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10 dicembre 2011

Haiku e Amarone

Angelo Peretti
Insomma, finché dura, dura. Dunque, continuo a pubblicare questi brevissimi testi che mi prendo la libertà di chiamare haiku e che mi servono - che servono a me, personalmente, intendo - a fissare quello stupore che m'ha preso nel tastare un qualche vino. Stavolta è il turno dell'Amarone, vino della mia terra veronese, col quale ho uno strano rapporto, nel senso che non mi viene spontaneo stapparne una bottiglia, e raramente infatti lo faccio, ché trovo difficile portarlo in tavola, col vino, ed io amo soprattutto i vini che possano stare col cibo. Però talvolta ecco che avverto il bisogno d'un sorso di Amarone, e ho la fortuna d'averne in cantina. Quelle volte, è un piacere berne un calice. E d'improvviso torna a scaldarsi il cuore.

indosso l'abito
di velluto,
è giorno di festa


Amarone Classico della Valpolicella Capitel Monte Olmi 2000 Tedeschi

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mi avvolgo nel torpore
della mia donna,
estate sui monti


Amarone Classico della Valpolicella Sergio Zenato 2000 Zenato

3 dicembre 2011

Haiku e Moscato

Angelo Peretti
Ritento la strada della forma di scrittura dell'haiku per cercare d'esprimere che cosa m'abbiano lasciato alcuni vini dopo, magari molto dopo, che li ho bevuti. Vini che m'hanno generato stupore non tanto per il calice in sé, ma per quanto quel bicchiere m'ha evocato. Ed è evocazione ti te stesso, quella che provi talvolta dopo il sorso. Credo che il vino possa in qualche modo raccontarti un po' della vita, appunto, ed è questo che rende fascinoso alcune volte l'assaggio. Come per le altre sperimentazioni sui testi brevi che ho provato a pubblicare sin qui, usare la definizione dell'haiku è formalmente improprio, perché in realtà non ne rispetto i canoni. Ma questo è quanto m'è venuto da scrivere, e mi fa piacere provare a proporlo a chi mi legge. Stavolta è il turno d'una tipologia che amo e che è sottostimata, e cioè il Moscato. Quello astigiano. Che talvolta rasenta la grazia.

ancora pioggia,
mi riscalda
la fiamma del ceppo

Moscato d'Asti Vigna Vecchia 2003 Cà 'd Gal

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suono di carillon,
non c'è un'età
per essere bambini

Moscato d'Asti 2010 Paolo Saracco

19 novembre 2011

Haiku e Barolo

Angelo Peretti
Dopo lo Champagne e il Chiaretto, eccomi a sperimentare di nuovo la forma dell'haiku con un grande rosso come il Barolo, e qui occorre scoprirsi il capo deferenti. Soprattutto col primo dei du vini, che ha un bel po' d'anni sulle spalle e rappresenta la nobiltà assoluta della terra barolista ed è stato per me, occasionale e fortunato bevitore, una rivelazione, un'epifania, che serbo dentro al cuore e alla mente. L'altro è ben più giovane, e l'ho apprezzato imberbe e di più l'apprezzo ora che ha un paio d'anni di più e l'attendo ancora, confidente, nell'evoluzione e intanto lo bevo assai volentieri e sono lieto d'essermene fatta una discreta scorta. Provo dunque a parlarne in pochi versi, cercando di rendere lo stupore che m'hanno generato al sorso.

la nebbia si squarcia,
appare improvviso un sole
che inneggia alla vita

Barolo Riserva Monfortino 1978 Giacomo Conterno

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nella torbiera
fiorisce una viola,
è tempo di amare

Barolo Ravera 2004 Elvio Cogno

12 novembre 2011

Haiku e Chiaretto

Angelo Peretti
Qui sono in palese conflitto d'interesse, visto che m'occupo professionalmente della denominazione, ma tra gli haiku vinicoli che mi sono usciti dalla penna (sì, la penna: ho riscoperto il pacere della stilografica nell'epoca dell'iPad) nel periodo della pausa di riflessione dell'estate e del primo autunno ne ho ritrovati due che trattanto del "mio" Chiaretto bardolinese. Piccoli stupori generati da un bicchiere di vino rosato della "mia" riviera gardesana d'oriente. Che mi permetto di presentare qui sotto: da un lato l'eleganza sinuosa d'un Chiaretto d'ispirazione provenzale, dall'altro la rassicurante familiarità d'un Chiaretto tradizionalissimo.


la veste di seta
giace sulla poltrona,
sarà presto l'alba

Bardolino Chiaretto 2010 Giovanna Tantini

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la corriera delle sette,
avremo per cena
minestra di zucca

Bardolino Chiaretto Classico 2010 Campostrini

5 novembre 2011

Haiku e Champagne

Angelo Peretti
Nei tre mesi di silenzio della mia pausa di riflessione ho continuato a scrivere, ma senza pubblicare. Ho sperimentato però qualche forma di scrittura del vino. Per esempio lo stile dell'haiku giapponese, ossia piccole composizioni in tre brevissimi versi. Balbettii, certo, perché non conosco l'essenza della filosofia che sta alla base dell'haiku, né credo m'interessi approfondirla. Mi piace tuttavia la sua essenzialità, che si concentra più sullo stupore dell'attimo che non sulla descrizione. Così dunque cerco di fissare in questi microtesti lo stupore, appunto, che talvolta mi regala il primo sorso d'un vino, e non già la sequenza di colore, profumo, gusto.
Mi permetto di riportarne qui di seguito due, nati dall'assaggio d'altrettanti Champagne. Con un tradimento concettuale: l'haiku non ha titolo, mentre io faccio riferimento al nome d'un vino. Siate clementi.

raccolgo le noci
per l'inverno,
è l'ultimo sole

Champagne Grand Millesime 1999 Gosset

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intingo il pane
in un lacerto d'estate,
la notte è infinita

Champagne Réserve Michel Furdyna