19 ottobre 2010

Terre del Volturno Sabbie di Sopra il Bosco 2008 Nanni Copé

Angelo Peretti
Ecco, questo è uno di quei vini che o ti prendono subito o - temo - non ti prenderanno mai. Vino che discrimina. Che va ascoltato. Ché il rischio, bevendolo con superficialità, è quello di non comprenderne non già la sua attuale e già accattivante fisionomia, ma anche quella che potrà, con le prime rughe, dargli quell'austerità che pure - a mio avviso - è lì, latente, e si proporrà - penso che lo farà - col tempo.
Per descrivere il progetto - ché di vino progettuale si tratta - che sta sotto questo rosso campano, rimando all'ampio, convincente, avvincente servizio che Monica Piscitelli ha realizzato per il wine blog di Luciano Pignataro. Dico solo che è vino figlio di vigne, anche vecchissime, di pallagrello, casavecchia (un cinque per cento) e di aglianico (il venti). Allevate, accudite in quota.
Di mio, cerco di metterci quel che ho incontrato nel bicchiere. E concordo con Susy Tezzon, che me n'ha fatto provare una bottiglia al suo Giardino delle Esperidi, a Bardolino: è rosso che in qualche modo richiama il Rodano, con quel frutto e quella spezia a tratti pepata, che giocano a rincorrersi. E, sottesa e netta, già all'olfatto, c'è una vena di sigaro, d'affumicato, e un che di balsamico - appena un cenno - che accentuano la complessità.
L'alcol (tredici e mezzo dice l'etichetta, ma è forse appena un po' di più) quasi neanche l'avverti. E c'è invece freschezza che invita alla beva, ancorché la polpa sia di tutto rispetto. E il tannino vellutato fa da tessuto all'espandersi del fruttino. Ma neppure un attimo v'è cedimento alla smanceria tardo-modaiola di quella vaniglia che in tanti rossi - anche al sud - tende a prevalere ed uccidere la fruttuosità.
Vorrei poterne assaggiare, di questo 2008, prima edizione in commercio, una bottiglia fra qualche anno, quando il tempo avrà aggiunto la sua parte.
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)

5 commenti:

  1. Questo vino svolta in Campania perché torna al concetto di blend su quello di vitigno, cosa rarissima in Campania (a parte la Costiera Amalfitana)
    Il suo segreto è la profonda conoscenza del legno che Giovanni ha appreso nelle sue intense frequentazioni francesi
    Poi il resto che hai sottolineato tu
    Tranquillo per la 2008. Ne ho sei in cantina e, a Dio piacendo, le berremo dal 2018 in poi
    Intanto è vino Slow
    Bacioni

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  2. Wow! Vino Slow: necessario tastare di nuovo. O meglio: bere. Spero che avremo l'occasione, di qui al 2018.
    Grazie Luciano.

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  3. vorrei unirmi anch'io alla bevuta del 2018
    6 bottiglie le ho nascoste nella mia cantina privata
    ciao susy

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  4. Io ho la sensazione che il discrimine che dici, Angelo, lo faccia il Casavecchia - presente in bassissima percentuale ma della “Vigna Sgarrupata” (sgarrupata in dialetto è "rotta" "in cattive condizioni) che è antichissima. Ha qualcosa di misterioso e incomprensibile, affascinante come pochi questo vitigno nero, nerissimo anche al gusto. Anche io ho qualche bottiglia, ci si vede tra qualche anno, allora. Grazie per la citazione che mi onora. Un abbraccio : )

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  5. Ciao Monica. Penso che sì, il discrimine lo dobbiamo andare a cercare - ovunque - nelle vecchie vigne pre-infatuazione americanizzante degli anni Novanta, pre-filare, pre-concentrazione, pre-modernismi enologici. Se lì c'è il casavecchia a giocare questo ruolo, ben venga il casavecchia. E complimenti a te per l'articolo.

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