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2 dicembre 2011

Austere bollicine dell'Etna

Angelo Peretti
Questo qui è un pezzo che avrei dovuto proporre a Franco Ziliani per il suo Le Mille Bolle Blog, che narra solo di bollicine, e soprattutto di quelle fatte col metodo classico, con la presa di spuma in bottiglia. Invece no: me lo scrivo e me lo pubblico qui, su InternetGourmet, 'sto pezzo. Parlo di bolle sicule.
È andata in questa maniera. Arrivo a Catania che sono le sei passate del pomeriggio. Alloggio in centro, al Katane Palace Hotel (è un buon punto di riferimento, tenetene conto se dovete dormire in città: io ho trovato la stanza a un prezzo più che equilibrato, prenotando on line, e alla reception sono gentilissimi). Sono stanco e ho voglia di un aperitivo. Chiedo se nelle vicinanze ci sia un'enoteca, un wine bar o qualcosa del genere e mi dicono che se voglio fra pochi minuti in albergo comincia l'happy hour.
Non amo particolarmente gli happy hour, ma per stavolta vada: la stanchezza è tanta e l'idea di non muovermi mi stuzzica. Sul bancone del bar vedo, nel ghiaccio, alcune bottiglie di bianchi siciliani. Noto che ce n'è anche uno a marca Murgo - leggasi Barone Emanuele Scammacca del Murgo, con terre sull'Etna -, e dico al barman che ricordo che l'azienda fa anche bollicine. Lui, il barman, mi risponde che se voglio me le apre, apposta.
Non mi lascio sfuggire l'occasione e opto per il rosé. Ecco dunque il bicchiere (generosa porzione) del Murgo Brut Rosé Metodo Classico 2008, fatto con sole uve di nerello mascalese, autoctone. Lo provo: accidenti, è proprio buono. Soprattutto la bolla, è finissima, cremosa, vellutata, gestita benissimo. E i toni sono austeri, asciutti, diretti, per niente cedevoli a quelle sdolcinature che sono presenti in tanti italici rosati. C'è il fruttino rosso, croccante. E c'è un che di minerale, e d'altro canto le vigne - l'ho letto poi su internet - sono sopra i cinquecento metri d'altitudine sulle sabbie vulcaniche etnee. Lo vedrei bene in tavola, 'sto rosé siciliano con le bollicine.
Visto che in hotel c'è anche un ristorante, decido di cenare lì, in modo d'andare a letto presto. A tavola, chiedo l'altra bolla del Barone del Murgo, il Brut, sempre 2008, sboccatura luglio 2011 (l'ho letto sull'etichetta, dov'è lodevolmente scritto). Anch'esso è da solo nerello mascalese preso dalle vigne sull'Etna: blanc de noir, insomma. Giovane giovane, certo, e sono sicuro che gli farebbe bene un po' di sosta in bottiglia ancora, e comunque anche qui la bolla, pur più incisa che nel rosé, è interpretata piuttosto bene. E c'è una tensione notevole. Vino affilato, di bella personalità. Ancora asciuttissimo. Col ribes e la crosta di pane in sottofonfo. E nuovamente gli accenni minerali. Altro bel vino. Ed anche per questo mi viene l'aggettivo che ho usato per l'altro: è austero.
Ecco, le bollicine del Barone Scammacca del Murgo sono austere. Piacevolmente austere. Sì: austere bolle siciliane fatte sull'Etma con nerello mascalese. Da provare. Se mi ricapitasse di trovarle, le berrei di nuovo, e con convinzione.
Brut Metodo Classico 2008 Murgo
Due lieti faccini :-) :-)
Brut Rosé Metodo Classico 2008 Murgo
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)

8 marzo 2011

Sicilia Nero d'Avola Niuru 2008 Vero Vini

Angelo Peretti
Vero Vini è l'azienda che Angela Galia conduce a Paceco, nel Trapanese. Tempo fa ne no scritto parlando del suo Marsala, che m'era piaciuto. Avevo invece un certo timore ad affrontare questo rosso siciliano, un Nero d'Avola igt del 2008. Perché - chi mi segue lo sa - faccio un po' fatica a legare coi rossi strutturati, e qui mi trovavo a che fare con una bottiglia dal vetro pesante e dal colore impenetrabile e con un etichetta che, a mo' di warning, diceva che c'erano dentro 14 gradi di alcol, e son mica pochi, eppoi c'era perfino quel nome, Niuru, che significa "nero", se il mio scarso siculo d'impronta soprattutto camilleriana non mi induce in errore. Insomma, un sacco d'indizi che mi mettevano poca voglia.
Dunque, dopo averla messa sulla credenza e tenuta lì per un paio di settimane, mi sono deciso a stapparla. E ho cominciato a ricredermi già da subito dai miei pre-giudizi (col trattino: giudizi aprioristici), vedendo il vino nel bicchiere. Ché mica era scurissimo come me l'aspettavo, ma anzi d'un rubino-violaceo brillante, perfino cristallino.
Eppoi il profumo. Sì, la prugna, certo. E anche direi un po' l'amarena. Ma soprattutto un che di spezia, avvolgente. In bocca tornano frutto e spezia - ma che spezia è? non l'ho individuata, accidenti! - eppoi ci sono il tabacco, dolcissimo, da pipa e una florealità che non t'aspetti da un rosso. Il tannino non è ancora del tutto domo, e dunque penso che un altro po' di vetro gli farebbe bene. Ma non avverti bruciore alcolico.
Buon bicchiere.
Due lieti faccini :-) :-)

6 maggio 2010

Marsala Superiore Oru ri Vigna Vero Vini

Angelo Peretti
Si chiama Oru ri Vigna. L'oro della vigna, credo. Un Marsala. Marsala Superiore, per l'esattezza. Azienda: Vero Vini, trapanese. Titolare: Angela Galia. Realtà nata solo da una manciata d'anni, nel 2005 (non so se qualche guida la citi: Gambero ed Ais no, le altre non ho guardato).
Ne avevo provato il Rosolio, il liquore di rose, seducente, ancorché forse un po' dolcino. Avevo messo da parte il Marsala, appunto. Ora l'ho stappato. E dico che è prodotto di notevole piacevolezza.
Non sono così esperto dei vini di Marsala per poter entrare nel merito del dibattito che s'è scatenato di recente fra la critica enologica in tema di tipicità. Mi limito a quel che ho trovato sul sito aziendale e nel mio bicchiere.
Sul sito apprendo che le uve son quelle classiche, ossia grillo, catarretto e inzolia, raccolte ad ottobre da vigne coltivate ad alberello.
Nel bicchiere il vino l'ho visto ambrato, certo, ma cristallino, lieve, con qualche riflesso d'oro antico.
All'olfatto è inconfondibilmente orientato a toni decisi d'uva appassita in primis, e poi di fico caramellato e, appena un po', di liquirizia e carruba, un che di caffè in polvere.
In bocca c'è continuità. Ma soprattutto un velluto fascinoso e una dolcezza ben calibrata, che mai prende il sopravvento.
Piacevole, ripeto. A fine pasto. O a notte, in una sera d'estate, per coccolarsi un po'.
Due lieti faccini :-) :-)

8 ottobre 2009

Etna Bianco 2006 Valcerasa

Angelo Peretti
Devo ad Alma Torretta, collega siciliana, la conoscenza di questo bel bianco dell'Etna, targato Valcerasa, dall'azienda agricola della famiglia Bonaccorsi. Figlio di vigne di solo carricante, coltivate ad alberello intorno agli 850 metri d'altitudine, sul versante orientale del vulcano. Là dove la temperatura ha sbalzi notevoli di temperatura fra il giorno e la notte.
All'olfatto dichiara senz'indugi l'origine vulcanica, con quelle vene di pietra focaia che si ritrova. Eppoi le nuance agrumate, la levità delle memorie di frutto tropicale, i fiori bianchi, e in aggiunta certi sentori erbacei.
In bocca eccolo presentarsi con una freschezza e una mineralità di tutto rispetto. Ed a tratti è quasi salato. C'è buona polpa. Ed ha un finale asciutto, quasi tannico, di quelli che mi piacciono. E nonostante abbia già qualche bel tempo d'affinamento (è un 2006), è bianco giovanissimo, probabilmente destinato a dar bella soddisfazione ancora per un certo numero d'anni.
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)

25 settembre 2009

Etna Bianco Superiore Pietramarina 2006 Benanti

Angelo Peretti
Ecco, chi ama i vini bianchi di carattere non può non conoscere il Pietramarina di Benanti. Bianco siciliano, di vulcano, dell'Etna. Longevo.
Viene da vigne più che ottantenni di solo carricante, in parte franco di piede, coltivate ad alberello sul versante est del vulcano, a 950 metri d'altitudine, in contrada Caselle, comune di Milo, la sola area dove l'Etna Bianco può dirsi, in etichetta, Superiore. Ci son 9mila ceppi per ettaro, rese sui 70 quintali.
Di solito è bianco che si concede con lentezza: ci vogliono anni di bottiglia prima che il frutto e il minerale s'amalgamino e reciprocamente s'aiutino a farsi avanti. E l'esperienza l'ho fatta su più annate: lo provi appena uscito di cantina ed è chiuso ed ostico, ma se lo lasci - lo dimentichi - qualche anno, eccolo esplodere in polpa e potenza e personalità.
Ora, ecco che mi son ritrovato ad aver nel bicchiere l'annata appena uscita, il 2006, e mi son trovato gli equilibri sovvertiti, le certezze discusse. Ché quest'è gran vino già da adesso ch'è ancora giovinetto, da subito stappabile e bevibile, e chissà dunque cosa ne uscirà col passare degli anni. Elegante, minerale, fruttato, nervoso, tannico, iodato, lunghissimo. Un fuoriclasse.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)