Angelo PerettiEcco, questo è uno di quei vini che o ti prendono subito o - temo - non ti prenderanno mai. Vino che discrimina. Che va ascoltato. Ché il rischio, bevendolo con superficialità, è quello di non comprenderne non già la sua attuale e già accattivante fisionomia, ma anche quella che potrà, con le prime rughe, dargli quell'austerità che pure - a mio avviso - è lì, latente, e si proporrà - penso che lo farà - col tempo.
Per descrivere il progetto - ché di vino progettuale si tratta - che sta sotto questo rosso campano, rimando all'ampio, convincente, avvincente servizio che
Monica Piscitelli ha realizzato per il wine blog di Luciano Pignataro. Dico solo che è vino figlio di vigne, anche vecchissime, di pallagrello, casavecchia (un cinque per cento) e di aglianico (il venti). Allevate, accudite in quota.
Di mio, cerco di metterci quel che ho incontrato nel bicchiere. E concordo con Susy Tezzon, che me n'ha fatto provare una bottiglia al suo Giardino delle Esperidi, a Bardolino: è rosso che in qualche modo richiama il Rodano, con quel frutto e quella spezia a tratti pepata, che giocano a rincorrersi. E, sottesa e netta, già all'olfatto, c'è una vena di sigaro, d'affumicato, e un che di balsamico - appena un cenno - che accentuano la complessità.
L'alcol (tredici e mezzo dice l'etichetta, ma è forse appena un po' di più) quasi neanche l'avverti. E c'è invece freschezza che invita alla beva, ancorché la polpa sia di tutto rispetto. E il tannino vellutato fa da tessuto all'espandersi del fruttino. Ma neppure un attimo v'è cedimento alla smanceria tardo-modaiola di quella vaniglia che in tanti rossi - anche al sud - tende a prevalere ed uccidere la fruttuosità.
Vorrei poterne assaggiare, di questo 2008, prima edizione in commercio, una bottiglia fra qualche anno, quando il tempo avrà aggiunto la sua parte.
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)