Questa non
me la sarei aspettata. Esco da Beaune, una delle capitali della Borgogna
del vino, e poco prima dell'ingresso dell'autostrada cosa trovo? Trovo
L'Amarone. Un ristorante italiano, con tanto di insegna tricolore
verde-bianco-rosso e per nome, appunto, L'Amarone.
Per vendere
"italiano" nel cuore della Borgogna si affidano al rosso valpolicellese.
Mica male, per gli amaronisti: sono nel mito dell'italianità. Dunque, dureranno.
Sono andato a vedere il sito del ristorante.
Di Amaroni in carta ne hanno sei: tra i "Galactici" (è la serie dei
vini italiani di punta) ho visto Quintarelli '98 e Dal Forno '02, mentre
nella lista "delle Venetie" ci sono Corte Giara (seconda linea di
Allegrini), Santa Sofia, Santi (è del Gruppo Italiano Vini) e Galtarossa
(distribuito dal Giv)
La cucina? Stile italiano: carpaccio, tagliatelle, gnocchi, pizza. Perfino il filetto all'Amarone. Se ho provato? Macché.
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11 novembre 2011
5 agosto 2011
Voilà, il tappo-sgabello
Angelo Peretti
Della serie: cose che un vero appassionato di vino non dovrebbe mai farsi mancare. Siòri e siòre ecco a voi l'unico, irrinunciabile tappo-sgabello in puro "sughero portoghese della miglior qualità". La pubblicità degli "extra large cork stools" - gli sgabelli a forma di tappo extra large - l'ho vista su Decanter. E da lì sono passato al sito The Wine Journal, che commercializza questi prodotti. E lì ho scoperto che per la modica cifra di 65,40 sterline ci si può accaparrare uno dei centottanta sgabelli a forma di tappo da Champagne da centimetri 50 (altezza) per 34 (larghezza), per un peso di 10,7 chili. "Robusti, stabili e innovativi", come dice l'annuncio, sono oggetti "super cool" e perfino "eco friendly", per via che, essendo in sughero, si possono totalmente riciclare. Ebbene, cosa aspettiamo a prendercene uno per il nostro giardino? Sai che gusto bere un bicchiere di bolle seduti su un super-tappo a fungo?In alternativa, c'è uno sgabello-tappo raso che è costruito con mille tappi di sughero l'uno appiccicato all'altro (58,80 sterline) o un tappone-sgabello che riproduce un tappo di Bordeaux del 1989 (54 sterline), entrambi, come lo champagnoso, in soli centottanta pezzi. Un'occasione. Per chi ama il genere.
4 agosto 2011
Ma lo Chardonnay va nel bicchiere panciuto?
Angelo Peretti
Urca, adesso non capisco. Vabbé che generalmente faccio fatica a bere Chardonnay (sono un bevitore A-B-C: Anything but Chardonnay, qualunque cosa purché non sia Chardonnay). Capisco anche che gli americani amino invece gli Chardonnay, e soprattutto i loro, che a volte - spesso - ci van giù pesante col legno. Capisco tutto. Ma siamo sicuri che per bere Chardonnay occorre usare un bicchiere largo stile balloon?Perché è esattamente quel che si vede sulla copertina del numero di luglio di Wine Spectator, la rivistona del vino a stell'e strisce. Numero che ha come cover story l'articolo su più di cento Chardonnay californiani valutati 90 e più punti. E c'è la foto d'un vin bianco che esce dalla bottiglia e finisce nel bicchiere. E il bicchiere è un bicchierone da rosso, un balloon, di quelli - bicchieri - che non mi piacciono proprio per niente, ché li trovo tremendamente scomodi.
Mi sbaglio io, oppure c'è da discutere sulla scelta iconografica di Wine Spectator? A meno che...
A meno che 'sti Chardonnay panciuti e cicciuti che vanno così bene negli States non siano, appunto, così grassocci e concentrati e legnosi che van serviti come fossero un rosso. Boh?
13 giugno 2011
C'è chi vorrebbe già bere vini del 2011
Angelo Peretti
Su "Io Donna", magazine del Corriere della Sera, sabato c'era un servizio di moda che diceva: "Nelle vetrine si vede già l'autunno". E spiegava, "per cominciare", le quattro tendenze fashion che stanno emergendo: stampe, maglierie, tessuti, colori.Già, non è ancora estate e il made in Italia dell'abbigliamento mette già in mostra l'autunno, cercando d'intercettare chi soffre di bulimia da novità, chi vorrebbe apparire sempre un passo avanti degli altri.
Anche al ristorante, c'è chi vorrebbe di già i vini del 2011. Esagero? Provate a chiedere a qualche ristoratore.
Si vive d'apparenza.
28 maggio 2011
Sangiovesé
Angelo Peretti
Accidenti, 'sti francesi hanno il vizio di mettere sempre l'accento in fondo. Per esempio, la signora moglie presidenziale Carla diventa Carlà, e cose del genere. Vuoi vedere dunque che adesso arriva anche il Sangiovesé, con l'accento sulla e finale?
Sissignori, pare che i francesi si stiano buttando a pesce sul vitigno tosco. Lo leggo sulla versione on line del mensile britannico Decanter. Dice che il sangiovese è stato piantato in maniera sostanziosa nella regione dell'Herault, nel sud della Francia: i Vivai Cooperativi Rauscedo ne hanno venduto all'incirca 170 mila barbatelle a cinque produttori della zona (sono i Domaine de Gournier, des Peyrats, de la Bousquette, Clos des Roques e de St. Laurent). Quelli messi giù in Francia sono cloni delle varietà del sangiovese toscano, del brunello, del romagnolo, del prugnolo e del morellino.
Ecco qua: ancora quattro-cinque anni e i francesi si metteranno a imbottigliare il Sangiovesé.
Accidenti, 'sti francesi hanno il vizio di mettere sempre l'accento in fondo. Per esempio, la signora moglie presidenziale Carla diventa Carlà, e cose del genere. Vuoi vedere dunque che adesso arriva anche il Sangiovesé, con l'accento sulla e finale?
Sissignori, pare che i francesi si stiano buttando a pesce sul vitigno tosco. Lo leggo sulla versione on line del mensile britannico Decanter. Dice che il sangiovese è stato piantato in maniera sostanziosa nella regione dell'Herault, nel sud della Francia: i Vivai Cooperativi Rauscedo ne hanno venduto all'incirca 170 mila barbatelle a cinque produttori della zona (sono i Domaine de Gournier, des Peyrats, de la Bousquette, Clos des Roques e de St. Laurent). Quelli messi giù in Francia sono cloni delle varietà del sangiovese toscano, del brunello, del romagnolo, del prugnolo e del morellino.
Ecco qua: ancora quattro-cinque anni e i francesi si metteranno a imbottigliare il Sangiovesé.
27 maggio 2011
Ventottomila ceppi per ettaro: non è che stiamo esagerando?
Angelo Peretti
Leggo sulla Revue du Vin de France che il celebre vigneron alsaziano Jean-Michel Deiss, profeta della biodinamica, s'appresta a piantare una vigna ad ultra-densità: ventottomila ceppi per ettaro. Pensare che da quelle parti la media è di cinquemila piante per ogni ettaro di vigneto. "Voglio vedere come si comporta la pianta in una situazione di concorrenza assoluta", dice il vignaiolo, "avido d'esperienze", alla Revue. Curiosi tutti di vedere come va. Ma per ora mi viene solo una domanda: non è che stiamo esagerando? La risposta è: lo scopriremo solo vivendo (citazione battistiana). O meglio, lo scopriremo bevendo, fra qualche annetto.
1 maggio 2011
Prelievo
Angelo Peretti
Qualche giorno fa sono stato a fare le analisi del sangue e sulla ricevuta del pagamento del ticket ho letto "prelievo vinoso in ambulatorio" e mi sono preoccupato.Poi ho guardato meglio e ho visto che in realtà era "venoso" ed è tornato il sereno dentro di me: ho capito che invece di smettere di bere dovrò più semplicemente recarmi dall'oculista.
29 aprile 2011
Come per me il Royal Wedding si è trasformato in un affare
Angelo Peretti
Le favole esistono, e la gente se ne nutre. Ho saputo che stamattina c'è chi si è messo in ferie pur di poter seguire in tv il Royal Wedding, le nozze reali fra William e Kate. Beata gente…C'è anche chi, attorno all'evento, ci ha fatto dei bei soldini. Ho visto a un telegiornale, per esempio, che andavano a ruba le tazze con l'immagine degli sposini. E mi domando che cosa se ne faccia uno con una tazza che abbia sopra la foto del principe.
Certo non mi sarei aspettato che il matrimonio regale si rivelasse un affare per me. Per me, intendo, come bevitore. Come, come? Credete che vi prenda in giro? E invece è proprio così. Perché aprendo la posta mi son trovato la mail d'un sito internet di commercio elettronico di vino, da cui abitualmente compro, che m'offriva la possibilità di comprare lo Champagne Pol Roger, quello scelto per il brindisi nuziale, al prezzo di 23,90 euro, anziché i 29,90 di listino. Il 20% di sconto. Il tutto limitato a 300 bottiglie in tutto, in onore degli sposi: chi prima arriva, meglio alloggia.
Mica male. E siccome il Pol Roger è un'affidabile bolla d'aperitivo, be', ho pensato che male non faccio a unirmi alle celebrazioni. C'è sempre una scusa buona per bere Champagne.
13 aprile 2011
Bollicine nere per il ministro
Angelo Peretti
Vero che uno quando ha sete può bere quello che vuole. Vero che ai vari convegni del Vinitaly sul tavolo c'era l'acqua minerale e mica il vino. Ma santiddìo la signora Ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla doveva proprio presentarsi con la lattina di Coca Cola davanti alle telecamere quando, alla fiera veronese del vino, ha siglato col suo neo-collega dell'Agricoltura, Francesco Saverio Romano, il protocollo d’intesa per promuovere in maniera coordinata il turismo enogastronomico italiano? Eccolo qui il nuovo stile di promozione dell'Italia delle tipicità: bollicine nere.
Leggete cosa dice Vanity Fair.
4 aprile 2011
In onore dell'osteria veronese
Angelo Peretti
A Verona si chiama gòto il tozzo bicchiere delle osterie d’una volta. Ma invitare qualcuno ad andare assieme a bere un gòto è qualcosa di più che proporgli un bicchier di vino. Perché l’osteria veronese è prima di tutto il luogo eletto per la chiacchiera e il pettegolezzo. Il vino è il pretesto, e ci vuol tempo, e dunque non lo prendi mai da solo, ma l’accompagni sempre e comunque con qualcosa da sbocconcellare.
Senza tirare in ballo complicate teorie sociologiche sulle classe sociali, in città distingui fra chi ti offre un caffè e chi ti propone un gòto. I primi sono i forestieri, gli altri quelli che hanno radici nella città. Gli uni cercano un bar e si esprimono in un corretto italiano, gli altri praticano l’osteria e conversano in dialetto.
Nella prima metà del Novecento, Hans Barth diceva che Verona è l’osteria dei popoli. Impossibile capire Verona se non si frequenta l’osteria.
Lo rammenti, se vuole, chi sarà a Verona per il Vinitaly
A Verona si chiama gòto il tozzo bicchiere delle osterie d’una volta. Ma invitare qualcuno ad andare assieme a bere un gòto è qualcosa di più che proporgli un bicchier di vino. Perché l’osteria veronese è prima di tutto il luogo eletto per la chiacchiera e il pettegolezzo. Il vino è il pretesto, e ci vuol tempo, e dunque non lo prendi mai da solo, ma l’accompagni sempre e comunque con qualcosa da sbocconcellare.
Senza tirare in ballo complicate teorie sociologiche sulle classe sociali, in città distingui fra chi ti offre un caffè e chi ti propone un gòto. I primi sono i forestieri, gli altri quelli che hanno radici nella città. Gli uni cercano un bar e si esprimono in un corretto italiano, gli altri praticano l’osteria e conversano in dialetto.
Nella prima metà del Novecento, Hans Barth diceva che Verona è l’osteria dei popoli. Impossibile capire Verona se non si frequenta l’osteria.
Lo rammenti, se vuole, chi sarà a Verona per il Vinitaly
1 aprile 2011
Il cavatappi a pesce
Angelo Peretti
Questo è uno di quegli oggetti che un vero appassionato di vini non può non avere: il cavatappi a forma di pesce. Accidenti, se lo vorrei. Carino. L'ho trovato in vendita on line su un sito americano: 12 dollari e 99 centesimi.Lo vorrei soprattutto per stappare la mia bottiglia d'oggi, visto che è il primo d'aprile e i pesci impazzano. Ma questo del cavatappi non è un pesce d'aprile. Esiste davvero. E sono perfino tentato di comprarmelo. Tanto, una volta all'anno è lecito andar giù di zucca. Vero che il detto si riferirebbe al carnevale, ma insomma, è poi il primo d'aprile.
30 marzo 2011
Marx sbagliava: la religione è il colesterolo dei popoli
Angelo Peretti
Ma, dico, l'avete letto di quella ricerca che hanno fatto alla Northwestern University, in America? Risulterebbe che "i giovani più legati alla Chiesa sono anche quelli che con più probabilità saranno obesi da adulti". Lo dimostrerebbe uno studio fatto su più di duemila e quattrocento persone che sono state seguite per la bellezza di diciott'anni (diciott'anni, accidenti!). Lo racconta la versione on line del Corriere della Sera (mica la Gazzetta di Roncobilaccio, voglio dire) che spiega che "mettendo a confronto i livelli di partecipazione ad attività religiose di giovani tra i 20 e i 32 anni d'età con il loro indice di massa corporea 18 anni dopo, i ricercatori hanno scoperto che tra i più religiosi la probabilità di essere obesi era del 50 per cento superiore".Oh, signùr. Vabbé che le ideologie sono morte e sepolte, ma Carletto Marx ha sbagliato proprio tutto. Lui era convinto che la religione è l'oppio dei popoli. Invece 'sti qua dicono che la religione è il colesterolo dei govani. Ma per piacere…
Domando: ma c'è proprio proprio proprio mica di meglio da studiare coi soldi per la ricerca?
26 marzo 2011
La nuova moda americana: vino pre dinner
Angelo Peretti
Leggo che il 59% degli americani che consumano abitualmente vino in casa lo bevono da solo, magari mentre preparano la cena, o al massimo con uno snack. Ad affermarlo è un sondaggio di Wine Opinions, un'agenzia statunitense specializzata in ricerche sul mercato vinicolo.
Ecco, è per questo che continuo a dire che noi del vecchio mondo delle vigne e del vino non abbiamo chance se non quella di tornare a portare il vino al proprio posto: a tavola. Altrimenti saremo sempre schiavi delle mode americane: prima lo Chardonnay in barrique, poi i rossi concentrati e muscolosi e marmellatosi, poi il Pinot Grigio, adesso il bicchiere pre dinner. E poi a tavola ci si mette altro, magari gassato, magari dolce. Non abbiamo altra chance, ripeto, che favorire la riscoperta del vino della convivialità e della tavola. E seguiterò a scriverlo fino alla noia.
Leggo che il 59% degli americani che consumano abitualmente vino in casa lo bevono da solo, magari mentre preparano la cena, o al massimo con uno snack. Ad affermarlo è un sondaggio di Wine Opinions, un'agenzia statunitense specializzata in ricerche sul mercato vinicolo.
Ecco, è per questo che continuo a dire che noi del vecchio mondo delle vigne e del vino non abbiamo chance se non quella di tornare a portare il vino al proprio posto: a tavola. Altrimenti saremo sempre schiavi delle mode americane: prima lo Chardonnay in barrique, poi i rossi concentrati e muscolosi e marmellatosi, poi il Pinot Grigio, adesso il bicchiere pre dinner. E poi a tavola ci si mette altro, magari gassato, magari dolce. Non abbiamo altra chance, ripeto, che favorire la riscoperta del vino della convivialità e della tavola. E seguiterò a scriverlo fino alla noia.
13 marzo 2011
Mozart, il Marzimino e il farfallone
Angelo Peretti
Non lo sapremo mai se l’eccellente Marzimino citato nel Don Giovanni di Mozart fosse quello di Isera o l’altro di Refrontolo. Vicino a Refrontolo c’era nato Lorenzo Da Ponte, il librettista, però presso Isera c’era stato Mozart, da giovane. Magari la parola serviva semplicemente per far rima con “versa il vino”.
Quando transito vicino ad Isera, lungo l’autostrada del Brennero, mi viene spontaneo canticchiare, ma solo se viaggio da solo, “in Italia seicento e quaranta; in Almagna duecento e trentuna; cento in Francia, in Turchia novantuna; ma in Ispagna son già mille e tre”. Poi passo al “non più andrai, farfallone amoroso”, che tuttavia non è nel Don Giovanni, ma nelle Nozze di Figaro.
Non lo sapremo mai se l’eccellente Marzimino citato nel Don Giovanni di Mozart fosse quello di Isera o l’altro di Refrontolo. Vicino a Refrontolo c’era nato Lorenzo Da Ponte, il librettista, però presso Isera c’era stato Mozart, da giovane. Magari la parola serviva semplicemente per far rima con “versa il vino”.
Quando transito vicino ad Isera, lungo l’autostrada del Brennero, mi viene spontaneo canticchiare, ma solo se viaggio da solo, “in Italia seicento e quaranta; in Almagna duecento e trentuna; cento in Francia, in Turchia novantuna; ma in Ispagna son già mille e tre”. Poi passo al “non più andrai, farfallone amoroso”, che tuttavia non è nel Don Giovanni, ma nelle Nozze di Figaro.
10 marzo 2011
Pensiero ancora più cattivo: e se le annate son dopate?
Angelo Peretti
E già, me lo son chiesto ieri su queste pagine virtuali: ma siamo proprio sicuri che noi che in Italia scriviamo di vino - o proviamo a farlo - le sappiamo leggere le annate?
Di suo, l'interrogativo dovrebbe essere - o almeno così ritengo - di quelli da far tremare i polsi. Ma Stefano Menti, vigneron, nel suo commento, ci mette un carico (si usa dire da prte di chi gioca alla briscola) evidenziando un altro limite, che è dettato dalla legge: ossia, secondo le norme nazionali, nel vino di un'annata è lecito farci entrare una parte - non irrilevante - di vino d'altra annata. Doping giuridicamente lecito, che complica ancora di più le cose, e rischia di fatto di rendere scarsamente leggibile, sotto il profilo critico, qualsivoglia millesimo.
Sarà mica per questo che per miracolo si fan vini concentrati e robusti e cicciosetti anche in quelle vendemmie che son di stagioni in cui c'è stata pioggia e grandine?
Oh, sì sì, ci sono in giro - eccome! - i geni della rinfrescatina dell'annata stanca. Mica è reato, nossignori. Ma poi stiamo qui a disquisire di identità, naturalità, terroir, vendemmia...
E già, me lo son chiesto ieri su queste pagine virtuali: ma siamo proprio sicuri che noi che in Italia scriviamo di vino - o proviamo a farlo - le sappiamo leggere le annate?
Di suo, l'interrogativo dovrebbe essere - o almeno così ritengo - di quelli da far tremare i polsi. Ma Stefano Menti, vigneron, nel suo commento, ci mette un carico (si usa dire da prte di chi gioca alla briscola) evidenziando un altro limite, che è dettato dalla legge: ossia, secondo le norme nazionali, nel vino di un'annata è lecito farci entrare una parte - non irrilevante - di vino d'altra annata. Doping giuridicamente lecito, che complica ancora di più le cose, e rischia di fatto di rendere scarsamente leggibile, sotto il profilo critico, qualsivoglia millesimo.
Sarà mica per questo che per miracolo si fan vini concentrati e robusti e cicciosetti anche in quelle vendemmie che son di stagioni in cui c'è stata pioggia e grandine?
Oh, sì sì, ci sono in giro - eccome! - i geni della rinfrescatina dell'annata stanca. Mica è reato, nossignori. Ma poi stiamo qui a disquisire di identità, naturalità, terroir, vendemmia...
9 marzo 2011
Pensiero cattivo: ma le sappiamo davvero leggere le annate?
Angelo Peretti
Mi viene un pensiero cattivo, e cioè che molti di noi che scriviamo di vino in Italia abbiamo un difetto: non sappiamo leggere le annate. Non ci siamo allenati. Oppure ce ne dimentichiamo. O non siamo sufficientemente informati, e neppure veniamo informati, perché - si sa - ogni annata qui da noi è l'annata del secolo.
Lo dico rileggendo alcuni report delle anteprime delle varie denominazioni in questi ultimi anni: sono andato a riguardarmene un po' così, per sfizio, per cavarmi una curiosità.
Emergono spesse volte i vini perfettini. E l'imperfezione dell'annata, invece, dove sta? Non è che alla fine, a forza di cercar la perfezione, si finisce per "premiare" soprattutto la mano enologica, il lavoro di cantina? E il tempo, il clima, il sole, la pioggia?
Pensiero cattivo, sì, che mi mette in crisi.
Mi viene un pensiero cattivo, e cioè che molti di noi che scriviamo di vino in Italia abbiamo un difetto: non sappiamo leggere le annate. Non ci siamo allenati. Oppure ce ne dimentichiamo. O non siamo sufficientemente informati, e neppure veniamo informati, perché - si sa - ogni annata qui da noi è l'annata del secolo.
Lo dico rileggendo alcuni report delle anteprime delle varie denominazioni in questi ultimi anni: sono andato a riguardarmene un po' così, per sfizio, per cavarmi una curiosità.
Emergono spesse volte i vini perfettini. E l'imperfezione dell'annata, invece, dove sta? Non è che alla fine, a forza di cercar la perfezione, si finisce per "premiare" soprattutto la mano enologica, il lavoro di cantina? E il tempo, il clima, il sole, la pioggia?
Pensiero cattivo, sì, che mi mette in crisi.
3 marzo 2011
Ma il vino antico è un'anticaglia
Angelo Peretti
Leggo questo (lungo) titolo su un wine magazine: "Bere un vino dell’antico Egitto? Oggi si può, con i nettari prodotti in Medio Oriente. Fatti con metodi antichissimi e vitigni millenari, i vini dell’antichità sono poco corposi, minerali e con note di terra".
Accidenti, non riesco proprio a trattenere un interrogativo: "E chi se ne frega?"
Ecco, la domanda è proprio questa: a qualcuno interessa una roba del genere? Paccottiglia para-archeologica.
Basta, per favore, basta coi vini dell'antico Egitto e dell'antica Grecia e dell'antica Roma e dell'antica qua e dell'antica là. Ogni tanto riaffiorano 'ste solfe dell'antichità. Be', mettetevela via: sono anticaglie.
Leggo questo (lungo) titolo su un wine magazine: "Bere un vino dell’antico Egitto? Oggi si può, con i nettari prodotti in Medio Oriente. Fatti con metodi antichissimi e vitigni millenari, i vini dell’antichità sono poco corposi, minerali e con note di terra".
Accidenti, non riesco proprio a trattenere un interrogativo: "E chi se ne frega?"
Ecco, la domanda è proprio questa: a qualcuno interessa una roba del genere? Paccottiglia para-archeologica.
Basta, per favore, basta coi vini dell'antico Egitto e dell'antica Grecia e dell'antica Roma e dell'antica qua e dell'antica là. Ogni tanto riaffiorano 'ste solfe dell'antichità. Be', mettetevela via: sono anticaglie.
14 febbraio 2011
Per chi sogna di comprare un vigneto in Francia
Angelo PerettiRicevo periodicamente L'Echo du Moulin, la newsletter (cartacea) della maison Cattier, produttrice di Champagne. Ebbene, sul numero invernale c'è, in quarta pagina, un articolino che voglio riportare qui di seguito, traducendolo. S'intitola "Fate il vostro prezzo" e dice così.
"Avete sempre sognato di avere un vigneto in Francia e di farci il vostro nettare? Per lo stesso prezzo, ossia una media di 900 mila euro, potete comprare o un ettaro nello Champagne, oppure circa 70 ettari nella Languedoc-Roussillon. In media, un ettaro di vigna nello Champagne equivale a 8 volte il prezzo di un ettaro di un'altra denominazione d'origine francese. Il prezzo più alto registrato nello Champagne in una recente transazione è stato di 1 milione e 350 mila euro ad ettaro. In confronto, dovreste pagare una media di 87 mila euro in Borgogna e 64 mila nella regione di Bordeaux. Dunque, ancora interessati a comprare?"
Accidenti, bella domanda. Però, a far quattro conti, la tentazione viene. Quella di comprare qualche ettaro di vigna nella bellissima e calda e mediterranea ed a tratti selvaggia Languedoc-Roussillon: a 12-13 mila euro ad ettaro se può fa', o no? Dai che si va a fare vini rossi nel sud della Francia.
27 gennaio 2011
Mangiatevi il fegato (invece dei pop corn)
Angelo PerettiAh, ah! E chi ci avrebbe mai pensato? Leggo su Sette, supplemento del Corriere della Sera, che il Center for Science in the Public lnterest, che non so cosa sia, ma penso sia una cosa americana, ha scoperto che "i pop corn mangiati al cinema sono una bomba calorica di rara proporzione", perché "si va dalle 1200 calorie (il regime calorico quotidiano consigliato da vari nutrizionisti per restare nel peso forma) con 60 grammi di grassi saturi e 980 milligrammi di sodio per la confezione big alle 670 calorie della taglia medium". Verrebbe da dire: "Ma va?".
Mica finita qui, perché "l’eccesso di sale e l’uso di cattivo olio mette sete, dunque si aggiunge un litro di bevanda gassata e si raggiungono le 1.500 calorie". Ripeto: "Ma va?"
Sentite me: evitate di andare al cinema a strafogarvi di pop corn. State a casa, accendete la tv, guardate un paio di telegiornali e mangiatevi il fegato. Il vostro. Non potrete evitarlo, con quello che raccontano.
26 gennaio 2011
Opps! Ma il mondo finisce prima che le mie bottiglie siano pronte da bere?
Sono molto, molto, molto preoccupato per questa storia che il mondo finirà il 21 dicembre del 2012. Il fatto è che ho comprato bottiglie di rossi di Bordeaux del 2009, che mi sono costati parecchio, con i rialzi di quotazione che hanno avuto, e che saranno potabili grosso modo fra il 2020 e il 2040. Ora, se il mondo finisce così presto, non faccio mica in tempo a berle, accidenti.
Ma cosa gli è saltato in mente ai Maya di prevedere la fine del mondo senza pensare che c'è chi ha da invecchiare i vini prima di far saltar tutto per aria?
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