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6 aprile 2012

Champagne Bérèche et Fils, la purezza del terroir

[Mario Plazio]
Non mi capita spesso di entusiasmarsi per una nuova cantina. Il povero degustatore, obbligato ad assaggiare di tutto e di più, è a volte quasi anestetizzato dall’eccesso di proposte. Non voglio tirarmela, non sono il tipo. Però negli anni subentra in certi momenti un’aria di routine. Per fortuna ci capitano spesso anche delle belle sorprese. È il caso degli Champagne di Bérèche, assaggiati alla cieca e sempre usciti tra i migliori.
L’azienda si trova sulla Montagne de Reims, ma possiede vigneti in varie zone. L’approccio è naturale, orientato verso il biodinamico, ma senza alcuna certificazione. Un grande lavoro in vigna tende a rispettare le caratteristiche intrinseche di ogni tipologia e vigneto, alla ricerca di una ideale tensione gustativa e della mineralità. Non si usano diserbanti, i trattamenti sono rari e a base di zolfo e rame, le rese molto basse per la regione. In cantina si usa molto il legno, la malolattica non viene quasi mai svolta, e i dosaggi sono minimi per preservare l’origine del vino. Missione raggiunta: i vini sono puri, vivi, lunghi e dedicati alla tavola. Questi i miei giudizi sulla gamma.
Brut Réserve. Crosta di pane e nocciola. Complesso e floreale, salino e dotato di notevole acidità. Potrà evolvere.
2 faccini e mezzo :-) :-)
Extra Brut Réserve. Naso più austero e minerale, gessoso. Poi frutta rossa. L’acidità spinge e si fonde con la consueta nota salita e iodata.
3 faccini :-) :-) :-)
Brut Rosé. Decisamente frutta rossa al naso, lamponi e poi mineralità spinta. Sembra più un bianco che un rosé per la struttura verticale.
2+ faccini :-) :)
Millésime 2004. Complesso e speziato, elegante. Funghi e frutta secca, bella dimensione al palato, dove la freschezza è apportata da aromi di gesso, fiori e mare. Cambia continuamente e sembra poter evolvere a lungo.
3 faccini :-) :-) :-)
Vallée de la Marne Rive Gauche. Vecchia vigna di Pinot Meunier. Bilanciato, maturo e fine al tempo stesso, ancora giovane, viene prodotto con l’antica tecnica del “bouchon liège”, quindi sui lieviti con tappo in sughero. Ed è interessante vedere la diversità dei risultati. Grande palato, fresco e con bollicine satinate e impalpabili.
3 faccini :-) :-) :-)
Reflet d’Antan. Prodotto con metodo solera iniziato nel 1985. Mi piace citare cosa scive il produttore nella scheda: “Seulement 2/3 de chaque fût sont mis en bouteille. Le tiers restant contribuant à informer la vendange suivante”. Cioè: 2/3 passano in bottiglia, mentre l’altro terzo contribuisce a informare la vendemmia seguente. Bellissimo. Il liquido ha una complessità enorme, la sensazione di rovere deriva dal tappo in sughero e se ne va dopo qualche anno di bottiglia. L’ossidazione è evidente, si respirano le spezie, lo zenzero, la frutta secca e aromi autunnali. La magia sta nel fatto che il tutto è perfettamente equilibrato, non ci sono eccessi e l’acidità detta i ritmi di un palato magnifico.
3 faccini e oltre :-) :-) :-)
2007 Arbanne - Petit Meslier. Vino non in vendita realizzato a partire da vitigni storici oggi non più uso nella regione. Sembra un Trebbiano di Valentini. Vorticoso, ferroso, e aromi da fattoria. Sensazione tattile alla beva, dove è potente, forse non elegantissimo ma lunghissimo. Estremo.
3- faccini :-) :-) :-)

5 gennaio 2012

Un po' di Champagne

Angelo Peretti
L'altra sera mi sono fatto una bevuta di Champagne. Per festeggiare con gli amici. Ma anche perché sto cercando un degno sostituto di quello che è stato fino all'estate passata il mio Champagne "della casa", ossia il quasi insostituibile - perché è buonissimo e perché ha un superbo rapporto qualità-prezzo - Réserve di Michel Furdyna.
Ne abbiamo stappati una decina, di Champagne (con cotechino e salsa pearà, giusto per onor di cronaca). E qualcheduno di buono buono l'abbiamo trovato, e ad un prezzo associabile a quello del Furdyna, e in un caso addirittura sotto. Ma, accidenti, i due che mi sono piaciuti di più sono esauriti presso il fornitore (on line) da cui li avevo presi. Che rabbia!
In ogni caso, ecco che cosa consiglio.
Champagne Brut Tradition Thibault-Desbois
Se vi piace lo Champagne morbido, cremoso, che ricorda la pasticceria alla frutta e alla vaniglia, questo fa per voi. Da beva disimpegnata. Viene 21,60 euro su Wineandco. Lo riberrò.
Due lieti faccini :-) :-)
Champagne Brut Tradition J. Charpentier
È il più serio candidato a diventare il mio vino-speritivo di casa, anche perché ha davvero un rapporto qualità-prezzo incredibile. Secco, affilato, teso, floreale. Buono. Su Wineandco lo trovate a 16 (diconsi sedici) euro la bottiglia: imbattibile per via del prezzo. Già comprato, comunque, in opportuna quantità.
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)
Champagne Brut Améthyste Louis Barthélémy
Accidenti, che buono! Pieno, denso, fruttatissimo, e poi nocciola, brioche. Bel sale. Lunghezza considerevole. Peccato sia esaurito. Su Chateauonline veniva 24,90 euro la bottiglia.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)
Champagne Brut Sélection Jean Diot
Ecco, se non fosse esaurito me ne comprerei un mezzo bancale. Mi piace, accidenti se mi piace, con tutti quegli agrumi: mandarino, arancia rossa, kumquat. E poi la brioche all'albicocca e il pane appena sfornato. E gran sale, e beva. Veniva 21,90 euro su Chateauonline e mi pento di non averlo assaggiato in tempo per riordinarlo. Chiunque lo rintracciasse è pregato di darmene notizia.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)

23 novembre 2011

Nec Plus Ultra

Angelo Peretti
Allora, se non ricordo male, Ercole raggiunse la fine del mondo, prese una montagna, la spezzò in due e sopra ci scrisse "nec plus ultra", e cioè, di là non c'è nulla, perché si è arrivati al limite estremo. Ora, che un produttore di vino metta in etichetta la frase scolpita sulle colonne d'Ercole potrebbe sembrare un po' azzardato, ma se il produttore è uno champagnista come Bruno Paillard, che è uno che con le bollicine ci sa fare davvero, be', allora bisogna prestarci attenzione. Fortuna vuole che il Nec Plus Ultra 1996 io possa averlo assaggiato, e posso dire che la sentenza ci sta: siamo proprio agli estremi, e sarebbe meglio dire ai vertici, del piacere del mondo con le bolle.
Ordunque, mi si dice che con questo suo Nec Plus Ultra il suo facitore Paillard abbia voluto provare a realizzare il più grande Champagne che gli sia possibile fare, e per questo occorra attendere che stiano assieme parecchie congiunture favorevoli. Insomma, ci dev'essere un'annata di quelle perfette. La prima fu il '90, poi venne il '95 ed ora ecco uscito il '96.
Metà chardonnay, metà pinot noir, uve prese da quattro dei diciassette villaggi classificati come grand cru. Dodici anni sui lieviti, poi altri tre di riposo dopo la sboccatura (Paillard ci tiene all'affinamento post dégorgement, e sulle bottiglie la data della ritappatura ce la mette sempre). Dosaggio basso basso.
Nel bicchiere ci trovi i fiori essiccati, il fieno, le noci, il frutto disidratato, un che di iodato, di aria di mare. Una cremosità assoluta, che lo rende dapprima quasi impalpabile, e ti viene da pensare alla seta, al cachemire, e ti coccola. Eppoi invece ecco che prende slancio, che corre, che diventa affilato. Sì, raramente si trova una dinamicità di genere in un vino.
È un gran vino, insomma, e come tutti i grandi vini va mica bevuto freddo: meglio tenerlo a temperatura di cantina e poi metterlo in un secchiello con acqua e ghiaccio, che si rinfreschi senza raffreddare.
Ora, però, devo dare un'avvertenza a chi volesse prender su e andare a comprarselo e a berselo, 'sto Champagne delle meraviglie: attenti, ché non costa poco. Cuzziol, il distributore, dice che viene intorno ai centottanta euro più iva, che fa qualcosa come duecentoventi euro, che non sono pochi. Il prezzo della bellezza.
Champagne Brut N.P.U. Nec Plus Ultra 1996 Bruno Paillard
Tre lieti faccini :-) :-) :-)

9 luglio 2011

Champagne Brut Prestige Blanc de Noirs Benoit Lahaye

Angelo Peretti
La bottiglia che ho tastato (bevuto) era degorgiata il 15 gennaio del 2010, e dunque il vino l'ho avuto nel bicchiere ben lontano dalla sboccatura. Informazione importante per coloro che credono che l'indicazione della data di sboccatura sia fondamentale per un vino con le bolle.
Detto ciò come premessa, dico anche che 'sto Champagne l'ho trovato davvero una bell'interpretazione del pinot con le bollicine. Frutto maturo, nocciola tostata, croissant alla pesca, resina di pino. E poi bocca cremosa, densa, succosa di fruttino, agrumata perfino (e per di più, c'è un che di scorza d'arancia candita, stile panettone di Natale di quelli artigianali, burrosi). E c'è la crema inglese e qualche accenno d'erbe officinali.
Vino complesso e insieme bevibile.
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)

24 marzo 2011

Champagne Brut 1990 Jacques Beaufort

Mario Plazio
Sono numerose le cuvée di Jacques Beaufort, questo produttore di Ambonnay. Questo ’90 proviene in particolare dai vigneti di Polisy.
È una bella sorpresa, a distanza di 20 anni mantiene una freschezza e una purezza che molti champagne più celebrati nemmeno si sognano.
I vini di questa maison sono piuttosto rustici, nel senso migliore e “contadino” del termine. Questa bottiglia è invece di una finezza che non mi aspettavo.
Al naso dominano gli agrumi (un bellissimo mandarino), mentre al palato si stagliano aromi di frutta secca e candita, spezie e cedro. La spuma è finissima, impalpabile. A colpire è però la grande spontaneità dell’insieme.
Una eccellente bottiglia, finita come da copione troppo presto.
Tre faccini :-) :-) :-)

12 marzo 2011

Champagne Cuvèe Vive Grand Cru Extra Brut Claude Cazals

Mario Plazio
Bella scoperta questa cuvée dal piccolo prezzo (credo costi intorno ai 15 euro in cantina), ma di grandissima soddisfazione.
Se amate gli Champagne minerali, diritti, gessosi e salati, questa etichetta non deve sfuggirvi. Un vino perfetto, senza fronzoli, grande da aperitivo e da pesce crudo.
Credo sia un 100% chardonnay proveniente da Mesnil-sur-Oger, e quindi vanta un pedigree di assoluto prestigio.
Un altro piccolo produttore di sicuro interesse. Spero di poter assaggiare presto il resto della sua produzione.
Due faccini e mezzo :-) :-)

1 marzo 2011

Champagne Grand Cru Extra Brut Marie-Noelle Ledru

Mauro Pasquali
Ci vuole grande mestiere per saper gestire quel vitigno scontroso e difficile qual è il pinot nero. Se poi si tratta del pinot noir di Ambonnay occorre anche grande carattere e personalità, tutto quello che non manca a Marie-Noelle Ledru, vigneron capace di produrre grandi Champagne nel solco di una tradizione famigliare vecchia di sei generazioni.
I suoi Champagne sono di grande spessore e struttura, ma mai monotoni, sempre in evoluzione. Li assaggi e credi di aver colto tutto di loro. Li riassaggi dopo qualche mese (o anno) e li scopri ancora in evoluzione là dove ti parevano aver raggiunto la stabilità e la tranquillità.
Marie-Noelle fa prodotti non semplici e che, forse, non tutti apprezzano, proprio per la loro grande personalità.
Il Grand Cru Extra Brut è, di fatto, un dosage zéro dove la grande personalità del pinot noir di Ambonnay esce prepotente, nervoso e dalle mille sfaccettature.
Croissant, erbe aromatiche, piccoli frutti rossi in primi ribes nero, un che di citrino per un naso estremamente complesso.
In bocca la grandissima acidità fa da cornice ad una grande eleganza. Lunghissimo, con un piacevole retrogusto di nocciole e balsamico.
Tre beati faccini :-) :-) :-)

6 dicembre 2010

Champagne Brut Cuvée du Bicentenaire Emile Leclère

Mario Plazio
Una maison che non conoscevo con sede a Mareuil, nei pressi di Epernay.
Questa cuvée è ottenuta da una maggioranza di chardonnay con un 40% di pinot meunier e pinot nero.
È un tipico Champagne da aperitivo dotato di una bollicina molto fine. Lo definirei piuttosto rustico, non so se a causa della provenienza da millesimi magri e di risicata maturità, o per scelta stilistica. Fatto sta che è segnato da un'acidità fin troppo pronunciata (e se lo dico io che adoro l’alta acidità dei vini…) che, associata ad una materia non delle più solari, rende l’insieme comunque non di facilissima decifrazione.
Al palato ha delle buone doti, il finale è sapido e non manca di un accenno di complessità speziata che sfuma nella frutta secca e negli agrumi.
Potrebbe anche necessitare di un ulteriore affinamento in cantina per smussare la grande verticalità.
Un faccino e mezzo :-)

25 ottobre 2010

Champagne Grand Cru Brut Intégral François Secondé

Angelo Peretti
Avviso ai naviganti: trattasi - questa - di indicazione champagnista esclusivamente indirizzata a chi è alla ricerca di bolle che non ammettono smancerie o mediazioni. Niente roba da aperitivo leggero, dunque. Niente sdolcinature, neppure.
Pienotto, denso di frutto, croissant all'albicocca, spezia, fiori secchi, ma soprattutto salatissimo.
Ecco: la sensazione che ti propone questo Champagne è proprio quella dal sale. E ti fa salivare a lungo.
Eppi c'è il corpo, che è - dicevo - pieno, quasi grasso.
La bollicina è calibratissima, e ingentilisce la struttura.
Insomma: bolla comunque da piatti anche impegnativi, ché è capace d'adattarsi con nonchalance alla tavola. Vorrei averlo provato in un test magari impegnativo: per esempio su qualche bel salume cotto in pignatta (cotechino, salama da sugo et similia). Se vi capitasse...
Fatto per l'ottanta per cento col pinot noir (il resto è chardonnay) e non dosato: roba da gente che ama lo Champagne di carattere.
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)

14 settembre 2010

Champagne Blanc de Blancs Grand Cru Le Mont Aigù Jack Legras

Angelo Peretti
Tutto chardonnay per questo cru champagnista prodotto, a quel che ho capito, in poche, pochissime bottiglie. E ancora se ho afferrato giustamente, potrebb'essere un millesimato, ché si fa con l'uve di una sola vendemmia, ma non il produttore non lo scrive in etichetta per suo vezzo. Sia come sia, quest'è una bolla che bevi con piacere, con quella sua cremosità che dir carezzevole non è esagerato.
Ho avuto occasione di berne un paio di bicchieri al Giardino delle Esperidi, il ristorantino di Bardolino che ha in Susy Tezzon un'appassionata ricercatrice di bolle franciose di quelle che lasciano il segno.
Al naso e in bocca è un tripudio di frutto giallo stramaturo, di mandorla, di zafferano, di crosta di panettone, di fruttino di sottobosco, di muschio perfino.
E c'è sale, tanto, che ti fa salivare e t'invita a metterci assieme un buon piatto. E c'è, dicevo, una cremosità che avvimce, con una bolla che non aggredisce proprio per nulla ed anzi accarezza.
Peccato sia pressoché introvabile.
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)

9 luglio 2010

Champagne Grand Cru Blanc de Blancs 2003 Corbon

Angelo Peretti
In fatto di bolle, siete gente da chardonnay o da pinot (nero, meunier)? Se state col primo dei due schieramenti, questo qui è uno Champagne che penso proprio potrebbe piacervi: il Grand Cru Blanc de Blancs millesimato 2003 della maison Corbon.
Altra domanda: se amate il Blanc de Blancs, preferite la maturità del frutto - magari accentuata dalla vena boisé - o ne cercate una tendenza più spigolosa? Anche in questo caso, se state dalla prima parte, questa è etichetta che fa per voi. Con quell'albicocca - maturissima e in confettura -, quella burrosità, quella nocciola che certo vi daranno soddisfazione.
Lo Champagne in questione m'è stato inviato direttamente dalla casa, e ringrazio. E l'ho provato - bevuto - volentieri.
Mi si dice che la proprietà è di 6 ettari. Ad Avize, Grand Cru caratterizzato da terreni in prevalenza gessosi, "che conferiscono corpo e pienezza allo chardonnay". Ed è questa la linea stilistica del vino: corpo e pienezza, appunto, con l'aggiunta di perlage minuto e cremoso, assolutamente, indelebilmente, perfettamente champagnista.
Dicono, alla maison, che il loro obiettivo è la "ricerca di una più spiccata matericità dello champagne". Be', direi che ci siamo, ed è matericità di lunga persistenza al palato.
Ergo: qui ci ritrovate tutti i requisiti per chi predilige, appunto, lo chardonnay: il vitigno ovviamente, in una zona assolutamente vocata, eppi il frutto e una sostanza setosa e perfino un'annata anch'essa sostanziosa (col suo calore: ricordate vero?).
Oh, aggiungo che se avete in mente di fare un giro nella zona durante le vacanze, una sosta in azienda potrebbe essere interessante, perché - l'ho letto nella documentazione che mi hanno inviato - Agnès Corbon e suo padre Claude hanno allestito tre diversi workshop per gli appassionati delle bollicine franzose. Il primo si chiama "une journée en Champagne" e si propone di far conoscere di tutto e di più in fatto d'elaborazione dello Champagne e di degustazione. Altro stage è quello su "Champagne e cibo". Terza proposta: "L’aoc Champagne et bien plus encore: Champagnes et arômes", dedicato alla fisiologia del gusto. Ovviamente il tutto con visita alla cantina e assaggi. Non male: occorrerebbe che anche in Italia ci fosse simile attenzione alla didattica del vino e a quello che - un po' pomposamente - si vuol chiamare enoturismo.
Ah, dimenticavo i faccini: due, piuttosto lieti :-) :-)

1 giugno 2010

Champagne Grand Cru Brut Blanc de Blancs Bonnaire

Angelo Peretti
C'è chi li preferisce freschi, chi invece li ama di più se sono stati a riposare un po' in cantina. Parlo degli Champagne. Ecco, io sono in genere un seguace della prima linea di pensiero: normalmente, li preferisco non troppo lontani dalla sboccatura. Questione di gusti personali.
Ma come ogni regola, anche questa ha l'eccezione. E una delle eccezioni m'è capitato di viverla qualche sera fa. Sceso in cantina a cercare una bottiglia per cena, ho trovato una boccia di Champagne della maison Bonnaire che avevo lasciato lì almeno un annetto fa. Che fare? Ovvio: si apre. E, accidenti, ho trovato un gran bel vino.
Ora mi trovo a doverlo descrivere, questo vino. E la prima cosa che mi viene in mente è che questo Champagne Blanc de Blancs mi ricordava terribilmente - come dire - uno Champagne Blanc de Blancs. Il che, lo ammetto, può sembrare qualunquista, ma indica invece una totale, assoluta corrispondenza all'imprinting di una precisa tipologia.
Insomma: perfetto già all'olfatto con quella crosta di pane, quella frutta secca, quella brioche all'albicocca, quella pasta frolla burrosa appena sfornata. E la bocca in corrispondenza. E una cremosità avvolgente.
Ora, sì, capisco: più che a una recensione, quel che ho scritto somiglia a una pagina di diario. Be', che c'è di male?
Tre lieti faccini :-) :-) :-)

29 maggio 2010

Champagne Brut La Desirée Michel Furdyna

Angelo Peretti
Squadra che vince, non si cambia, si diceva nel fùbal di una volta, quello che si giocava per passione, mica il football odierno dei multimilionari in braghette corte supersponsorizzati. Oppure si sanciva che chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quello che lascia, ma non quello che trova. E insomma avete capito il senso.
Ora, gli è che da qualche anno a questa parte, in fatto di bolle fraciose provo e riprovo, e trovo anche grandi bottiglie, ma alla fine ritorno sempre "a casa" e mi stappo volentieri uno Champagne che trovo piacevolissimo, costantemente ben fatto, e per di più ad un prezzo accettabilissimo: il Brut Réserve di Michel Furdyna.
Essendo però Furdyna uscito con una serie d'altre bottiglie, ho voluto provare. Ed anche se con qualche scetticismo, ho preso il suo nuovo chardonnay, La Desirée. Scetticismo dovuto al fatto che di solito preferisco le bolle che vengono dall'uve nere, e infatti la Réserve è pinot noir.
Dico ora che questa Desirée è una bella sorpresa. Per chi ami i blanc che sanno d'agrumi. E infatti è questa la sensazione dominante: l'agrumato. Che rende freschissima la beva.
C'è poi un che di mandorla tostata, un accenno di brioche all'albicocca. Ma giusto un accenno. Domina l'agrume, l'arancia rossa, il mandarino, il kumquat.
C'è anche bella salinità. Va giù che è un piacere.
Viene intorno ai 24 euro on line, confermando il grande rapporto qualità-prezzo dei vini di questa maison.
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)

11 maggio 2010

Champagne Rosé de Saignée 1er Cru Brut Larmandier Bernier

Angelo Peretti
Non credo che rosé sia la parola giusta. Certo, è giusta sotto il profilo regolamentare. Ma questo è un rosso con le bollicine. Se proprio volete, cerasuolo. Ma ci vuole un bello sforzo d'autopersuasione per farlo rientrare negli schemi mentali dell'ortodossia rosatista. Ti spiazza.
Del resto, in etichetta parla chiaro: dice che è un rosé de saignée. Che viene insomma direttamente dal pinot nero macerato, da cui vien fatto salasso. Viene da vino rosso, insomma. Ed ha le bolle, appunto.
Non è facilissimo trovarne di Champagne ottenuti con il salasso del pinot nero. Certamente perché la produzione è piuttosto piccola. Ed anche perché sono vini che si potrebbero definire estremi. Roba che o la va o la scappa. Senza mediazioni. Ma quando trovate uno Champagne ottenuto con questo metodo, cercate di non farvelo scappare. Soprattutto se siete, insieme, amanti appunto dello Champagne e del pinot noir.
Del colore ho detto.
Naso e bocca sono in sintonia: il classico, tipico, intrigante fruttino del miglior pinot nero. Con una bella vena minerale sul fondo.
Insomma: un vero e proprio pinot nero con le bollicine, non solamente uno Champagne da uve di pinot nero.
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)

7 maggio 2010

Champagne Brut Milher

Angelo Peretti
Il venditore, on line, dice che "lo Champagne di M. Milher Brut ci ha conquistato per la sua semplicità e il suo incomparabile rapporto qualità-prezzo". Il cliente, che sarei io, concorda.
Ho comprato la bottiglia su Vinatis, mio abituale piazza virtuale d'acquisto on line. Prezzo: 15,70 euro, in offerta, anche a singola bottiglia. Incredibile, per uno Champagne: non ci compri granché, a quel prezzo, in enoteca.
Il rapporto qualità-prezzo c'è tutto, dunque: il sito dice il vero.
Dice la verità anche per la semplicità: vero, verissimo, è uno Champagne semplice, da beva disimpegnata, ma è ben fatto, e vale l'acquisto.
Sa soprattutto di mela, croccante, e un po' d'albicocca e appena appena di croissant.
La bolla non è cremosissima, ma è ben calibrata.
Un buon vino da aperitivo, ma anche da cucina estiva di non particolare impegno.
Me lo sono goduto con del pane caldo e qualche fetta di mortadella al pistacchio.
Un lieto faccino :-)

9 aprile 2010

Champagne Grand Cru Brut Zéro Varnier-Fanniere

Angelo Peretti
Quando si parla di Champagne, occorre tener conto che ci sono le scuole di pensiero e che, a parte il solito dualismo fra chi ama una prevalenza di chardonnay e chi vorrebbe solo pinot (personalmente, tendo a propendere per la seconda opzione, anche se non mi piace assolutizzare), ci si divide, nel mondo degli appassionati, fra che beve i vini dosati e chi invece adora il dosaggio zero. Intendo, Champagne che al momento della ritappatura abbiano avuto aggiunte di zucchero, oppure che siano nature (e anche qui per parte mia propendo per la second'ipotesi, anche se certamente si ha a che fare con vini meno piacioni, più spigolosi, ma pure più personali).
Ora, questo Brut Zéro della maison Varnier-Fanniere l'ho avvicinato proprio perché ho letto che "non contiene nemmeno un grammo di zucchero", e n'ero dunque incuriosito. E adesso che l'ho tastato credo proprio che me ne comprerò qualche bottiglia: è davvero un gran bel bere.
Succosissimo di fruttino quasi asprigno e di agrumi (l'arancia, il mandarino, anche un che di pompelmo), ha slancio, vitalità, carattere. E una beva salina e invitante. E una vena acidula quasi irriverente. E in ogni caso lo riconosci Champagne fin nell'intimo più profondo.
La bollicina è sottilissima, persistente, insistente.
Ma le belle notizie non finiscono mica qui. C'è anche la faccenda del prezzo. Sappiate che cercandolo on line potrete acquistarlo a 29 euro, e per una bolla del genere è un prezzo che induce all'acquisto immediato.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)

31 marzo 2010

Champagne Grand Cru Brut 2002 Delavenne

Angelo Peretti
Qualche tempo fa ho scritto dello Champagne del tipo tradition di Delavenne, dal gran bel rapporto qualità-prezzo. Eccomi ora ad aver tastato il millesimo 2002. Fatto con uve dei vigneti di Bouzy e di Cramant. Chardonnay, soprattutto (all'ottanta per cento), e un po' di di pinot noir, ma d'unica raccolta.
Il colore è paglierino, la bolla finissima.
Il naso, classicissimo, con la crosta di pane, il lievito, il croissant all'albicocca, un che di boisée.
Al palato, lo chardonnay lo indovini subito per quella mielosità del vino, che è tipica. E il pinot noir conferisce invece struttura e personalità. E un che di fruttino rosso di bosco.
Aggiungo che ci si ritrova la nocciola. E c'è, sottesa, anche una piacevole vena agrumata.
Leggo sul sito internet dell'azienda che lo consigliano come aperitivo o come accompagnamento per il foie gras, l'aragosta o i gamberoni: se solo potessi averne a portata di mano, verificherei immediatamente, e credo peraltro possano avere ragione.
Se si considera che lo si può comprare on line, qui in Italia, intorno ai 28 euro, è proprio un bel bere.
Due lieti faccini :-) :-)

18 marzo 2010

Champagne Extra Brut Rosé Saignée de Sorbée Vouette et Sorbée

Angelo Peretti
Oh, l'ineffabile bellezza del pinot noir. Ecco, chi ama il pinot nero con le bollicine, si segni questa bottiglia: se ne innamorerà, ci scommetto. O almeno, io me ne sono innamorato di questo Champagne di Vouette et Sorbée.
Sta scritto in etichetta: saignée. Che sta per salasso. Significa che si vinifica in rosso, normalmente, e poi di vino se ne toglie una parte, la si salassa dalla massa. I rosé si sanno o così, o con la vinificazione in rosa (con parziale contatto fra mosto e bucce) delle uve a bacca nera.
Questo è un salasso da uve di pinot nero, provenienti da campi condotti secondo il metodo biodinamico.
Il vino è d'un rosato carico, cerasuolo. Brillantissimo. Cristallino.
Al naso che sia pinot nero non ne hai il minimo dubbio: fragolina di bosco, fragola matura. E un che di speziato. Elegantissimo e avvincente. Giusto perché vedi la spuma nel bicchiere e le bolle che salgono come microscopiche perle, sennò diresti che quest'è proprio un rosso borgognone.
In bocca trovi conferma dell'indole del pinot nero. E la fragola sembra quasi quella delle gelatine di frutta. Ed è vino avvolgente. E c'è cremposità. Eppure anche bella struttura, e personalità in rilievo, e persistenza di tutto rispetto. E quel fruttino che si distende: che piacevolezza.
Un amore. Un po' costosetto: 46 euro più iva se l'acquistate on line.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)

21 febbraio 2010

Champagne Brut Rosé Sélèque

Angelo Peretti
Non sono un fan scatenato dello Champagne in versione rosa. Preferisco la tradizionale interpretazione in bianco, soprattutto se viene da uve nere, dal pinot. Però ogni tanto mi faccio tentare da qualche bottiglia rosatista. E così è accaduto per questo Champagne Rosé etichettato da Sélèque.
Leggo sul sito della maison che il vino nasce da un assemblaggio di un novanta per cento di chardonnay con un po' di pinot noir vinificato in rosso. E che un dieci per cento d'entrambi i vini destinati alla cuvée s'affina in botte di rovere "pour apporter rondeur et vinosité".
Ordunque, di vinosità in effetti ce n'è, e di rotondità anche. E c'è pure un bel fruttino: direi ribes, soprattutto, e un che di fragolina di bosco, vagamente acidula.
Ma soprattutto ad avermi favorevolmente colpito è stata la cremosità. Velluto, ecco, è proprio di velluto 'sto Champagne rosato. Carezzevole.
Si beve che è un piacere, ed accompagna l'aperitivo, l'antipasto, lo spuntino, ma anche la chiacchiera disimpegnata. Da ricordare per l'estate che verrà.
Due lieti faccini :-) :-)

20 gennaio 2010

Champagne Grand Cru Tradition Brut Delavenne

Angelo Peretti
Sessanta pinot nero, quaranta chardonnay, è lo Champagne base, se non sbaglio, fra quelli targati Delavenne. Ed è comunque un bel bere, piacevolissimo. Da aperitivo, certo, ma anche da mettere in tavola: se la cava egregiamente.
Classicissimo, direi, con quelle sue sensazioni di crosta di pane appena sfornato, di nocciola, di fruttino di bosco.
In bocca è fatto di crema. Velluto. E ci trovi la crostata all'albicocca, e ancora la nocciola. Ed ha una bella persistenza.
On line lo si acquista intorno ai 23 euro.
Due lieti faccini :-) :-)