30 dicembre 2008

Franciacorta Rosé Brut Antica Fratta

Angelo Peretti
Oh, vabbè: m'espongo al rischio che si dica che m'è piaciuto 'sto rosé perché adesso il rosato va di moda e soprattutto se ha le bolle e bla bla bla.
Invece no: questo Francacorta en rose m'è piaciuto e basta. Cremoso, denso, polposo, eppure bevibilissimo ed abbinabilissimo in tavola, talché l'ho perfino rischiato con un blu di capra (intendo formaggio, erborinato).
Quello dell'Antica Fratta è oggi marchio del gruppo Berlucchi. E qui mi fermo con le cose di cantina.
Per il vino, dell'avvincente cremosità ho detto. E aggiungo che ha note eleganti di piccolo frutto di bosco e di spezia fine e di vaniglia. E la bolla è sottile. E l'acidità perfettamente integrata nel corpo.
Me n'hanno offerta una bottiglia degli amici per Natale: bel regalo.
Aggiungo: la boccia che ho stappato era stata aboccata nel 2007, e non è info da poco.
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)

29 dicembre 2008

Champagne Millésimé 1996 Dufour

Mauro Pasquali
La bottiglia ispira già soggezione solo a vederla: un prodotto di 12 anni, il cui tirage è stato fatto il 19 aprile 2007 e il degorgement il 25 agosto 2008 non può passare inosservata.
Alla vista un bel colore giallo oro.
Al naso sentori di madeira si mescolano al frutto maturo.
In bocca grandissimo equilibrio e lunghezza gustativa. La vena ossidativa non disturba, anzi si armonizza pienamente con la frutta matura, donando sensazioni complesse e piacevoli.
Insomma un prodotto di grande complessità e personalità, da abbinare a grandi piatti di pesce e, perché no?, anche a piatti di carne, favolosa alternativa ad un rosso.
Tre beati faccini :-) :-) :-)

27 dicembre 2008

Pizzeria Du de Cope - Verona

La pizzeria Du de Cope (il due di coppe, che a briscola conta niente, secondo il modo di dire veronese) è il posto giusto per mangiar la pizza a Verona. Pizze in carta una quindicina, piccoline quanto a diametro rispetto alle padelle da turisti, il bordo alto alla napoletana (bene!), le materie prime sceltissime (ho adocchiato l'olio usato dal pizzaiolo: buon extravergine di buon oleificio veronese), la consistenza perfetta.
Ho divorato la romana, delicata, con le acciughe che sapevano di aggiuga e un origano profumatissimo. E poi assaggiato dagli altri piatti del mio tavolo la prosciutto e funghi col prosciutto cotto messo sopra alla fine, la tonno e cipolla con la cipolla di Tropea, la margherita che sapeva di bufala vera. Wow!
Per la pizza, roba da applausi. E poi le birre: oh, che bella scelta! Ho bevuto la floreale Wayan, piemontese, marchio Baladin. E anche il vino è ben scelto: poch'etichette, ma ben prese fra il meglio della veronesità. Ma il dessert...
Ho ordinato la millefoglie strachìn. Perché? Perché il locale è creatura di Giancarlo Perbellini, osannato (giustamente) e pluristellato (ancora giustamente) giovane chef scaligero. Vien da famiglia di pasticceri. E la famiglia ha come simbolo, emblema, marchio di fabbrica, appunto, la millefoglie strachìn, con la crema così morbida che sembra stracca, e s'adagia tra la sfoglia. O così dovrebb'essere. Solo che al mio tavolo l'han portata fredda, troppo. Sotto al limite dell'apprezzabile. Ma come, Giancarlo: m'esalti con la pizza e poi cadi sul vanto di casa? Vabbé, peccato veniale.
Pizzeria Du de Cope - Galleria Pellicciai, 10 - Verona - tel. 045 2092235

Bonnezeaux Les Melleresses 2002 Domaine René Renou

Angelo Peretti
Ci sono certi vini di cui ti capita di leggere, ma che è difficile, per limitata produzione e scarsa distribuzione, aver nel bicchiere. Fra questi c'era, per me, il Bonnezeaux, appellation della Loira, figlia dell'uva di chenin blanc. Ora n'ho avuta una bottiglina. E me la son goduta.
Leggo che René Renou, il produttore, è personaggio di spicco, presidente del Comité Vins dell'Inao, l'istituto delle denominazioni d'origine transalpine. E che ha concentrato la sua produzione su 8 ettari di vigna, su suoli di scisto e silice. Specializzandosi nei vins liquoreux. Con attesa delle muffe nobili.
Giallo dorato, il suo Bonnezeaux, appen'aperto, propone al naso lo zucchero di canna e qualche accenno di miele di castagno. Alla distanza, un sottile ricordo officinale, d'anice o di mentuccia.
In bocca la dolcezza è contenuta. Eppoi frutta secca. E soprattutto quei frutti antichi che non si trovano neanche dall'ortolano più attento: nespole di bosco, sorbe, pere fatte stramaturare sulla paglia. In fondo, un che di liquirizia. E, sotteso, l'influsso della botrite.
Vino elegante.
Acquistato on line a 29,90 euro in bottiglia da 0,50.
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)

Il parere contenuto in questa segnalazione è rapportato alla tipologia di vino e poggia in primis sulla piacevolezza che la bottiglia ha saputo trasmettere. Il giudizio è dato in faccini stile sms. - un faccino è per un vino di corretta e comunque piacevole beva - due faccini per un vino di bel piacere - tre faccini per i vini appaganti, le punte massime delle rispettive tipologie.

24 dicembre 2008

Ma è Campania o Sudtirolo?

Angelo Peretti
Oh sì, d’accordo, non può bastare una degustazione d’una manciata di bottiglie. Ma se tanto mi dà tanto, la Campania, quella di montagna, è gran regione da bianchi.
Ho voluto mettermi una sera a tavola con un gruppetto d’amici e aprire una serie di bottiglie bianchiste campane, di quelle che son piaciute alle guide. Per farmi un’idea.
Devo dire che il Fiano fin qui m’aveva dato belle conferme, ché ho amato in particolare cert’interpretazioni che n’ha offerte Clelia Romano, leggi Colli di Lapio. Bianco davvero montanaro, il suo, e quasi un altoatesino trapiantato, chissà come, al sud. Il Greco lo conosco meno. E dunque, avanti con l’assaggio. O meglio, la bevuta. Trovandoci contrasti tra lo stile sudtiroleggiante, più fresco e minerale e scattante, e quello più mediterreneggiante, più denso e quasi tropicale nel frutto.
Primo test: due annate del Fiano dei Colli di Lapio e due annate del Greco di Pietracupa, a confronto. Poi, dell’altre bottiglie dei bianchi tratti dai medesimi vitigni. E un intruso, chiamiamolo così.
Qui di seguito com’è andata. Coi soliti punteggi: centesimi miei, decimi della masnada che assaggiava (ed è indicatore, questo, di pura piacevolezza) e poi di nuovo, soggettivissimi, i miei faccini che indicano se e quanto il vino lo riberrei di botta.
Fiano di Avellino 2007 Colli di Lapio
Naso da subito molto minerale. Vaghe tracce di zolfo. Bocca freschissima, salina, eppure anche direi tannica, eccome, nel finale. Bel frutto: litchie, soprattutto. Polposo. E poi rinfrescanti tracce di erba limoncella.
89/100 – 8,444/10 – tre lieti faccini :-) :-) :-)
Fiano di Avellino 2005 Colli di Lapio
Qui a momenti era standing ovation. È strapiaciuto a tutti. Bellissimo frutto polposo. Al naso e in bocca. E tracce di pietra focaia. E tensione. E agrumi uniti a una macedonia di frutta tropicale. Polpa e sostanza. Grande.
94/100 – 9,444/10 – tre lieti faccini :-) :-) :-)
Greco di Tufo 2007 Pietracupa
Ci ha un po’ divisi. Chi l’ha amato e chi meno, perché un po’ troppo maturo sul frutto, e dunque un pochetto meno fresco e scattante di quel che t’aspetti. Naso molto sulle frutta mature, dolci. Tropicaleggia un po'. E c'è albicocca, tanta. Finale tannico, molto, ed è il lato più piacevole. Resta comunque un vino fatto gran bene.
87/100 – 7,833/10 – due lieti faccini :-) :-)
Greco di Tufo 2006 Pietracupa
Il 2006 invece ha soddisfatto tutti, e me in particolare. Il naso è molto verde, con sotto tracce di frutto bianco. Parte centrale molto, molto acido, e poi emerge subito la tannicità. Finale estremamente asciutta e nervoso, che lascia tornare avanti il frutto. Bel vino.
90/100 – 8,611/10 – tre lieti faccini :-) :-) :-)
Greco di Tufo Novaserra 2007 Mastroberardino
Altro bianco che a me è piaciuto parecchio davvero (e quasi tutti han condiviso). Naso mineraleggiante. Finale asciutissimo, tannico, col frutto giallo che emerge e riemerge netto, pulito, affascinante. Grande finale.
90/100 – 8,722/10 – tre lieti faccini :-) :-) :-)
Fiano di Avellino 2007 Rocca del Principe
Naso sul frutto agrumato e tropicale. E similmente è tropicale e agrumato anche in bocca. Grande bocca, comunque, affascinante, ampia, polposa. Direi perfino sulla vena aromatica. Ma a voler cercare il pelo nell'uovo, ci avremmo voluto ritrovare un po’ di slancio in più.
88/100 – 7,889/10 – due lieti faccini e quasi tre :-) :-)
Greco di Tufo Cutizzi 2007 Feudi di San Gregorio
Legnosità leggermente presente su una bocca polposa e fresca. Ma a me in genere il legno sui bianchi non piace. Gran bel finale, l’ammetto, carico di frutto agrumato, e fresco e leggermente tannico. Vino fatto con gran cura, ma il nostro gruppo preferisce altri stili.
86/100 – 7,389/10 – due lieti faccini :-) :-)
Falerno del Massico Bianco Caracci 2005 Villa Matilde
E quest’è fatto con la falanghina. L’intruso. Ma che polpa! Direi che il vino qui lo si può dire davvero rotondo. Tropicaleggia. Ed ha sottilissima vena minerale. Ci avremmo però voluto trovare un po’ di slancio in più.
88/100 – 8,056/10 – due lieti faccini :-) :-)

Il parere contenuto in questa segnalazione è rapportato alla tipologia di vino e poggia in primis sulla piacevolezza che la bottiglia ha saputo trasmettere. Il giudizio è dato in faccini stile sms.
- un faccino è per un vino di corretta e comunque piacevole beva
- due faccini per un vino di bel piacere
- tre faccini per i vini appaganti, le punte massime delle rispettive tipologie.

Champagne Pur Meunier Extra Brut E. Prudhomme

Mauro Pasquali
Uno Champagne particolare, non facile. A cominciare dal vitigno: pinot meunier in purezza: una scelta insolita e che porta ad un prodotto interessante, complesso e con una grande lunghezza gustativa.
Se poi aggiungiamo la scelta di proporlo come un pas dosé, sicuramente ci troviamo di fronte ad un prodotto che non può passare inosservato.
La produzione biodinamica garantisce l'assoluta assenza di interventi invasivi in vigna e anche in cantina il rispetto del prodotto è stato assoluto.
Il risultato è uno Champagne con una freschezza ed una acidità notevoli, pur a oltre un anno e mezzo dal degorgement (data dichiarata 14 febbraio 2007).
Se a questo uniamo un rapporto qualità prezzo notevole (meno di 25 euro all'importatore), ci troviamo veramente al cospetto di un prodotto da acquistare e bere con soddisfazione.
Tre beati faccini :-) :-) :-)

Il parere contenuto in questa segnalazione è rapportato alla tipologia di vino e poggia in primis sulla piacevolezza che la bottiglia ha saputo trasmettere.
Il giudizio è dato in faccini stile sms.
- un faccino è per un vino di corretta e comunque piacevole beva
- due faccini per un vino di bel piacere
- tre faccini per i vini appaganti, le punte massime delle rispettive tipologie.

20 dicembre 2008

Recioto della Valpolicella Capitel Fontana 2004 Tedeschi

Angelo Peretti
Il Recioto valpolicellese, quello rosso, quello che è stato papà dell'Amarone, quand'è ben fatto è gran vino.
E mi piace parecchio. Ed anzi ho detto più volte - e non me ne vogliano gli amaronisti - che quand'è quello giusto, allora il Recioto è davvero il più gran vino della Valpolicella.
N'ho bevuta qualche sera, di Recioto, fa una gran bella bottiglietta. Quella del Capitel Fontana 2004 dei Tedeschi da Pedemonte.
Oh, è tutto un tripudio di ciliegia e amarena e prugna e spezia ed erbetta officinale questo Recioto. Ed ha equilibrio di zucchero e di tannino e di freschezza.
Fascinoso. Ed ha lunghezza e persistenza.
Bel vino, bel vino.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)

Il parere contenuto in questa segnalazione è rapportato alla tipologia di vino e poggia in primis sulla piacevolezza che la bottiglia ha saputo trasmettere.
Il giudizio è dato in faccini stile sms.
- un faccino è per un vino di corretta e comunque piacevole beva
- due faccini per un vino di bel piacere
- tre faccini per i vini appaganti, le punte massime delle rispettive tipologie.