4 novembre 2011

Contro la logica del breve

Angelo Peretti
Dicendo ieri della lezione liberale di Luigi Einaudi accennavo alla profonda differenza tra le logiche di breve periodo e i valori che sanno essere durevoli. Ecco, sono contro le logiche del breve, che producono disastri.
Pensiamo alle banche. Un tempo, la loro azione si focalizzava sulle famiglie e sulle imprese e poggiava sullo spirito d'appartenenza dei dipendenti. La raccolta del denaro dai risparmiatori finanziava le imprese produttive, generando valore diffuso, che cresceva nel tempo, progressivamente, in una logica di medio-lungo periodo. Chi amministrava le banche pensava secondo questa logica, mirava a favorire una crescita stabile, guardando più al domani che all'oggi. Poi è arrivata l'ossessione per la creazione di valore per l'azionista, e l'azionista è diventato sempre più uno speculatore che mira a realizzare profitto nel breve e adirittura nel brevissimo periodo. Improvvisamente, il grande manager bancario non era più quello che costruiva solide basi per il futuro, bensì quello che garantiva il maggior ritorno immediato all'investimento di capitale. Per far questo, il sostegno all'economia reale è pasato in secondo piano rispetto all'urgenza della finanza. Il disastro che ne è conseguito ce l'abbiamo di fronte, lo tocchiamo con mano ogni giorno, ogni ora, e non sappiamo come e quando vi possa essere un'uscita dal tunnel nel quale ci siamo infilati.
Ecco, anche per il mondo del vino vale lo stesso principio. La ricerca affannosa del profitto di breve periodo ha condotto e conduce a modellare il vino secondo la logica della commodity, del bene di consumo da collocare massivamente sul mercato, magari con margini reddituali unitari ridottissimi, che generano reddito elevato solo se viene ampliata a dismisura la massa critica. Si è smarrita la saggezza dell'identità del vino, che si costruisce con pazienza, con fedeltà, e dunque con una visione che dev'essere necessariamente almeno di medio periodo, e che quindi genera profitti equilibrati e stabili nel tempo, non nel brevissimo. Invece la logica della prudenza era ed è vista quasi con ripugnanza, ma il suo tradimento, finita la bolla speculativa anche nel mondo del vino, sta costando caro.
Ecco, sono contrario alle logiche del breve. Per me il vero valore del vino è la sua identità. La ricerca e la costruzione dell'identità sono i veri obiettivi, capaci di generare valore durevole ai vignaioli. Così la penso.

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