1 ottobre 2008

Son tutte buone le bolle del mondo, ma lo Champagne è meglio

Angelo Peretti
Cole Porter aveva ragione. Una delle sue canzoni, «Well did you Evah?», dice: «That French Champagne! So good for the brain!». Cioè: «Quello Champagne francese! Così buono per la mente!». E in effetti quest’estate ho letto non so dove che lo Champagne conterrebbe una certa categoria di polifenoli che aiutano il cervello a lavorare meglio. Anche se io a queste continue scoperte eno-salutistiche faccio molta, molta fatica a crederci.
Dicevo che Cole Porter aveva ragione perché bere Champagne, permettetemelo, è davvero un gran bere. E quando si assaggiano vini con le bolle, un buon Champa emerge sempre. E così è stato anche alla prima edizione del challenge «Bollicine del Mondo, continenti a confronto» organizzato da Euposìa-La Rivista del Vino, col patrocinio del Grand Jury Européen e con la collaborazione della Banca Popolare di Vicenza, dell'Ais di Lombardia e Veneto e di VeronaFiere.
Grazie alla cortesia di Beppe Giuliano, boss di Euposia, c’ero anch’io fra i giurati che hanno assaggiato alla cieca settanta spumanti metodo classico provenienti da mezzo mondo (dalla Tasmania alla Patagonia, da Israele al Caucaso, passando attraverso Italia, Francia e Spagna). E dopo tanta assaggiare, qual è la bolla che ha vinto? Ma quella d’uno Champagne, ovviamente! La classicissima Special Cuvée della Bollinger, che non tradisce mai.
Semmai, scorrendo i punteggi che ho dato alla mia sequenza di bicchieri e anche la graduatoria finale, stupisce il secondo classificato: uno spumante inglese. Sissignori: inglese. Il Pinot Noir 2005 di Camel Valley. Davvero ben fatto.
Aggiungo che, stando alla graduatoria ufficiale, terzo è un altro Champagne, quello della Deutz.
Detto questo, qui sotto descrivo alcune delle bolle assaggiate. Quelle che, nelle tre fasi preliminare e poi nella finale, mi hanno meglio impressionato. E che riberrei volentieri.
Dieci in tutto.
Champagne Brut Special Cuvée Bollinger
Ha naso floreale e insieme cenni vegetali di erbe fini. Perfino iodato. Bocca salina, succosa di piccolo frutto di bosco e di nocciola appena raccolta. Lungo e persistente. Vena boisée, crosta di pane, lievito. Lunghezza.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)
Pinot Noir Brut 2005 Camel Valley
Al naso è bolla che diresti champagnista, e invece è bolla britannica. Fruttatina. Brioche all'albicocca. Bocca in parallelo, con la presenza agrumata che si fa pian piano sempre più avvicente: arancia rossa. Tanto fruttino, lampone, fragolina di bosco. Leggerezza e leggiardia. Vena di morbidezza appena.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)
Champagne Brut Grand Cru Ambonnay 1999 André Beaufort
Qui l’olfatto trova classicità evoluta: nota vagamente ossidativa e boisée, da bolla nobile. Tracce speziate e vagamente canforate. Cenni officinali. Nuance di anice stellato. In bocca c'è consistenza cremosa epperò anche carattere notevole e polpa di tutto rispetto. Bel vino, complesso, difficile, ma pure appagante.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)
Champagne Brut Classic Deutz
All’olfatto è impostato classicamente sulla crosta di pane e sulla leggera vena boisèe. La bocca è in parallelo. Con l'aggiunta di un'itrigante vena di vegetalità officinale: salvia, ortica in bel rilievo. Vegetalità e freschezza vano a braccetto anche al palato. E c’è vena salina e un pizzico agrumata. E lunghezza. E si beve bene.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)
Brut Riserva Bianco 2000 Zamuner
Per me, confesso, una sorpresa. Che in casa Zamuner ci fosse passione spumantistica m’era più che noto, ma che avessero in cantina una bolla del genere m’era sfuggito. Naso classico, con la vena boisée e la nota vagamente ossidativa e l’accenno minerale. E poi pasticceria alla nocciola.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)
Champagne Brut Vintage 1999 Ayala
Naso classicamente impostato sulle vene evidentissime della crosta di pane, della bioche, del lievito, della frutta secca. Bel naso. Bocca cremosa e nel contempo vibrante. Parechia frutta secca. E vene citrine che offrono slancio e parlano di giovinezza. Buona lunghezza e salinità.
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)
Trento Brut Riserva 2002 Letrari
Oh, oh! Letrari non tradisce. All’olfatto ha cla classica crosta di pane, la vena boisée, l’accenno minerale. Al palato è polposo e morbido nel comtempo. Con l'albicocca e la prugna gialla e la pesca bianca. E insieme i fiori, parecchi. E vene di vaniglia marcate. E sul fondo frutta secca, mandorla e nocciola.
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)
Blanc de Blancs 2001 Yarden
Et voilà, le bolle d’Israele. Yarden è marchio famoso della zona del Golan. Conoscevo i suoi vini fermi, non le bolle. Questa ha naso champagnista: lieviti, crosta di pane, leggerissima nota boisée e tanta florealità. Bocca succosa e salina, con la carbonica ben integrata e una buona lunghezza sui toni della frutta secca.
Due lieti faccini :-) :-)
Franciacorta Extra Brut 1998 Faccoli
Ecco, non è esattamente il mio vino, ma piace sicuramente agli amanti d’una certa austerità spumantistica. Al naso la vena ossidativa, ricercata, è palese. C'è il legno, c'è la traccia minerale, c'è la fruitta secca. In bocca è sullo stesso piano, denso, robusto, avvolgente, ricco di personalità, ampio, lungo, evoluto verso vene speziate.
Due lieti faccini :-) :-)
Franciacorta Cuvée Lucrezia 2001 Bonomi
Naso da frutta essiccata, ma anche, stranissimamente, da carne secca, affumicata, speziata: da speck, insomma. Ecco, c'è vena fumée decisa sotto questo vino, all'olfatto. Intrigante. In bocca la polpa è piuttosto netta. E poi frutta secca e ancora la vena fumée sottesa e la speziatura fine.
Due lieti faccini :-) :-)

Il parere contenuto in questa segnalazione è rapportato alla tipologia di vino e poggia in primis sulla piacevolezza che la bottiglia ha saputo trasmettere.
Il giudizio è dato in faccini stile sms.
- un faccino è per un vino di corretta e comunque piacevole beva
- due faccini per un vino di bel piacere
- tre faccini per i vini appaganti, le punte massime delle rispettive tipologie.

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