa extravergini sempre affdabili, affidabilissimi, e l'affidabilità la si testa soprattutto nelle annate difficili, com'è stata l'ultima, e il test è favorevolissimo. Pensare che non ha nemmeno un frantoio suo: s'avvale di quello della Cooperativa agricola di San Felice del Benaco, che è comunque a un tiro di schioppo. Il che vuol dire che l'attenzione ai tempi e ai ritmi di raccolta è assoluta e che altrettanto meticolosa e tempestiva è poi la molitura nell'impianto consortile.
Due i monocultivar: uno è di sola casaliva, la varietà principe dell'area del Garda, e l'altro è di quell'Fs17 che, clone della varietà frantoio, è stato creato dal professor Giuseppe Fontanazza e che mi pare si stia davvero bene acclimatando tra gli uliveti benacensi. Due oli notevoli. Assolutamente gardesani nella personalità.
Olio extravergine di oliva Monocultivar Casaliva 2011 La Meridiana
Il colore è un affascinante, cristallino verde pastello. Al naso, immediate, le note di erbe di campo e di prato e l'oliva fresca e un che, mediterraneo, d'agrumi. E in fondo la mandorla appena raccolta e la mela croccante. Quel che t'aspetti dalla casaliva, insomma. E in bocca la pasta è fin da subito in equilibrio tra dolcezza e vena amarognola, che sostiene la conduzione insieme con una piccantezza garbata. Prevale poi qui la mela, finché a prenderle il posto, ma con lentezza, è la frutta secca.
Due lieti faccini :-) :-)
Olio extravergine di oliva Monocultivar Fs17 2011 La Meridiana
Bel verde intenso. Al naso, marcate, le erbe di campo, e il tarassaco in particolare, freschissimo, e un che di carciofo crudo e l'oliva. La pasta è compatta, dapprima dolce, poi gradualmente virata verso l'amaro delle erbe campestri, poi intrisa di una sottilissima piccantezza. Il pomodoro verde, la lattuga, la nocciola raccolta in montagna. Rotolano a lungo in bocca, in perfetto equilibrio, il fruttato e l'erbaceo, e la stimolazione piccante li sorregge, lungamente. Gran bell'olio.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)

24 febbraio 2012

L'olio di cetrale e i fratelli Aprile

Angelo Peretti
I fratelli Aprile fanno olio a Scicli, nel Ragusano, Sicilia. Li ho incontrati a Identità Golose, a Milano. Avevano un loro stand (e anche una zuppa di fave davvero buona, con un filo del loro extravergine). Mi hanno raccontato che coltivano due varietà: una è la biancolilla, che domina lo scenario oleario siculo, e l'altra è la cetrale, forse di origine saracena, presente nel territorio comunale di Scicli.
Dalle olive dei loro oliveti, frante con un impianto a ciclo continuo di proprietà, producono cinque etichette d'extravergine. Uno solo è un blend, gli altri quattro sono monocultivar, due di biancolilla e due di cetrale. Qui di seguito ci sono le mie impressioni d'assaggio, a cominciare dal blend, che ho trovato davvero ben modellato, perché in grado di mettere in luce, insieme, i diversi caratteri delle due olive, e ne escono reciprocamente esaltati, ed è bella cosa
Olio extravergine di oliva Sesto 2011 Fratelli Aprile
È il taglio di biancolilla e cetrale, e devo dire che l'assemblaggio è indovinato, e forse bisogna insisterci. Colore pastello. Al naso ricorda le erbe della biancolilla e i toni cortecciosi della cetrale, in perfetto equilibrio, ed altrettanto mixato è il gusto, che mette insieme la rotondità d'una cultivar e la forza rustica dell'altra. Ha poi notevole piccantezza e lunghezza considerevole.
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)
Olio extravergine di oliva L'incanto 2011 Fratelli Aprile
Sola varietà cetrale da un piccolo numero di piante. Colore verde pastello. Al naso c'è un bouquet di erbe di campo e di prato e memorie di corteccia d'albero. La bocca è rustica e quasi tannica, ma senza eccessi. Emergono il rafano, la verza, la rapa. C'è notevole lunghezza. Finale sui toni del mallo di noce.
Due lieti faccini :-) :-)
Olio extravergine di oliva Valle dell'Irminio 2011 Fratelli Aprile
L'etichetta "storica" dell'azienda. Le olive sono della cultivar cetrale. All'olfatto è rusticissimo ed altrettanto rude è in bocca, mettendo insieme dolcezza, sentori di cavolo e verza e ricordi di corteccia d'albero e vene terrose e un piccante di spessore.
Due lieti faccini :-) :-)
Olio extravergine di oliva 274°2011 Fratelli Aprile
Fatto con la biancolilla. Il nome richiama il giorno di molitura. Colore verde brillante con lampi gialli. Naso erbaceo e poi oliva, tarassaco, cenni floreali. In bocca apre dolce e poi emerge il fondo amaro. Finale con la nocciola. Non va in cerca di complessità.
Un faccino e quasi due :-)
Olio extravergine di oliva Agathae 2011 Fratelli Aprile
Biancolilla della contrada di Sant'Agata. Colore verde chiaro. Netto contrato tra la finezza olfattiva e la rusticità gustativa. Erbe di campo, rapa, rafano.
Un faccino :-)

17 febbraio 2012

Quell'olio ha un timbro istriano

Angelo Peretti
Cento ettari, venticinquemila olivi, delle varietà del leccino e del frantoio e del pendolino, più piccole, piccolissime perecentuali di cultivar autoctone. È il sogno oleario di Mate Vekić, che a settantacinque anni si è messo in testa di fare olio di grande qualità nell'Istria, a Zambrattia. Accadde una manciata d'anni fa. Oggi è una realtà. L'olio è eccellente, soprattutto quello di sola cultivar frantoio, che è di là da ogni aspettativa, per un'annata difficilissima come il 2011.
Gli extravergini di Mate li ho trovati tra le tante cose belle e buone di quel tesoro di cose buone e belle che è Identità Golose, il congresso d'enogastronomia voluto a Milano da Paolo Marchi.
Concimazione organica, lotta monitorata verso la mosca olearia (flagello degli olivicoltori), frantoio di proprietà a due fasi, frangiture rapide, in giornata, nessuna filtrazione: questi, grosso modo, gli standard produttivi. E ora gli oli.
Olio extravergine di oliva Timbro Istriano 2011 Mate
In etichetta il colore rosso della terra istriana. Le olive sono di sola varietà frantoio. L'olio è vestito d'una livrea verde-gialla brillante. Al naso c'è il verde freschissimo dell'oliva appena raccolta e poi la foglia d'ulivo e cenni di carciofo e di erbe di prato. In bocca apre vellutato, ed è una sorpresa. Ed è erbaceo-dolce e ha cenni agrumati sul fondo. Poi esce un avvincente amaro d'erbe di campo e la piccantezza si fa vivida e nervosa ed affiora il cardo in una progressione spettacolare e grintosa. Il finale è asciutto, teso. La persistenza è infinita. Grande olio.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)
Olio extravergine di oliva Trasparenza Marina 2011 Mate
L'etichetta qui è azzurro mare. L'olio è soprattutto di leccino (con un po' di pendolino) e del leccino ha quella caratteristica profumazione di confetto da sposa: vaniglia e mandorla. All'olfatto dona poi il frutto fresco d'oliva  cenni di limone e di fiori. Al palato attacca classicamente sui toni del leccino di cui ho già detto, ma subito ecco che s'innesta un piccante di bella presenza e la pasta si intride di venature amare. Poi, la mela, i fiori, il pomodoro a prima maturazione, la nocciola.
Due lieti faccini :-) :-)
Olio extravergine di oliva Professional Blend 2011 Mate
Viene dalle olive raccolte per ultime, che vanno in taglio fra di loro. Mi si dice che è pensato non già per l'uso a crudo, ma per la cucina: scelta saggia per chi ha tutti quegli olivi. Ha naso robusto e gusto "dolce". Ma c'è comunque accenno d'agrume e di erbe di prato.
Un faccino :-)

10 febbraio 2012

L'olio di Gianfranco: un distillato di casaliva

Angelo Peretti
Da oggi riprendo con una rubrichetta che sin qui ho poco implementato. Si chiama Olea ed è dedicata all'olio extravergine d'oliva. Mi appassiona l'olio. Perché sono nato e vivo in mezzo agli olivi, sul lago di Garda. Perché dietro c'è un mondo che è specularmente opposto a quello del vino. Magari anche perché non se ne parla così tanto e allora è ancora più piacevole dire la mia. E quando se ne parla è per dire della contrapposizione olio artigianale - olio industriale, e non è una bella cosa, perché non è dalla contrapposizioni che può nascere una consapevolezza diffusa.
Ecco, non capisco tutto questo fervore sul vino e invece l'atteggiamento quasi carbonaro sull'olio. Sembra che degli extravergini non gliene freghi niente (quasi) a nessuno. E quando si va a fare la spesa si tira giù dallo scaffale il grasso liquido che costa meno: tanto, serve solo per cucinare...
Mah, non capisco.
Intanto eccomi qui con un extravergina della nuova stagione, la raccolta del 2011, che, almeno dalle mie parti, non è stata certo spettacolare, per via di un andamento climatico di quelli poco adatti all'olivicoltura.
Eppure anche stavolta il mio coetaneo Gianfranco Comincioli, dirimpettaio dell'altra sponda del Garda, quella lombarda, ha tirato fuori un gioiellino, compatibilmente con la stagione.
Verde smeraldo chiarissimo, brillante e cristallino, il suo olio denocciolato di sola varietà casaliva (si usa dire monocutivar, ma non è granché come definizione) trasmette già in prima battuta all'olfatto ricordi d'oliva freschissima, e di erbe di prato appena sfalciate, e di fiori estivi, e poi di di mela croccante, e sul fondo quel che di mandorla che fa parecchio lago di Garda.
In bocca ha vitalità e carattere nervoso. Freschezza fruttata, vena erbacea senza però eccedere, una piccantezza vibrante che rinfresca l'assaggio, un che di rafano appena grattugiato, di verza che ha preso il primo freddo. Poi vira verso gradualmente la dolcezza della nocciola appena raccolta in montagna, e c'è sotteso un che di pistacchio. Il finale, dopo un'eternità, ha il pinolo.
Mica facile fare un olio così in un'annata come il 2011.
Olio extravergine di oliva denocciolato Casaliva 2011 Gianfranco Comincioli
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)

10 giugno 2011

Friuli Venezia Giulia: non solo vino

Mauro Pasquali
Vi sono tre piante che caratterizzano più di altre l’areale mediterraneo: la vite, il leccio e l’ulivo e tutt’e tre crescono in zone a clima temperato caratterizzate da inverni miti. La vite, in verità, si è molto ben adattata anche in climi rigidi, mentre le altre due specie, forse più delicate, forse meno adattabili, non hanno goduto della stessa possibilità. Parrà quindi molto strano trovare dei lecci a Osoppo, una trentina di chilometri a nord di Udine, ben al di fuori di quello che abitualmente è considerato un “ambiente mediterraneo”. Eppure quei lecci che troviamo sul Colle di Osoppo non sono l’unica testimonianza di mediterraneità del Friuli: nella stessa Osoppo ma anche poco più a sud, a Buttrio e Cividale del Friuli o a est, a Nimis, non è infrequente imbattersi in oliveti coltivati, testimonianza di una produzione di olio d’oliva, altra caratteristica del mondo mediterraneo, non legata al semplice consumo familiare.
In Friuli Venezia Giulia si dice olio extravergine d’oliva e subito si pensa al Carso, al golfo di Trieste. Eppure anche là, sulle colline a ridosso di Udine cominciano a farsi strada alcuni piccoli produttori di qualità. Oddio, i numeri non sono sicuramente quelli delle grandi estensioni delle regioni centrali e meridionali d’Italia ma, se la qualità non si misura a quintali d’olio bensì in base al risultato ottenuto, con un occhio o forse anche tutt’e due alla integrità e salvaguardia del territorio, ecco: gli oli di queste zone che ho potuto assaggiare recentemente, nulla hanno da invidiare ad altri e ben più famosi prodotti “mediterranei”.
Cinque oli rappresentativi di tre delle quattro province della regione. Uno di questi può fregiarsi della dop Tergeste, che caratterizza la produzione di alcuni comuni della provincia di Trieste e impone l’uso per almeno il 20% della cultivar bianchera, specie locale diffusa anche in tutta l’Istria. Tutti, dop o meno, sono caratterizzati, pur in un’annata non felice come il 2010 per la produzione di olio d’oliva, da un buon risultato qualitativo.
Olio extravergine di oliva - Castelvecchio - Sagrado (Gorizia)
Profumi delicati di frutto e ortaggi freschi, con vaghi ricordi di nocciola. Bocca inizialmente dolce con amaro e piccante sullo sfondo. Finale di oliva e mandorla mature. L’olio che, forse, più ha scontato l’annata infelice e la raccolta in parte tardiva.
Un faccino :-)
Olio extravergine d’oliva - Fior Rosso - San Dorligo della Valle (Trieste)
Grande pulizia al naso con sentori di ebra fresca, foglia di pomodoro, mela verde. In bocca gioca fra dolcezza e amarezza con prevalenza di quest’ultima, mentre la piccantezza rimane sullo sfondo. Finale gradevole e pulito con richiami alla noce.
Un faccino, quasi due :-)
Olio extravergine di oliva - Venturini Remo - Osoppo (Udine)
Olio fruttato medio con sentori di cardo, foglia di pomodoro e vaghi accenni di mandorla verde. In bocca equilibrio fra dolcezza, amarezza e piccantezza, con leggera prevalenza di quest’ultima. Nel finale bel ritorno della mandorla verde con finale pulito.
Un faccino :-)
Olio extravergine d’oliva - Petrossi - Nimis (Udine)
Due giovani ragazzi per un buon olio ma che, soprattutto, fanno ben sperare per il futuro dell’olivicultura in Friuli. La bianchera è evidente ma rimane quasi inespressa causa la giovinezza delle piante. Un olio equilibrato, con piacevoli sentori di cardo, foglia d’oliva. Finale molto gradevole e lungo.
Un faccino, quasi due :-)
Tergeste dop Lenardon - Lenardon - Muggia (Trieste)
Naso fruttato intenso (la bianchera in purezza è evidente) con ricordi di forglia di pomodoro e mela. Entrata potente con una bella amarezza che subito si fa notare e con la piccantezza che emerge graduale ma decisa. Note di carciofo, foglia di pomodoro per un finale di noce e nocciola straordinario. Un grande olio con un retrogusto che lo fa ricordare anche a distanza di molto tempo.
Due faccini, quasi tre :-) :-)

14 marzo 2011

Olio extravergine di oliva Veneto Valpolicella 2010 Bonamini

Angelo Peretti
Quando si parla della responsabilità sociale d'impresa - ci hanno scritto dei volumi e organizzati convegni su convegni - s'intende che un'attività imprenditoriale ha sempre e comunque un impatto diffuso sul territorio, sulla gente che ci vive e su una pluralità di soggetti che in inglese si chiamano stakeholder, ossia "portatori d'interesse": dipendenti, clienti, fornitori, istituzioni pubbliche, comunità locali. Mi viene in mente questo pensando a certi frantoi oleari delle mie terre, che supportano la passione di centinaia di piccoli e talvolta piccolissimi olivicoltori, gente che magari ha dieci, venti ulivi, mantenuti con passione tramandata in famiglia, oppure semplicemente piantati in giardino a scopo ornamentale, ma comunque produttivi. Ebbene, questi frantoi "di periferia" hanno una funzione sociale diffusa: permettono alla tradizione olivicola di sopravvivere e in una certa misura facilitano indirettamente la conservazione di quel che resta del paesaggio agrario. Uno di questi frantoi è quello che i Bonamini hanno ad Illasi, nell'est veronese: indubbiamente punto nodale della marginale ma interessante olivicoltura della vallata e delle valli confinanti.
I Bonamini - non ho dubbio al riguardo, ché ne conosco la produzione ormai da un decennio - lavorano bene. Per sé e per gli altri. E fanno, a loro marchio, un pregevole extravergine nella dop del Veneto, sottozona della Valpolicella.
Ha, quest'olio valpolicellese (della Valpolicella "allargata" se parlassimo di vino) una limpida e brillante colorazione gialla.
Propone all’olfatto piacevoli, freschi sentori agrumati di limone (è il tratto distintivo delle olive della varietà locale del grignano) uniti a memorie floreali ed a tracce erbacee.
La freschezza vegetale è ancora meglio espressa al palato, dove le note erbacee si fondono con accenni di basilico e ancora di foglia di limone in un mix di bella eleganza. La pasta, sottile, è innervata da una piccantezza ben modulata. Lungo il finale sui toni della frutta secca.
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)

6 marzo 2011

Olio extravergine di oliva Le Passioni 2010 Lucia Repele

Angelo Peretti
Non chiedetemi nulla sulla produttrice: non ho la minima idea di chi sia Lucia Repele, e anche il suo sito internet è pressoché muto, e dice solo che l'aziendina è a Nogarole Vicentino e che ha il tal telefono e talaltro indirizzo e che "“La Bellezza salverà il Mondo” (Dostoevskij).
Detto questo, specifico che ne parlo perché ho tastato l'olio che fa, ed è extravergine da ulivi gestiti secondo i canoni dell'agricoltura biologica. Ed è un buon olio.
Di colore ha una brillante tonalità gialla che sfuma delicatamente nel verde.
All’olfatto emergono freschi, nitidi sentori di erbe di prato appena sfalciate e di oliva a prima maturazione.
Altrettanto pulite e piacevoli sono le memorie di cardo e di rucola che emergono immediatamente al palato, innervando con la loro presenza amara, unita ad una piccantezza ben calibrata, una pasta di impianto delicato, ma anche di personalità molto ben delineata.
Buon olio, ripeto, ma non è una sorpresa, trattandosi di un olio vicentino. E qui me le vedo le facce stupite: sissignori, in provincia di Vicenza d'extravergine ne fanno poco, ma spesse volte è d'eccellente qualità.
Intanto, questo per me è da due lieti faccini :-) :-)

25 febbraio 2011

Olio extravergine di oliva Casaliva 2010 Monteacuto

Angelo Peretti
Quando penso a un contadino d'oggi, dalle mie parti - e intendo sul mio lago di Garda - penso all'Antonio Leali, da Monteacuto, frazioncina di quattro case nel comune di Puegnano, sulla costa bresciana (opposta alla mia, veronese) del "benacense laco", come scrivevano una volta. L'Antonio è un omone grande e grosso che ha due mani così, che quando ti stringe la tua, di mano, temi che te la frantumi, ed è uomo che ha passione per la sua terra, per le vigne e per gli ulivi.
Adesso mi pare che abbia finalmente fatto la cantina nuova, o che la stia costruendo (è un po' che non passo a trovarlo), ma fino a poco fa il vino lo faceva - e forse ancora seguita a farlo lì - in una cantinetta ricavata nel garage sotto casa, stipata di vasche che non ho mai capito come facesse a passarci in mezzo, a mo' di contorsionista.
Fa del buon rosso, di potenza, che imbottiglia col marchio Monteacuto, e con lo stesso brand fa anche un Chiaretto che è spesso tra i migliori della zona e dell'olio che ha sempre della personalità.
Quest'anno m'è piaciuto il suo monocultivar di casaliva, la varietà classica del Garda.
Vestito d'una delicata livrea verde brillante, l'olio dell'Antonio porge all'olfatto un piacevole quadro vegetale, impostato su memorie di oliva fresca, di erba di prato e di essenze officinali, pur su toni lievissimi. Al palato la freschezza vegetale si conferma, come pure trova riscontro la leggerezza d'assieme. La conduzione, essenzialmente dolce, com'è tradizione, poggia su un lievissimo substrato amaro. Sottiilissima la stimolazione piccante, sui toni del pepe.
Un olio delicato, in linea con un'annata difficile, ma che qui è stata comunque ben gestita.
Due lieti faccini :-) :-)

16 febbraio 2011

Olio extravergine di oliva 2010 Giovanni Poli

Angelo Peretti
Se non siete mai stati dalle parti del laghetto di Santa Massenza, fateci un pensierino, quando siete in Trentino e magari avete in mente di stare un po' a Riva del Garda e dintorni, sul ben più ampio, mediterraneo Benaco: è a un tiro di schioppo.
Dirò che quello di Santa Massenza (è nella foto) è un laghetto piccino picciò vicino a un paesino piccino picciò, che farà si e no centocinquanta abitanti e aggiungerò che c'è una centrale idroelettrica (l'hanno costruita dopo la guerra) e intorno ci sono le vigne di nosiola per farci il Vino Santo, delizioso, e le grappe poi dalle vinacce, e ci sono anche gli olivi per farci olio. Sissignori, olio extravergine d'oliva, il più a nord d'Italia presumo, e ne son quasi certo.
C'è anche, a Santa Massenza - sulla via per Vezzano, capoluogo del comune -, la distilleria di Giovanni Poli, dove si fa grappa e vino e olio, e sono tutt'e tre ottime ragioni per farci una salto, a casa Poli.
Ora, sono qui a parlare dell'olio. Olio trentino di latitudine alta, appunto.
Il colore è tenute. Un pastello. Giallo leggero che sfuma nel verdino. E la delicatezza è poi quella che si ritrova nell'olio. Ché al naso c'è leggerezza nel fruttato d'oliva e di mandorla. Eppoi la levità d’assieme prosegue anche al palato, dove peraltro la pasta trova perfettissimo sostegno in una piacevolissima, ben modulata e persistente, ancorché tenue, piccantezza, che offre slancio ad una pacata presenza erbacea, prima del finale modulato sul tono della nocciola fresca.
Per chi ama gli extravergini dall'anima soft.
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)

5 febbraio 2011

Olio extravergine di oliva Cru di San Martino Riva di Anna Peggion 2010 I Due Fratelli Botter

Angelo Peretti
Per chi bazzica gli ambienti della moda, quello di Anna Peggion è un nome noto. Per gli altri dirò che è una delle più celebri talent scout di modelle che abbiamo in Italia. E dico anche che è originaria di Asolo e che vicino alla Rocca ha ristrutturato un cascinale settecentesco e ne ha tirato fuori una dimora di charme e che, come tradizione asolana vuole, nella tenuta ci sono degli olivi. Ovvio che su quegli olivi dovevesse prima o poi metterci su l'occhio Emanuele Botter, che assieme col fratello Ezio gestisce quel luogo del gusto che è il Caffè Centrale nella piazzetta di Asolo (lo si vede nella foto). E il perché ci ha messo su l'occhio è presto detto: perché I Due Fratelli Botter (questo il marchio di fabbrica) hanno cominciato ormai da un po' d'anni a produrre olio, per rilanciare e valorizzare la storia olivicola del luogo, e dei due fratelli, quello che ha la passione oliandola è Emanuele.
La faccenda funziona grosso modo così: Emanuele ha organizzato una specie di "cooperativa" (la metto fra virgolette, perché non mi pare lo sia sotto il profilo burocratico) fra appassionati del paese, e questi si prendono cura dei giardini con olivi della varie ville asolane e poi raccolgono le olive e ne fanno extravergine. Siccome i vari appezzamenti di terra da quelle parti li chiamano "rive", gli oli migliori prodotto con le olive di una singola "riva" vengono imbottigliati ed etichettati come si trattasse di veri e propri cru, come nel vino. Ora, quest'anno I Due Fratelli Botter sono usciti con un nuovo cru, che si chiama, appunto, Cru di San Martino Riva di Anna Peggion, e qui il cerchio si chiude rispetto all'incipit.
Detto questo, penso sia bene aggiungere una spiegazione anche sul perché io parli di quest'olio, e la risposta è semplice: perché è davvero un bell'olio, probabilmente uno dei migliori dell'ultima annata in terra veneta.
Ha un colore gialloverde brillante, chiaro e cristallino. Eppoi profumi intensi di oliva verde, di alloro, di rosmarino, di erbe di prato. E in bocca è ancora la freschissima espressività vegetale a colpire, con immediatezza. L’ingresso, molto bello, è amaro, su toni di cardo e carciofo, per volgere poi gradualmente verso la dolcezza della frutta secca, transitando attraverso una persistente presenza erbacea. La piccantezza vivace ravviva una pasta di impianto leggero, ma elegante. Buono.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)

1 aprile 2010

Olio extravergine di oliva monocultivar Spezzanese 2009 Arcaverde

Angelo Peretti
Maria Grazia Barone è uno dei componenti dell'ottimo staff di degustatori d'olio che gravita attorno all'Aipol di Brescia. Ho avuto modo di tastare oli alcune volte con lei. E non fa mai mancare, nelle pause degli assaggi, quache accenno alla sua grande passione per la musica. E produce anche olio lei stessa, solo che gli olivi sono tanto più a sud della terra bresciana. La sua azienda agricola si chiama Arcaverde ed è sulle colline di Cerchiara di Calabria, affacciate verso il mare Jonio, dentro al parco nazionale del Pollino. E l'olio è biologico in toto, nel senso che non solo l'uliveto è condotto secondo i canoni dell'agricoltura bio (unica concimazione è il sovescio di favino), ma anche il frantoio è sottoposto al disciplinare.
Detto questo, ecco che ho potuto assaggiare il suo monocultivar della spezzanese, oliva rara, e come dice Maria Grazia nel sito aziendale (la foto è presa da lì, e mostra la maestosità degli antichi ceppi), è tra le varietà che "non vengono ormai più impiantate in quanto l'attività vivaistica locale ha privilegiato fino ad oggi varietà provenienti da altre regioni e poche varietà locali a duplice attitudine sulle quali si indirizzavano i finanziamenti regionali".
L'olio, ora.
Giallo brillante nella colorazione, propone al naso un fruttato abbastanza maturo d'oliva, accompagnato da accattivanti memorie di mandorla.
Al palato la conduzione si presenta tendenzialmente dolce, ancorché la dolcezza poggi soldamente su un piacevolissimo substrato amaricante, che molto ricorda - di nuovo - la mandorla e, appena appena, ed a tratti, persino il cardo. La pasta ha impianto di buona struttura ed una lieve, ma ben definita e ben calibrata stimolazione piccante conferisce freschezza. Ma è soprattutto la presenza elegante, ampia ed assai persistente della frutta secca a convincere.
Due lieti faccini :-) :-)

29 marzo 2010

Olio extravergine di oliva Brisighella 2009 Agrintesa

Angelo Peretti
Quella di Brisighella è dop olearia ravennate e forlivese, con l'areale di produzione che comprende le terre dei comuni di Brisighella - appunto - e poi Faenza, Riolo Terme, Casola Valsenio, Modigliana. Ed è l'oliva nostrana di Brisighella che, da disciplinare, fa e ha da fare la parte del leone nella produzione, ché la si deve utilizzare almeno al novanta per cento. Ed è pure, questa nostrana, oliva davvero interessante, capace di dare extravergini di eleganza notevole su questo tratto d'Appennino romagnolo.
Solo che raramente mi capita - purtroppo - di tastarne, d'oli di Brisighella, ché mica son prodotti in quantità così alta, e dunque li si trova soprattutto in loco.
Me n'ha offerto opportunità l'invio d'una bottiglietta del Brisighella dop della cooperativa Agrintesa, colosso dell'ortofrutta. E l'ho trovato piacevole, quest'olio.
Colorato d'una brillante, limpida tonalità gialla che sfuma nel verdino, si presenta immediatamente all'olfatto con un avvolgente, rinfrescante bouquet di fiori primaverili e di erbe di prato. E ci si accompagna un che di nocciola o di mandorla, entrambe appena raccolte, ancora verdi. E una vena sottile sottile d'officinale e quasi di resinoso. Bei profumi.
In bocca è subito mix di dolce e d'amaro, ed è una sensazione, questa, che mi piace trovare in un olio. Ed è un continuo altalenarsi fra l'amaro che cerca di prender sopravvento - a tratti con ricordi di cardo perfino - e il dolce, soprattutto della frutta secca, che rintuzza l'attacco della vena amaricante.
Contrasta anche l'impronta della pasta, da un lato tendenzialmente morbidina e burrosetta, e dall'altro addirittura invece - positivamente - lievemente astringente. Tra il maturo e l'acerbo.
Due lieti faccini :-) :-)

4 marzo 2010

Olio extravergine di oliva monovarietale Casaliva 2009 Valerio Giacomini

Angelo Peretti
So che fa olio. Ma chi sia Valerio Giacomini, perché faccia extravergine, quale storia abbia, se possieda tradizione ovvero se sia neofita, non ve lo so dire. So solo che è a Bogliaco, capitale velica della sponda bresciana del lago di Garda (ed è - questa - frazione di Gargnano). E so - per averlo provato - che ha fatto un bell'extravergine di sola varietà casaliva, l'oliva regina del benacense laco.
Di colore verde brillante di buona intensità, brillante, offre all'olfatto note abbastanza marcate di erbe di campo, eppoi tracce di pepe, di rafano e di broccolo, di rucola.
In bocca ha personalità piuttosto spiccata fin dal primo impatto. La piccantezza è vivace, netta, senza mediazione, pepatissima. Una bella freschezza erbacea dà slancio ad una pasta di non grandissimo impianto, ma di notevole carattere. La piccantezza prosegue a lungo, a tratti quasi buciante. Il finale è pressoché tannico. Ha ricordi di menta e di eucalipto. Emerge nel finale la frutta secca.
Magari gioca sulla potenza più che sull'eleganza, ma ha un carattere molto vivace.
Due lieti faccini :-) :-)

25 febbraio 2010

Olio extravergine di oliva Laghi Lombardi Sebino Alarico 2009 Il Castelletto

Angelo Peretti
Credo di non offendere nessuno se dico che Scanzorosciate, provincia di Bergamo, non è certamente uno dei paesi olivicoli più noti d'Italia o quanto meno di Lombardia. Non è notissimo - me lo perdonino i produttori del posto - neppure il Moscato che fan da quelle parti - quello di Scanzo -, figurasi l'extravergine.
Eppure l'olio che mi son trovato a tastare è d'una microazienda oliandola appunto di Scanzorosciate: si chiama Il Castelletto. Gli ulivi son su due ettari. Altri quattr'ettari all'incirca di terra - l'ho letto su internet - sono dedicati alla vigna, e ci si fa, appunto, il Moscato di Scanzo.
Qui mi occupo dell'extravergine, e vedo che è certificato sotto la dop dei Laghi Lombardi, sottozona del Sebino (leggasi lago d'Iseo, Lombardia).
L'hanno intitolato, l'olio, al re Alarico: storia medievale, per chi vuol approfondire.
Orbene, il 2009 ha colore giallo lievissimamente sfumato nel verde.
Eppoi naso da mandorla dolce, oliva matura, un po' di vaniglia perfino, pomodoro maturo.
La bocca è come te l'aspetti: tendenzialmente dolce, ancorché sul fondo ci sia un piacevole substrato lievemente amaro. Un che di carciofo, accennato.
Stupisce la piccantezza un po' ruvida, che comunque dà slancio a una pasta di delicata impronta.
Emerge il pepe. E il finale è poi ancora dolce, sui toni della nocciola e del mix di frutta secca. Ed è livemente astringente.
Due lieti faccini :-) :-)

17 febbraio 2010

Olio extravergine di oliva Garda Trentino 2009 Agraria Riva del Garda

Angelo Peretti
Accidenti, ma che succede sul Garda Trentino? Delle due l'una: o si son trasferiti tutti armi e bagagli a latitudini più basse - molto più basse - oppure han preso una passionaccia per l'olio di qualutà che ha davvero (credetemi) pochi eguali in Italia. Già, perché in questo lembo di terra benacense - quella che vien detta La Bùsa, La Buca - dove impera la casaliva, oliva gardesana, stan tirando fuori degli extravergini sempre più eleganti, sempre più ricchi di personalità, sempre più fascinosi. E siamo a nord, terribilmente a nord per l'ulivo. E di olio se ne fa una goccia.
Ora, che il rinascimento oleario tridentino avesse come capiscuola dei piccoli produttori che - costi quel che costi, e costa molto - s'eran messi d'impegno a tirar fuori oli d'eccellenza in quantità poco più che amatoriali - e comunque reperibili sul mercato, si badi - ci stava ed era anche abbastanza logico, ma che addirittura l'Agraria rivana, realtà consortile da decine e decine e decine di soci micro-olivivoltori, abbandonasse gli standar stra-tradizionali dell'olio dolce e leggerino per passare a fare un extravergine di grande carattere, be', è evidenza che accolgo con gioia.
Nuovissimo anche nel packaging, davvero moderno ed elegante in quanto a etichettatura, il dop dell'Agraria ha un bel colore verde smeraldo tenue, brillantissimo. Al naso, erbe di campo, tarassaco, carciofo, fruttato di oliva verde. In bocca la pasta è d'impianto sì leggero, ma ha gran carattere, tant'è che da subito s'avvale di una bella spinta piccante, che rafforza e amplifica la sensazione amara di cardo, rucola, tarassaco.
Notevole la lunghezza, impressionanti la spinta piccante e la vena amara.
Una sorpresa, un cambio di rotta.
Quasi incredibile, considerate oltretutto le evidenti complessità di coordinamento dei tanti e tanti piccolissimi soci.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)

8 febbraio 2010

Olio extravergine di oliva Fs17 La Meridiana

Angelo Peretti
Non chiedetemi cosa sia nel dettaglio: per me è un olivo e so - ritengo di sapere - che è un clone della varietà frantoio ottenuto dal professor Fontanazza. In codice si chiama Fs17, che sembra la sigla di un treno. E se i treni andassero davvero - mi si consenta il gioco di parole - questa varietà d'ulivo si potrebbe dire che va come un treno. Introdotta da pochi olivicoltori sulla sponda bresciana del lago di Garda, sta offrendo oli di grande fascino.
Questo qui che ho avuto da poco il piacere di tastare è prodotto a Puegnago, in Valtènesi, e lo fa l'azienda agricola La Meridiana, di Fulvio Leali.
Ebbene, è un gran bell'olio, già dal colore, che è d'un verde prato brillante. Si obietterà: il colore non è così fondamentale per valutare un olio. Vero, verissimo. Però quand'è bello è una gioia degli occhi, e allora perché non scriverlo?
Eppoi ha un bel naso: erbe di prato, rucola, carciofo, mandorla verde, oliva appena appena ad inaviatura. Una bellezza davvero.
La bocca è decisamente fresca, vegetale. Ancora erbe pratensi, mandorla, e ancora nocciola e sempre oliva fresca.
La conduzione è essenzialmente dolce, ma è anche innervata da una freschezza vegetale di tutto rispetto.
La piccantezza è contenuta, ma piacevolmente rinfrescante, e in sintonia con un olio che gioca più sull'eleganza che sulla potenza.
A me piace, e il finale livemente astringente aiuta l'uscita, graduale e lenta, della frutta secca, nocciola in primis. E ancora nel finale diventa dolciccimo senza essere stucchevole.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)

5 febbraio 2010

Olio extravergine di oliva Torre del Falasco Veneto Valpolicella 2009 Cantina Valpantena

Angelo Peretti
Un olio in una cantina sociale? E perché no? La cantina sociale in questione è quella della Valpantena, poco sopra Verona. Che ha per direttore una persona che stimo: Luca Degani.
Se non sbaglio, fu sei anni fa che la cantina si comprò il confinante Oleificio delle Colline Veronesi. Sta di fatto che s'è ristrutturato il frantoio (tra l'altro, all'ingresso c'è il punto vendita aziendale, dove si trovano anche i vini), si sono comprati nuovi macchinari e s'è messa in moto la produzione dell'olio, mettendolo sul mercato - com'è nello stile di questa realtà cooperativa veronese - con un rapporto qualità-prezzo davvero interessante. E interessante, sia chiaro, è anche l'olio, mica il prezzo.
Della validità della proposta olearia è prova provata il Veneto Valpolicella dop dell'ultima annata.
Ha colore giallo molto leggero con lievissime sfumature verdine.
Naso floreale, ed ha un buon fruttato di oliva fresca. Tracce erbacee. Nocciola appena raccolta, ancora verde.
In bocca parte lievemente amaro, sui toni delle erbe di prato e della mandorla. La pasta è di buona densità. Una leggera piccantezza la ravviva. Finisce su una piacevolissima presenza di mix di frutta secca con noce e nocciola.
Semplice, ma pulitissimo e ben modulato. Abbinabilissimo in tavola a una marea di piatti.
Due lieti faccini :-) :-)

26 gennaio 2010

Olio extravergine di oliva Garda Orientale 2009 Consorzio Olivicoltori Malcesine

Angelo Peretti
Se prendete la funivia che da Malcesine porta sul monte Baldo, vedrete, man mano che salite, una grande distesa d'olivi. Vecchi, vecchissimi a volte. S'inerpicano su per il fianco della montagna, fin dove il bosco (o il bullo) non prende il sopravvento. Olivi quasi tutti di casaliva, la varietà che si coltiva da queste parti, alto lago di Garda. Olivi che coltivarli è difficile e raccogliere di più.
A Malcesine gran parte degli olivicoltori - quasi tutti part time, gente che ha il bar o l'albergo o che fa l'artigiano - è socio del Consorzio, che ha la sede nella frazione di Navene e il frantoio al Campo. Il Consorzio ha sempre fatto buon olio, ma negli ultimi anni i passi in avanti sono stati notevolissimi, e adesso mi spingo a parlare non di buono, ma di ottimo per l'extravergine a marchio dop del 2009. Gran bell'olio.
Ha un colore verde chiaro brillante, con vene pastellate, fascinoso.
All’olfatto propone un freschissimo fruttato di oliva, intriso di memorie erbacee.
In bocca da subito si avverte un indovinato mix di dolce e di amaro, con le sensazioni vegetali che si distendono con eleganza. Gradualmente la conduzione vira con crescente intensità verso l’amaro del cardo e del carciofo, sospinti da una lieve e ben modulata piccantezza. Il lunghissimo finale mette assieme il pomodoro maturo e la frutta secca, con la noce e la nocciola in rilievo e una tannicità ben modulata.
Notevole.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)