9 novembre 2009

Assaggiare col metodo Kobler

Angelo Peretti
Mi piace davvero la metodologia di assaggio ideata da Armin Kobler. Col suo giudizio "parallelo" dei vini e dei degustatori. Ho avuto modo di provarlo tempo fa sui pinot neri, e adesso di nuovo sui riesling, a Naturno. Degli esiti dell'assaggio dirò più avanti. Per ora mi fermo al metodo.
Armin fino a poco tempo fa era il direttore dell'Istituto sperimentale di Laimburg, vera e propria istituzione del mondo vitivinicolo sudtirolese. Ora ha deciso di dedicarsi all'azienda agricola di casa, di seguire vigna e cantina in proprio. E il vino lo sa fare (ne ho scritto non molto tempo fa). Ma qui non parlo del suo vino, bensì del sistema di valutazione incrociata che ha messo in piedi, e che dovrebbe trovare maggior diffusione, ché ne vale la pena.
Lui parte - ne ha scritto sul suo blog - da un proverbio, quello che dice che nel regno degli orbi chi ci vede da un occhio solo diventa un re. O meglio, alla tedesca: "Unter Blinden ist der Einäugige König". Per significare, a mio avviso con eccessiva modestia, che "è facile cambiare le cose quando sono rimaste invariate da decenni". E le "cose" in questione sono i concorsi enologici. Roba trita e ritrita. nei quali enotecnici e giornalisti giudicano una sfilza di vini, nello stesso ordine di servizio, assegnando punteggi su una scala centesimale. Un sistema logoro e lacunoso, creato in un'epoca in cui le conoscenze enologiche erano ancora poco diffuse. Sorpassato, dunque: oggi è più facile trovar vini corretti che malfatti, enologicamente parlando.
Secondo Armin, ci sono due problemi di cui tener conto, oggidì.
Il primo è legato all'ordine cui vengono serviti i campioni. Perché è evidente che se un vino di medio valore viene assaggiato dopo un fuoriclasse si tende a sovrastimarlo, mentre se è provato dopo una schifezza si è portati a penalizzarlo. Ma se tutti i degustatori del concorso tastano i vini nella stessa sequenza, allora il verdetto è condizionato. Invece, parola di Armin, "si tratta di garantire a tutti i vini partecipanti al concorso le pari opportunità".
Dice lui: "Per far sì che ogni vino abbia la stessa possibilità di essere valutato dal numero maggiore possibile di degustatori, è necessario che venga proposto nei più diversi momenti dello svolgimento della seduta sensoriale e che venga degustato in mezzo ai più disparati campioni". E per far questo, "ci si avvale di una randomizzazione completa": l'ordine di servizio è diverso da un degustatore all'altro. Assolutamente diverso. Di conseguenza, dice Armin, "ogni giudice fa commissione a sé, e la probabilità che un altro assaggiatore abbia gli stessi vini nella stessa sequenza è minima".
Il secondo problema è lo stato psicofisico del degustatore. Già: mica sempre naso e bocca e cervello funzionano alla stessa maniera. Puoi aver mangiato pesante, dormito male, essere giù di corda, un po' costipato, aver le scatole che girano, essere al culmine della felicità: tutte condizioni che modificano la tua maniera di percepire. Dunque, secondo Kobler, occorre tener conto anche della "forma giornaliera" dei giudici, perché "anche se non tutti lo vogliono ammettere, anche assaggiatori formati, esperti ed allenati non valutano ogni giorno con la stessa bravura".
"È giusto che valutazioni derivate da assaggiatori che per motivi fisiologici o più spesso psicologici non esprimono valutazioni abbastanza riproducibili e discriminanti dando per di più punteggi involutamente casuali influiscano negativamente su quelli degli altri giudici? Io direi di no" si chiede e si risponde Armin. Allora ecco che ha messo a punto un sistema di valutazione statistica - lui lo chiama F-Test, che potrei tradurre in test-Forma - che confronta, per ogni assaggiatore, ’utilizzo della scala di valutazione con la capacità di riprodurre i suoi giudizi.
Cerco di spiegare meglio. Durante l'assaggio, alcuni vini vengono proposti due volte allo stesso degustatore, ma ovviamente in forma anonima. Il degustatore non sa insomma che sta riprovando un certo vino già assaggiato qualche bicchiere prima. E questo accade con più di un vino durante la medesima seduta di degustazione. Ebbene: si guarda quale scostamento di punteggio l'assaggiatore abbia dato agli stessi vini, e si tiene conto anche di qualche ampiezza di punteggi abbia mediamente assegnato ai vari vini assaggiati. Più è ampia la scala di giudizio utilizzata, più è - ragionevolmente - tollerato l'errore. Chi esce dalla media di tollerenza viene escluso, nel senso che tutti i suoi punteggi sono eliminati. Ma mica perché è un cattivo assaggiatore: semplicemente perché quel giorno non era particolarmente in forma.
Ebbene: il metodo sembra funzionare. Bisognerebbe estenderlo.

11 commenti:

  1. Davvero molto intelligente. Fa venir voglia di usarlo per iniziare una campionato di assaggiatori....
    Plauso ad Armin, come sempre affatto scontato

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  2. Ho avuto il piacere di partecipare un paio d'anni fa alla degustazione dei Resling di Naturno, con il "metodo Kobler". Mi ha incuriosito, durante la degustazione anche un po' spaventato ( insomma il timore di non essere un degustatore attendibile)... Penso sia stata un' esperienza bellissima e utilissima. Da allora, quando mi capita di partecipare a degustazioni molto diverse da quella, e cioè con campioni assolutamente non random e senza una possibilità di valutazione dell'attendibilità del degustatore, le vivo in maniera diversa. Ricordo anche la gioia di ritrovarmi tra i "degustatori attendibili" e tra l'altro con una media piuttosto alta. Penso anch'io che questo metodo meriti di essere approfondito e divulgato. Per chi volesse leggere il resoconto dell'esperienza:
    http://undiwine.typepad.com/soavemente/2007/11/naturno.html

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  3. Concordo con Maria Grazia: il primo impatto è quasi di timore. Ma se superi quell'ostacolo, che non è così insormontabile, visto che scaturisce di fatto dall'egocentrismo che ognuno di noi ha, acquisisci una nuova mentalità nel porti davanti a un bicchiere di vino: più libera, addirittura.
    Ti si apre la mente, diventi meno ingessato, meno formale. Capisci che sul tuo parere non poggia l'equilibrio del mondo, ti poni in discussione e ti porti dietro questo spirito diverso.

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  4. E' proprio così, Angelo. Grazie di avermelo ricordato. Sarebbe molto bello riprovare, prima o poi! Mi scuso con te e con i lettori, sopra, mi è saltata la i di Riesling....

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  5. @ angelo e maria grazia,
    mi fa piacere che apprezzate la metodica.
    comunque spesso dei miei sforzi per migliorare le valutazioni nei concorsi enologici viene messo troppo in risalto secondo me quell'aspetto che è quello più appariscente, cioè il controllo dei degustatori. e purtroppo non tutti i giudici reagiscono rilassati quando vengono confrontati con la metodolgia nonostante il fatto che un atteggiamento sereno favorirà senz'altro un buon giudizio.
    inoltre bisogna precisare che nell'analisi sensoriali la valutazione delle capacità discriminatorie e di riproducibilità è di norma da sempre, pensiamo per esempio al duo-trio-test.
    una discussione molto interessante sulla potenziale fallibilità l'ho trovata quì: http://www.assaggiatori.com/blog/index.php/2008/08/21/cosa-comporterebbe-ammettere-che-gli-assaggiatori-non-sono-infallibili/
    di lavoro ce ne ancora...

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  6. @armin
    Complimenti! Non solo per aver messo in discussione un metodo di valutazione che era veramente poco scientifico, ma anche per averlo applicato. Le due cose non è detto che si riesca sempre a farle.
    Ciao,
    max

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  7. Wow! Mi sono salvato nel test di Naturno: giudizio "considerato". Anche questa è andata...
    Scherzi a parte, ripeto: la formula è eccellente. Anche se perfettibile, certo, come ogni cosa al mondo.
    Ad esempio, sono scettico sulla "tenuta" nel tempo del vino nelle bottiglie stappate. Intendo che se mi fanno assaggiare una bottiglia alle 10 del mattino, e poi il medesimo vino dalla stessa bottiglia, chessò, alle 3 del pomeriggio, è possibile (anzi, è probabile) che il vino nel frattempo si sia modificato, ossidando, almeno parzialmente. Ma più è elevata la capacità di analisi del degustatore, più quell'ossidazione, anche minima, sarà percepita, e dunque farà variare anche abbastanza sensibilmente la valutazione centesimale attribuita al medesimo vino assaggiato dalla medesima bottiglia a ore di distanza.

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  8. Dovrebbero utilizzare questo metodo anche in commissione di assaggio della camera di commercio.
    ciao
    Fernando

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  9. angelo, certo che il lavoro deve continuare!
    e le differenze a cui alludi si possono avverare, anche se nel caso di concorsi che durano una giornata le bottiglie destinate alla sessione pomeridiana dopo il taglio vengono ritappate. comunque la randomizzazione completa ed il numero relativamente alto di coppie fanno sì che la probabilità che un assaggiatore debba valutare più coppie "distanti" di un altro giudici è minima.
    anche in questo caso la randomizzazione aiuta.

    per me è più problematica la rappresentatività della giuria e del loro giudizio.
    ma quello è tutt'un altro discorso, piùcomplesso e purtroppo anche più doloroso.

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