Angelo Peretti
Ma sì, va bene: il lago di Garda, spumantisticamente parlando, non è certo mica come il lago d’Iseo. Là, nel Sebino sud, ci hanno i loro Franciacorta, che stanno spopolando, brut o satèn, poco importa. Qui dalle mie parti, sul benacense laco, si fa soprattutto vino fermo, e la bolla la si mette invece in bottiglia quasi per sfizio. O per completezza di gamma: giusto magari per i pacchi-regalo di fine anno. Epperò, adesso che si fa avanti (spero) il caldo, qualche bollicina nostrana la si può anche infilare nel ghiaccio, pronta all’uso. Ché ce n’è di buone. E perfino di curiose.
Un’occasione per un assaggio di bell’ampiezza delle bolle del Garda l’ho avuta a Manerba un paio di settimane fa, grazie all’invito gentilissimo della pro loco e dell’amico e collega Luigi del Pozzo. Insieme, Gigi e la pro loco, han riproposto la mostra, appunto, degli spumanti gardesani. E li ho provati tutti,. quelli che c’erano (una trentina, mica poco), assistito con garbo dal piccolo staff dell’Ais - leggi Associazione italiana sommelier - mentre nel palasport finiva il rito dello spiedo all’ora di pranzo.
Ora, va chiarito quali siano le tipologie di spumanti che si fanno in terra gardesana. E dunque parto dalla zona dov’ero ospite: la riva bresciana, la Valtènesi in particolare. Lì se ne fanno di due tipi, essenzialmente: i Garda Chardonnay Brut, e qualcheduno di buono c’è, ma non era presente all’assaggio, e i metodi classici «di fantasia», spesso a base pur’essi d’uve di chardonnay, ma anche, qualche volta, di groppello vinificato in bianco (e perché no? somiglia o no il groppello al pinot nero? e allora?).
Più giù, s’entra in zona luganista. E la doc del Lugana prevede anche la versione spumante, che ha il mio disaccordo, ma mica per cattiva qualità, ché anzi di bolle luganiste ce n’è di buone. Gli è che ho un connaturato rifiuto per la troppa confusione ne’ disiciplinari: una denominazione, un vino, è questo che vorrei. Nulla vieta poi di far spumante coll’uva di turbiana, ma sotto magari a un’altra denominazione: perché no Sirmione, ad esempio?
Passiamo il Mincio, ed eccoci fra le colline del Custoza e del Bardolino. E anche qui c’è bolla. L’una e l’altra delle doc prevedono versioni spumantizzate: il Custoza Brut da una parte, il Chiaretto Spumante dall’altra. Il Custoza quasi solo charmat. Il Chiaretto (sei produttori in tutto, per ora) con qualche escursione nel metodo classico.
In alto, nel Sommolago - leggi Garda Trentino - torna di scena lo chardonnay col Trento doc (oggi si dovrebbe leggere & scrivere, stando allo slogan lanciato al Vinitaly, Trentodoc tutt’attaccato, ma a me non piace molto), ma - ahimé - di questi non ve n’era boccia a Manerba (e credo che in realtà siano due o tre in totale).
Di seguito dò qualche cenno degli assaggi: le dieci bolle che più mi son piaciute. Ma, nell’insieme, il livello è buono, lasciatemelo dire. Ed è molto, molto meglio di com’era una manciata appena d’anni fa.
Eccoci con le recensioni: solito criterio dei faccini di piacevolezza, da uno a tre.
Costaripa Brut metodo classico Costaripa
Mattia Vezzola è star della spumantistica italiana: firma bolle in Franciacorta, per la maison Bellavista. Meno conosciuta è la sua microattività gardesana, nella Moniga natìa, col fratello Imer. E questo loro Costaripa Brut è da applauso. Grande naso: crosta di pane, frutta secca, spezia, vena minerale. In bocca, densità carnosa, carattere a iosa. E terziari che avanzano in mezzo a un frutto polposo. Succoso.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)
Cuvée dei Frati metodo classico 2004 Cà dei Frati
Ma dico: alla Cà dei Frati le imbroccano tutte. Prendete questa Cuvée: trovar gente che non gli piaccia è proprio difficile. È bollicina ben fatta, vivaddìo. Al naso, i lieviti, la nocciola, la frutta gialla. Bell’ampiezza, definizione. In bocca, eccolo che si offre avvolgente, denso, morbidamente cremoso. E c’è frutto pulitissimo: giallo. E c’è la nocciola appena raccolta. Lunghezza. Densità. Buono.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)
Lugana Brut Tenuta Roveglia
Adesso anche lo spumante si son messi a fare elegante, alla Roveglia? Al naso c’è frutto: pesca bianca, vena d’agrume, magari ancora da perfezionare un pochetto. Ed è più avvincente il palato: compare, ampio, il fior d’arancio. Eppoi ancora la pesca bianca, croccante, quand’è ancora un po’ indietro. E l’albicocca un po’ acerba pur’essa. E un cenno tropicaleggiante, d’ananasso. E lunghezza, densità.
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)
Bardolino Chiaretto Spumante metodo classico Monte Saline
Romano Giacomelli ha il Chiaretto spumante nel sangue. Quanto ci ha ragionato, sudato, progettato sopra a quel suo rosato bardolinista metodo classico! I risultati gli rendono onore. Il vino ha delicatissima fragolina e lampone e petalo di rosa ed erbetta di prato. La bocca è intrigante: tanto fruttino, succosamente denso. E bolla sottilissima. E sale, sapidità. Uh, salato e succoso assieme. Bel bere.
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)
Lugana Brut Cascina Maddalena
Con quel loro fantastico microvigneto in mezz’alle case, alla Cascina Maddalena mica ci possono fare vini che non abbiano personalità, e infatti eccolo qui uno spumante per chi ama le bollicine senza mezze misure. Al naso tanta pesca gialla. E poi frutta in composta, fieno, nocciola. In bocca densità, potenza. Epperò anche crema. E grassezza. Sul fondo, sottesa, la vena minerale del trebbiano luganista.
Due lieti faccini :-) :-)
Lugana Brut metodo classico Pilandro
Frutto dalla polpa bianca, e fiori (biancospino) e anche un po’ di fieno secco: ecco quel che trova l’olfatto, ed è interessante bouquet. In bocca, parecchio fruttino di bosco e una vena di nocciola e un pizzichino di spezia (di cannella, direi). E buona cremosità. E polpa ce n’è un bel po’, confermando carattere. Dal fondo, la vena minerale ecco che s’avanza pian piano, all’insegna dell’argille luganiste.
Due lieti faccini :-) :-)
Bardolino Chiaretto Spumante Villabella
Nuovo nato della casa vinicola di Calmasino, questo Chiaretto Spumante è figlio del metodo charmat lungo. Ed è un bel prodotto, che non potrà che strapiacere - ritengo - nell’estate. Fruttino e spezia (cannella), classicamente, al naso. Il bocca ha un’invidiabile consistenza cremosa, vellutata perfino. Stuzzichevole e avvolgente assieme. E fruttino e leggerissima cannella. Ben fatto, ben fatto.
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)
Lugana Brut metodo classico Cà Maiöl Provenza
Uh, che ostico che è al naso questo brut luganista: canna di fucile, polvere da sparo. Insomma: bolla che sfodera carattere al primo impatto. In bocca, stessa mineralità. Ma, sotto, c’è la nocciola, la crosta di pane, il croissant, la confettura d’albicocca. La carbonica è decisa, nervosa. Eppure c’è consistenza cremosa. Bollicina d’impegno. Da piatto d’una certa importanza, perfino.
Due lieti faccini :-) :-)
Il Pelèr Bottarelli
Leggo ch’è uno spumante fatto con uve di prosecco e pinot bianco. Da dove provenienti, non so. Però l’azienda è della riva bresciana e il vino è aperitivo disimpegnato. All’olfatto propone fiore bianco, margheritine di prato, biancospino. In bocca è morbidello, ma quest’è il tono che piace ai più, oggi. Epperò c’è anche bel fruttino, e del fieno secco, e un leggerissimo tocco di spezia. Semplice, leggero.
Un lieto faccino e quasi due :-)
Lugana Brut La Rifra
Verde. Vegetale intendo, al naso. Di erbe pratensi primaverili. E con cenni floreali, di margheritina. Insieme, vegetalità erbacea e florealità. Accattivante direi. In bocca, ecco, magari è un po’ morbido, come del resto s’usa sovente oggidì, ché c’è tanta gente che la bolla l’ama, appunto, all’insegna della morbidezza. Epperò c’è anche buon corpo. E fruttino di bosco: ribes. E discreta lunghezza.
Un lieto faccino e quasi due :-)
Il parere contenuto in questa segnalazione è rapportato alla tipologia di vino e poggia in primis sulla piacevolezza che la bottiglia ha saputo trasmettere.
Il giudizio è dato in faccini stile sms.
- un faccino è per un vino di corretta e comunque piacevole beva
- due faccini per un vino di bel piacere
- tre faccini per i vini appaganti, le punte massime delle rispettive tipologie.
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