18 gennaio 2011

Qui si corre il rischio di far confusione tra alcol e alcol: parola di Angelo Gaja

Angelo Peretti
D'accordo, può sembrare bizzarro che su un giornale figuri una lettera inviata a un altro giornale in replica a un intervento che era stato pubblicato proprio su quel secondo giornale. Può sembrare bizzarro, ma è quel che faccio pubblicando su quest'InternetGourmet una lettera che Angelo Gaja, certamente uno dei più celebri nomi del vino italiano, ha indirizzato al Corriere Vinicolo, facendomene avere copia, come credo abbia fatto con altri wine blogger. La pubblico perché ritengo che le parole di Gaja siano particolarmente significative, e dunque che possano interessare anche altri lettori, oltre a quelli del Corriere Vinicolo. E lo faccio solo per questo, e non certo per interferire col giornale dell'Unione Italiana Vini. Lo faccio perché credo sia interessante riflettere sulle parole di Gaja. Partendo da quando sostiene che c'è una "differenza profonda e sostanziale che non si può continuare ad ignorare". Certo, che la faccia un uomo del vino può sembrare affermazione interessata, ma è fuor di dubbio che dietro al vino c'è una cultura, e che la stessa non esiste dietro certi intrugli che oggi spopolano nei cosiddetti "locali di aggregazione giovanile". Ecco: sarebbe ora che questa cultura riemergesse, e che ci si impegnasse a farla riemergere. Ma qui mi fermo, e lascio la parola alla lettera di Angelo Gaja.
Ecco il testo qui di seguito.
Gentile direttore,
desidero fare un commento in merito agli interventi dei presidenti nazionali di categoria apparsi sul Corriere Vinicolo n.49/50 del 2010.
Lamberto Vallarino Gancia, presidente Federvini, sostiene che "il consumo del vino, degli aperitivi, dei liquori, dei distillati è parte di quel patrimonio di conoscenza, cultura, tradizione, collegabile allo stile mediterraneo".
Si corre il rischio di fare confusione: non soltanto tra dieta mediterranea e stile mediterraneo, ma anche tra alcool ed alcool. Solamente il vino ha profonda valenza culturale ed è parte integrante della dieta mediterranea. L'alcol contenuto nel vino, da 9.000 anni ininterrottamente e con le stesse precise identiche modalità, si forma ad opera dei fermenti secondo processo biologico e naturale. Non vale altrettanto per l'alcol degli aperitivi, distillati, liquori, soft drink. È una differenza profonda e sostanziale che non si può continuare ad ignorare.
Maurizio Gardini, presidente Fedagri-Cofcooperative, sostiene che "non vogliamo la riduzione delle tasse ma il miglioramento dei servizi che paghiamo". La richiesta è doppiamente di buon senso. Gli imprenditori che non ricevono sussidi e pagano per intero le tasse facciano anch'essi le loro richieste. Sostiene che "diffidiamo invece da quelle che definiamo politiche di sussistenza come la vendemmia verde che premia chi distrugge la produzione già in campo e che può portare i produttori a distruggere i vigneti". La vendemmia verde, attuata per la prima volta nel 2010, ha reso consapevoli i viticoltori della destinazione dell'uva. Produrre per distruggere offende la loro dignità. È il segno positivo di una ritrovata moralità dopo che per oltre 30 anni gli amministratori di una parte delle cantine sociali italiane avevano mandato alla distillazione/distruzione centinaia di milioni di ettolitri di vino senza che la loro dignità ne fosse offesa.
Sergio Marini, presidente Coldiretti, sostiene che "si debba riaprire il negoziato al fine di rimettere in discussione la pratica dello zuccheraggio". L'Ocm vino, dopo lungo negoziato, ha introdotto misure atte a riequilibrare il mercato del vino. Non fu possibile allora eliminare la pratica dell’arricchimento (zuccheraggio, mosto concentrato rettificato) che costituisce la causa prima della sovrapproduzione di uva, incoraggiandola, esasperandola, dando la certezza che sarà poi possibile correggere in cantina le carenze imputabili ad una viticoltura di rapina. Aveva visto giusto Bruxelles nel volere contrastare la sovrapproduzione perché questa costituisce la piaga che deprime il prezzo dell'uva ed abbatte il reddito dei viticoltori. Riaprire il negoziato in favore del Mcr è una causa persa, nasconde sicuramente altri obiettivi. L'Italia si faccia invece paladina di un atteggiamento virtuoso: riconosca senza esitazioni la praticità e la bontà della pratica dello zuccheraggio, ma chieda che in Europa essa venga tassata e che i proventi vengano destinati all’educazione ed alla diffusione del corretto consumo del vino presso le nuove generazioni.
Angelo Gaja

1 commento:

  1. Come non essere d'accordo, soprattutto per quanto riguarda i gradi zuccherini naturali.

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