Visualizzazione post con etichetta VINI - PUGLIA. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta VINI - PUGLIA. Mostra tutti i post

13 febbraio 2011

Primitivo di Gioia del Colle Polvanera 16 2006 Cantine Polvanera

Mauro Pasquali
Il Primitivo per anni è stato usato come “vino da taglio” per irrobustire nel colore e nella gradazione alcuni poveri vini del nord, relegandolo a prodotto di “serie B” buono, tutt’al più, per un consumo locale. Poi sono arrivati i californiani, con il loro zinfandel che ha conosciuto grande fortuna e che, dopo anni, si è scoperto non essere altri che il nostro primitivo. Oggi sono due le zone pugliesi più famose per la produzione di Primitivo: Manduria e Gioia del Colle. I vini di quest’ultima area sono caratterizzati da una maggiore finezza ed eleganza rispetto a quelli prodotti a Manduria: l’altitudine e, quindi, le escursioni termiche contribuiscono ad arricchire aromaticamente questi vini e a renderli meno aggressivi.
Difficile, di primo acchito, capire che questo Polvanera 16 è un Primitivo. Tra l’altro il nome deriva dalla rispettabile gradazione alcolica che lo contraddistingue: un vino che ben s’accompagna ad arrosti e cacciagione.
Al naso ti colpisce con un’esplosione di profumi di frutta sotto spirito, confettura di piccoli frutti neri e note di grafite. In bocca entra dolce e ti avvolge morbido e caldo con eleganza. Il finale è lunghissimo, quasi interminabile.
Un Primitivo davvero sui generis, diverso da quelli cui siamo abituati.
Tre beati faccini :-) :-) :-)

16 giugno 2010

Salento Rosato Five Roses 66° aniversario 2009 Leone de Castris

Angelo Peretti
Oh, vabbé, lo capisco che scrivere che il Fives Roses è un grande rosato è dire un'ovvietà. Ma questa produzione del sessanteseiesimo anniversario del rosé italiano per eccellenza (sissignori, lo imbottigliano dal 1943, mica scherzi), be', m'ha veramente entusiasmato.
Provato e riprovato a Italia in Rosa, la kermesse rosatista che m'è stato dato d'organizzare - pardon co-organizzare - sul lago di Garda ai primi di giugno, m'ha preso con quella sua perentorietà ed insieme quella sua eleganza.
Al naso e in bocca, è un tripudio di fruttini e di fiori. Decisi, marcati, netti. Eppure anche finissimi, mai invadenti: non corrono alcun rischio di finire sopra le righe.
Eppoi al palato ecco una freschezza prorompente. Che allunga la sensazione succosissima del frutto.
Un rosato da bere e ribere.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)

15 marzo 2010

Xenium Brut Rosé Metodo Classico Domini Dauni

Angelo Peretti
Ordunque. So che non si dovrebbe mai cominciare con un "ordunque" o con un "quindi", ma qui mi viene così. Ordunque: se mi avessero detto che avrei apprezzato e conseguentemente ed indirettamente - per quel che conta - approvato l'idea di piantar pinot nero in Puglia per farci dello spumante, be', chi me l'avesse detto l'avrei preso per un contaballe. E invece eccomi qui a scrivere che ho bevuto una bolla rosé fatta in terra d'Apulia con l'uva borgognona e che mi è piaciuta. Vedi tu, è proprio vero: mai dire mai.
L'azienda intanto: si chiama Domini Dauni ed è a San Severo, nel Foggiano. Non ve ne so dir molto, se non che ne ho virtualmente incontrato il titolare e un collaboratore su Facebook, che è una piazza appunto virtuale, on line, sulla quale mi piace ogni tanto andare a girovagare per far quattro chiacchiere. Si parlava della questione del vinino e del mio Elogio dei vini da bere, e mi si diceva della loro riscoperta del bombino. E mi han proposto d'inviarmi una campionatura, della quale ha fatto parte anche questo rosé metodo classico fatto, appunto, col pinot noir.
Ordunque (ripeto): 'sto rosé pugliese m'è piaciuto.
Vinificato in acciaio, sta poi sui lieviti per i classici due anni. La mia bottiglia aveva sboccatura del dicembre 2009.
Nel bicchiere ha un colorino lievissimo di buccia di cipolla: più che d'un italico rosato ha la tonalità di certi Champagne che non sai mai bene se siano davvero rosé o se per caso abbiano confuso l'etichetta.
Al naso sottili ma eleganti profumi floreali.
In bocca è proprio crema. La bollicina è minuta, soffice. C'è fragranza. E morbidezza. E ancora florealità delicata e fruttino minuto (fragolina, melagrana, ribes) e mela croccante.
Ne bevi un bicchiere ed un altro ed un altro. Una bella scoperta.
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-) :-)

6 marzo 2010

Salento Bianco Finis 2008 Vetrère

Angelo Peretti
La prima cosa che devo dire è quella meno simpatica, e cioè che sarebbe ora che chi fa le etichette di un vino non pensasse solo all'estetica, ma che si facesse anche leggere, perché io qui appunto sull'etichetta leggo che il vino si chiama Finis, mentre sulle guide di settore mi dicono che è invece il Finis Terrae, e sul sito internet mi confondono ancora di più le idee, perché c'è una foto di una bottiglia con scritto sopra Finis Terrae, ma invece la scheda parla del Finis e basta. E se ci si decidesse a chiamarlo in una maniera sola? E comunque, io scrivo Finis come l'ho letto, e peraltro aggiungo - sempre letto - che è un igt del Salento, bianco.
Detto questo - che andava detto, opperbacco - dico (quante volte l'ho usato, fin qui, il verbo dire?) che se lo trovate, 'sto bianco salentino, be', provatelo, perché credo che - come me - non resterete delusi.
Fa tredici gradi virgola sei (indicato con giusta pignoleria in etichetta) eppure dell'alcol non te n'accorgi, ché c'è una freschezza gradevolissima.
Lo fanno con tre uve: chardonnay, verdèca e malvasia, eppure i toni dell'internazional borgognone chardonnay non li avverti (chi mi conosce sa che non li amo molto).
Al naso il frutto tropicaleggia.
In bocca è polposetto, vagamente aromatico, fruttatissimo (e ancora filo-tropicale, ma mai sopra le righe) e - appunto - molto fresco, e la freschezza dà slancio ad un assieme che tende al morbido.
Una buona scoperta.
Due lieti faccini :-) :-)

26 luglio 2009

Salice Salentino Rosso Riserva 2003 Candido

Mario Plazio
Quello che non ti aspetti da un vino della famigerata annata 2003. E per giunta sudista. E che costa veramente poco. Cosa volete di più in questi tempi grami?
È fragrante e non tradisce maturità eccessive. Esibisce spezie, erbe (menta secca) e prugna.
La beva è snella senza cadere nella diluizione, resiste bene a centro bocca e finisce in maniera inattesa su ritorni di pepe e agrumi.
Solo dopo molto tempo di permanenza nel bicchiere escono delle note più calde di caffè, cacao e alcol che tradiscono il luogo e l’anno di provenienza, ma parliamo di sfumature.
Apprezzabili la coerenza e la compostezza: è perfetto oggi, ma saprà farsi amare ancora per due o tre anni.
Due lieti faccini :-) :-)