Dopo lo Champagne e il Chiaretto, eccomi a sperimentare di nuovo la forma dell'haiku con un grande rosso come il Barolo, e qui occorre scoprirsi il capo deferenti. Soprattutto col primo dei du vini, che ha un bel po' d'anni sulle spalle e rappresenta la nobiltà assoluta della terra barolista ed è stato per me, occasionale e fortunato bevitore, una rivelazione, un'epifania, che serbo dentro al cuore e alla mente. L'altro è ben più giovane, e l'ho apprezzato imberbe e di più l'apprezzo ora che ha un paio d'anni di più e l'attendo ancora, confidente, nell'evoluzione e intanto lo bevo assai volentieri e sono lieto d'essermene fatta una discreta scorta. Provo dunque a parlarne in pochi versi, cercando di rendere lo stupore che m'hanno generato al sorso.
la nebbia si squarcia,
appare improvviso un sole
che inneggia alla vita
Barolo Riserva Monfortino 1978 Giacomo Conterno
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nella torbiera
fiorisce una viola,
è tempo di amare
Barolo Ravera 2004 Elvio Cogno
Bellissime note poetiche per il mio preferito RAvera di Cogno.
RispondiEliminaGrande Barolo, grande Angelo...