18 agosto 2010

Pastis: il terzo te lo godi

Finii il pastis e ne ordinai un altro. Un vecchio amico, Corot, riusciva ad apprezzare il pastis solo dopo il terzo bicchiere. Il primo lo bevi per sete. Il secondo, beh, inizi ad apprezzarne il sapore. Il terzo te lo godi!
Jean-Claude Izzo, “Casino totale”, Edizioni e/o

17 agosto 2010

Lo champagne non è mai uno sbaglio

"Si sta facendo delle illusioni. Lo champagne è stato uno sbaglio".
"Lo champagne non è mai uno sbaglio" disse Caroline.
Peter Cameron, "Quella sera dorata", Adelphi.

16 agosto 2010

Il meglio del meglio bevuto fin qui nel 2010

Angelo Peretti
D'accordo, la metà d'anno, per convenzione, è a fine giugno. Mica è un caso che nella stragrande maggioranza delle aziende i bilanci semestrali vengano fatti tenendo in considerazione i conti a quella data. Ma, chissà perché, il giro di boa me lo figuro a ferragosto. Forse perché la gente - tanta - è in ferie, oppure perché le botteghe - tante - chiudono, o perché è come un sonno da cui ci si deve svegliare prima o poi per tornare a tirarsi su le maniche, per ricominciare.
E allora il consuntivo del meglio delle bottiglie bevute nella prima parte dell'anno - di questo 2010 - lo faccio adesso. Tanto per anticipare il grosso delle classifiche delle guide, che adesso cominceranno a pioverci addosso (e qualche piovasco guidaiolo c'è già stato).
Dunque, ladies & gentlemen, ecco il meglio del meglio che ho bevuto fin qui secondo il mio personalissimo e come tale insindacabile giudizio.
Bianchi
Rheingau Riesling Kiedrich Gräfenberg Spätlese 2007 Robert Weil. La dolcezza, la freschezza, l'eleganza.
Rosati
Montepulciano d'Abruzzo Cerasuolo DaMa 2009 Marramiero. Uno dei più avvincenti rosé fin qui bevuti in Italia.
Rossi
Kalterersee Auslese 2007 Kellerei St. Pauls. La dimostrazione che la concentrazione non è tutto in un rosso.
Bolle
Champagne Extra Brut Rosé Saignée de Sorbée Vouette et Sorbée. Per chi ama il pinot noir, rosso e con le bolle.
Dolci
Moscato d'Asti Vigne Vecchie 2003 Cà 'd Gal. La complessità e la bevibilità insieme, aristocraticamente.

12 agosto 2010

Cirò Rosato 2009 Librandi

Angelo Peretti
L'obiezione - che non è poi enorme - la dico subito, così via il dente, via il dolore: il vino m'è parso molto "tecnico". Però sia chiaro: è tecnica di classe. Al punto che rischi, con questo rosato del sud, d'ingannarti, e pensare che sia invece bottiglia "nordista", con quella freschezza così ampia e avvincente.
Detto questo, aggiungo che in ogni caso si ha a che fare con un rosato coi fiocchi: sia chiaro. E se vi capitasse d'incrociarne una bottiglia, non fatevela scappare.
All'olfatto si propone di già dotato di bella complessità: fruttato e floreale, intriso di vene speziate.
La bocca è freschissima, nervosa, vibrante.
Sapido, salato, marino. Lungo sulla nota della spezia.
Bel vino, insomma, da bere e ribere in estate.
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)

11 agosto 2010

Toscano Rosato Gròttolo 2009 Castello Colle Massari

Angelo Peretti
Un rosato di Toscana - di Maremma, mi pare - dal colore brillante.
Ha naso finissimo, salmastro, iodato, marino.
Molto provenzale, direi, ché olfattivamente rammante proprio i vini di Cost'Azzura.
In bocca ha polpa, sostanza, ma conserva quella freschezza marinaresca che già aveva sfoderato al naso.
Salato, sapido. Molto lungo. Appagante.
Unico appunto: una morbidezza un po' esposta rischia di ridurre, di comprime la finezza del vino. O almeno così mi pare.
Vino d'estate. Da cena sul lungomare.
Due lieti faccini :-) :-)

10 agosto 2010

Soave Classico Alzari 2004 Coffele

Mario Plazio
Difficile l’arte di affinare i bianchi in legno. In realtà sono ben poche le bottiglie italiane di questo tipo che riescano a cogliere nel segno e a lasciare un ricordo positivo.
Anzi, devo ammettere che ho ricordi tutt’altro che lusinghieri dei tanti vini che mi è capitato di bere, e che l’apporto del rovere è quasi sempre devastante per l’equilibrio del vino.
La garganega è un’uva delicata, che gioca le sue carte sul terreno delle sfumature, e per questo poco incline a digerire legni di piccole dimensioni.
L’Alzari di Coffele è un vino che affronta la questione con eleganza, e in talune annate ha dimostrato quantomeno di saper digerire il rovere con una certa disinvoltura.
Questo 2004 non è forse il migliore che ho assaggiato. È tutto impostato sulla morbidezza, sui toni di buona maturità forniti da una ottima materia prima.
Manca però lo slancio, la luce, nonostante la presenza di aromi di agrumi è poi dominato dalla sensazione di mela cotta e di mandorla.
Discreto il finale che però avrebbe bisogno di maggiore eleganza.
Continuo a preferire il grande Ca’ Visco…
Un faccino :-)

9 agosto 2010

Südtirol Lagrein Kretzer Gries 2009 Muri-Gries

Angelo Peretti
Un rosato di montagna, un vino d'Alto Adige: te n'accorgi appena ce l'hai nel bicchiere. Senza neppure bisogno di guardar l'etichetta. Ché è montanaro di già all'olfatto: fruttino acerbo, fiori bianchi, cenni d'erbe alpestri
In bocca ha una bella sapidità. Da bianco, direi. Da bianco alteatesino, aggiungerei. Speziato e salato. Succoso. Ribes, soprattutto.
Magari, ecco, sembra un po' corto, ma neanche poi tanto.
Si beve volentieri in una calda giornata d'estate.
Due lieti faccini :-) :-)

6 agosto 2010

Garda Classico Groppello Maim 2003 Costaripa

Angelo Peretti
Vediamo un po': cosa apro oggi a tavola? Me lo son chiesto passando in cantina in questi giorni. E in fondo a un scaffale ho ritrovato una bottiglia del Maim del 2003: Garda Classico Groppello, dice l'etichetta.
Il Maim di quell'annata lo amai da subito, ma poi non ebbi più occasione di tastarlo. Strano me ne fosse rimasta una bottiglia. Lo ricordavo vino elegante assai, nel contesto dell'area d'origine, la Valtènesi. E c'era ovviamente dietro ottima mano in cantina, e del resto il Ma dell'intitolazione sta per Mattia, che è poi il Mattia Vezzola ch'è anche general manager di Bellavista, in Franciacorta, mentre l'Im sta per Imer, il fratello, che all'epoca conduceva insieme l'aziendina di famiglia, Costaripa, a Moniga del Garda.
Mi son detto: perché non riprovarlo ora 'sto Maim? E dunque, stappiamo.
Il colore m'ha lasciato da subito un po' perplesso: tendeva un po' al brunito, e dunque temevo l'ossidazione. Invece, porto il bicchiere al naso, ed ecco il frutto ben saldo, magari un po' surmaturo e sulle tracce delle frutta cotte, ma del resto il 2003 è stato così, assolato.
In bocca è velluto. Davvero. Niente dell'asperità dei vini a base di groppello. Invece, proprio, tannino levigato e frutto rotondo, con venature decadenti di fiori appassiti e spezie. E, sì, curiosamente, quella sensazione ch'è tipica dei ceppi d'ulivo spaccati.
La cosa più impressionante è stato berne quel ch'era rimasto il giorno dopo: note balsamiche fascinose di mentiuccia, origano, erbe alpestri insieme alla cannella, al chiodo di garofano, alla prugna cotta.
Ecco, sì, se in Valtènesi si possono far vini così, viva la Valtènesi.
Due lieti faccini :-) :-)

5 agosto 2010

Soave Classico Calvarino 2004 Pieropan

Mario Plazio
Non c’è niente da fare. Il Calvarino è di una classe a parte.
Questo 2004 è ancora troppo giovane ed evolve con grande lentezza nel bicchiere, tanto che si è rivelato un po’ più loquace solo il giorno dopo.
È dominato da una netta sensazione di mineralità che si ritrova nella prima parte della bocca. Poi esce una acidità vibrante e luminosa che non flette di un millimetro.
Fanno capolino aromi di susina e pompelmo, ma resta l’impressione di un vino ancora tutto da risolversi, ad oggi totalmente prigioniero della sua austerità.
Dopo un giorno il vino ha cominciato a respirare, la mineralità si fa ancora più pregnante, rimane comunque l’impressione che solo tra 5 o 6 anni le cose cominceranno ad andare a posto, ed allora sarà davvero strepitoso.
Assolutamente da abbinare ad un grande piatto. Io l'ho messo su un risotto alla provola affumicata e bottarga ed ha fatto una gran bella figura.
Tre faccini :-) :-) :-)

4 agosto 2010

Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Villa Cialdini 2009 Cleto Chiarli

Angelo Peretti
Ordunque, se avete in mente di fare un barbecue mettendo in conto di mangiar salamelle, braciole, costine di maiale e magari anche qualche fetta di pancetta un pochettino spessa cotta sul fuoco, dovete prevedere anche un vino che sia compagno alla grigliata. Personalmente, trovandomi nella fattispecie predetta, mi son giocato le mie chance prendendo dallo scaffale d'un supermercato una bottiglia del Villa Cialdini, il "cru" lambruschista della Chiarli. E m'è andata ricca.
D'un rosso brillante tra il rubino e il violaceo, ha tirato fuori da subito, al naso, quei toni che s'usano definire vinosi, ossia di vino nella prima fase dopo la fermentaazione, denso di quei sentori che c'insegnano esser primari, ossia di frutto, e qui in particolare di fragolona e lampone, direi.
La bocca è in corrispondenza. E il vino appare brioso sì, ma con una carbonica equilibrata, considerando ch'è un Lambrusco, e un'asciuttezza che convince.
Si beve e si ribeve e accompagna gradevolmente le carni, e direi i salumi, e aggiungerei - averle! - le rane fritte, oppure il pesce di fosso o di risaia. Prima o poi lo proverò sull'anguilla alla brace.
L'ho pagato 4,79 euro, e sono ben spesi.
Due lieti faccini :-) :-)

3 agosto 2010

Rosso di Valtellina 2004 Ar.Pe.Pe.

Mario Plazio
Un vino che ti predispone fin dal colore, rubino senza alcuna forzatura cromatica. E che sia aperto e solare pur provenendo dalla Valtellina non è per niente paradossale
Il rosso base di questa interessantissima azienda lombarda va diritto per la sua strada con una imbarazzante naturalezza.
Il naso trabocca di aromi semplici ed immediati: fiori, affumicato, arancia rossa, ciliegia e radici. Dopo qualche ora si permette perfino una piccola nota ferrosa.
La beva è croccante, leggermente vegetale ma mai scontata. I tannini sono vellutati e la lunghezza adeguata.
Un vino a tutto pasto a prezzo di svendita.
Cercatelo.
Un faccino e mezzo, quasi due :-)