6 giugno 2009

Vini & vulcani

Mario Plazio
È già da qualche annetto che il Consorzio Tutela Vini di Soave organizza degustazioni a tema attorno ai vini bianchi. La cosa è fatta estremamente bene (e questo è tutt'altro che scontato), quindi merito vada al direttore Aldo Lorenzoni e allo staff tutto. Vulcania è il titolo della degustazione svolta il 5 giugno, e subito pensiamo a quella fetta di territorio di Soave che riposa su terreni vulcanici. La questione sul banco è di quelle da far venire mal di testa: esiste un carattere comune tra i vini bianchi prodotti su terreni vulcanici?
La discussione porta immediatamente verso la definizione del concetto (tanto caro ai cugini francesi) di terroir. Probabilmente servirebbe scrivere un tomo di treccanesca memoria, e forse ancora non avremmo capito niente del soggetto. Quanto è emerso dalla degustazione complica ancora di più le carte in tavola, o nel bicchiere.
In alcuni vini è indubbia l'influenza del suolo. In altri prevale forse il carattere varietale dell'uva, mentre per altri la tecnica di vinificazione ha completamente preso il sopravvento.
Il Durello metodo classico riserva 2004 di Fongaro conserva l'impronta salina e minerale nonostante i cinque anni di permanenza sui lieviti. Ancora sapidità e mineralità per il troppo giovane Vermentino di Gallura 2008 Monteoro di Sella & Mosca, mediterraneo nella sua struttura potente e alcolica. Una accennata nota di pietra vulcanica l'ho sentita nel Frascati Superiore 2008 di Castel de Paolis, vino però semplice semplice, di non grande complessità.
Il principe dei vulcani europei è l'Etna, intorno al quale sono piantati alcuni tra i vigneti più affascinanti che si conoscano. Non sempre però i vini sono all'altezza. L'Etna Biancodicaselle 2004 di Benanti è sorprendentemente giovane e deriva da uve carricante. Solo dopo alcuni minuti esce la nota sulfurea, mentre il profilo resta dinamico ed elegante. Chi può lo tenga in cantina almeno cinque anni e troverà un grande vino. Del 2001 era il succoso Etna Bianco superiore di Villagrande. Qui la nota legnosa, pur ben fusa, toglie qualcosa al fascino del vino, che freme senza riuscire a dire tutto quello che vorrebbe. Comunque la vena minerale esce e anche qui potremmo avere delle sorprese fra qualche anno.
Due i Soave degustati. Il Monte di Fice 2006 de I Stefanini fa percepire il luogo di provenienza, ma sembra un po' troppo prevedibile e tecnico. Archetipo del Soave in accaio, La Froscà 1997 di Gini è un vino ancora integro e complesso con rimandi di pietra bagnata e gomma tipici della zona.
La sorpresa della serata è stata la Malvasia seco Lanzarote '08 di Bermejo. Da questa isola magnifica è uscito un vino di puro terroir e splendida eleganza, caratterizzato da una sottile aromaticità perfettamente tenuta a bada dall'impronta vulcanica del suolo di Lanzarote.
I vini che mi hanno lasciato perplesso e che fatico a collocare su un suolo di questo tipo sono la Falanghina dei Campi Flegrei 2008 di Grotta del Sole e il Muller Thurgau '07 di LaVis. Vini ben fatti sicuramente, me troppo tecnici e perfettini per riuscire a prendermi.
Da rivedere il Santorini Assyrtiko Thalassitis 2008 di Gaia, troppo ridotto e bruciante per l'alta dose di solforosa, ma intrigante per la sua acidità vibrante. Potente e scomposto il Pinot Grigio Baden Henkemberg '07 di Salwey, forse anche troppo compiaciuto dei propri muscoli.
Infine i vini passiti: il Fior d'Arancio Colli Euganei Donna Daria 2006 di Emo Capodilista e il Recioto di Soave La Perlara '07 di Cà Rugate sono due eccellenti vini, nei quali però fatichiamo a trovare il terroir, tanto sono caratterizzati dalle note varietali dell'uva. Il passito di Pantelleria Mueggen '06 di Murana è davvero travolgente e lascia pochi dubbi sulla zona di provenienza, tanto coerente è la nota minerale e di polvere di roccia vulcanica.
Alla fine credo si possa dire che, ancora una volta, la differenza tra un buon vino e una grande bottiglia è figlia di numerose scelte, dall'uva che si è piantata al terreno in cui cresce la pianta, fino al modo in cui si opera in cantina. Solo quando questo puzzle apparentemente inestricabile si compone, quasiper magia ha origine un vino indimenticabile.
Infine i punteggi.
Lessini Durello Spumante Metodo Classico Riserva 2004 Fongaro
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)
Vermentino di Gallura superiore Monteoro 2008 Sella & Mosca
Due lieti faccini :-) :-)
Falanghina dei Campi Flegrei 2008 Grotta del Sole
Un faccino e quasi due :-)
Muller Thurgau Trentino 2007 LaVis
Un faccino e quasi due :-)
Frascati Superiore 2008 Castel de Paolis
Un faccino e quasi due :-)
Etna Bianco Biancodicaselle 2004 Benanti
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)
Etna Bianco Superiore 2001 Villagrande
Due lieti faccini :-) :-)
Soave Superiore Classico Monte di Fice 2006 I Stefanini
Un faccino e quasi due :-)
Soave Classico La Froscà 1997 Gini
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)
Santorini Assyrtiko Thalassitis 2008 Gaia
Giudizio sospeso
Baden Grauburgunder Henkemberg 2007 Salwey
Due lieti faccini :-) :-)
Malvasia Seco Lanzarote 2008 Bermejo
Tre lieti faccini :-) :-) :-)
Fior d'Arancio Passito Colli Euganei Donna Daria 2006 Emo Capodilista
Due lieti faccini :-) :-)
Recioto di Soave La Perlara 2007 Cà Rugate
Due lieti faccini :-) :-)
Moscato di Pantelleria Mueggen 2006 Salvatore Murana
Tre lieti faccini :-) :-) :-)

1 commento:

  1. Ciao Angelo,
    Inserisco un link sul Terroir Etna.

    http://www.tigulliovino.it/dettaglio_articolo.php?idArticolo=4235

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