1 novembre 2009

Cuore Divino: 125 protagonisti del vino italiano in un libro

Angelo Peretti
S'intitola Cuore Divino: è un libro. Raccoglie 125 protagonisti del mondo del vino italiano, tutti accomunati da un cuore rosso che compare sul bavero della giaccia, oppure tra le mani, o sugli occhiali, o come anello. Ci sono, giusto per citarne qualcheduno, Piero Mastroberardino e Gavino Sanna, Piero Antinori e Mattia Vezzola, Silvio Jermann e Bruno Giacosa, Maurizio Zanella e Marina Cvetic e Mario Pojer ed Emidio Pepe e Romano Dal Forno. E via discorrendo.
Obiettivo: la raccolta di fondi destinati ai bambini esuli tibetani che vivono a nord dell’India, a Darhamsala. L'idea è di Enrica Bortolazzi, Giuliana Zaglio e Laura Bresciani. Mi hanno voluto coinvolgere. Abbiamo allestito un set fotografico al Vinitaly, presso lo stand del consorzio del Garda Classico: è lì che il fotografo Carlo Mari ha realizzato la stragrande maggioranza degli scatti pubblicati. E ciascun soggetto s'è poi descritto con un testo, personalissimo.
L’opera, 263 pagine, rilegata in brossura e pubblicata a tiratura limitata da Marco Serra Tarantola Editore, è reperibile tramite il portale del progetto, www.cuoredivino.it: costa 50 euro.
Invito a sfogliarlo, quel libro. E magari a partecipare a qualcuna delle tappe di presentazione: il 7 novembre all'Enoteca Longo a Legnano, il 10 coll Rotary Club a Villa Fenaroli di Rezzato, il 19 all'Hotel Baglioni a Verona, il 26 col Rotary Club Valtrompia al Castello Malvezzi di Brescia, il 3 dicembre all'Hotel Baglioni di Roma.
M'è stato anche chiesto di scrivere la prefazione. Qui di seguito ne riporto uno stralcio. L'inizio.
Cuore Divino
"Quella sera si discuteva di vino e di territorio. Di terroir, parola grossa. Si dibatteva se contassero più il vitigno o la terra o i fattori climatici o la tecnica. Poi prese la parola il giovane enologo francese. Ci spiazzò, quando disse che più e prima di tutto per fare un gran vino vale l’orgoglio del produttore.
L’orgoglio è un sentimento strano. Si tende ad attribuirgli valenza deteriore. Ma è l’orgoglio smodato, la superbia, a doversi accantonare. Il sano orgoglio è figlio della consapevolezza. È lo stimolo che t’induce a ricercare il meglio, ad esaltare i valori che t’appartengono.
Al vignaiolo appartiene l’orgoglio di trasfondere in un vino il sapere d’un territorio, d’una comunità di persone, d’una tradizione, consolidata o in divenire. O così si dovrebbe, se il vino ha da esser cosa viva.
Conta dunque più il sentimento che non il vigneto e il suolo e il fluire dei giorni e i lavori di cantina? Parrebbe di sì. Anzi, senza il parrebbe, a mio avviso. Affermativo: conta il cuore. Lì albergano i sentimenti.
Il cuore, “orologio dell’esistenza, centrale termica miniaturizzata operante in mirabile sintonia col grande disco solare, congegno propulsore di animazione e di movimento collocato al centro del pianeta uomo”, per dirla con Piero Camporesi. Il cuore che distribuisce alle membra “il sugo della vita”.
Che cosa affascinante è il vino quando ti metti ad ascoltarlo. Apre prospettive, dispiega orizzonti, abbatte confini, impone nuove letture del vivere.
V’è chi ritiene che nel vino siano da ricercarsi la perfezione di stile, la correttezza formale. L’han creduto e lo credono schiere d’interpreti razionalisti. Fino però a condurci, nella conseguenza estrema, all’omologazione del gusto.
C’è chi la venera, la scienza, e le attribuisce poteri salvifici. Chi la divinizza, e ama il suo tenace e continuo tendere all’oggettivazione. Ma è tutta e solo scientifica la spiegazione?
Dalle mie parti, c’è quel posto meraviglioso che è punta San Vigilio. Affacciata verso il lago, una statua reca un'iscrizione: en somnii explanatio, ecco la spiegazione del sogno. Questa cerco, la spiegazione del sogno. Che raramente poggia su basi di scientificità.
La scienza, col suo spiegare, aiuta, soccorre, ma anche rischia d’annichilire. Il vino deve parlare, invece. Ma non è l’algida coerenza tecnica che gli permette di prender parola. La personalità, questa sì che è vitale. D’un vino questo è ciò che ricerco: la personalità. Meglio imperfetto che impersonale, meglio scontroso che imbalsamato".
Il resto lo potete leggere sul libro.

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