Angelo Peretti
Ecco, a volte ti capita di scendere in cantina e trovarci bottiglie che non ti ricordavi proprio d'avere. A me è successo con un Chianti dei Colli Semesi del Castello di Farnetella annata 1997, mica ieri. Ora, quest'è un vino "basic", e dunque berlo dopo tant'anni poteva essere una scommessa, al punto che ho portato con me un'altra bottiglia d'altro vino, temendo di trovarlo di là della sopravvivenza. E invece.
Invece il vino era in bella forma. Colore pressoché perfetto, rubino brillante con vene violacee e solo appena una sottile unghia aranciata. Naso e bocca tra il fruttato e il terroso, molto in linea con quanto m'aspetto dal sangiovese, soprattutto con qualche annetto. E un tannino vivo, integro, saldo. Unico peccatuccio: era un po' corto, ma mica si può pretendere, vivaddìo.
Per curiosità, ho voluto andare a vedere cosa ne avessero detto le guide d'allora. Ordunque, Gambero Rosso 2000, era lì che han recensito l'annata '97 del Chianti della Farnetella. Valutazione: un solo bicchiere. Testo: "Molto piacevole anche il Chianti Colli Senesi '97, un rosso che a sua volta fa della freschezza e di una bevibilità spensierata i suoi punti di forza". Be', se i vini "freschi e spensierati" sapessero tutti mostrare la sprepitosa tenuta di questo Chianti della Farnetella, direi che avremmo trovato la quadratura del cerchio.
Sommessamente dico: viva i vinini, se i vinini son questi. Pardon, codesti, alla toscana.
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