8 ottobre 2009

Etna Bianco 2006 Valcerasa

Angelo Peretti
Devo ad Alma Torretta, collega siciliana, la conoscenza di questo bel bianco dell'Etna, targato Valcerasa, dall'azienda agricola della famiglia Bonaccorsi. Figlio di vigne di solo carricante, coltivate ad alberello intorno agli 850 metri d'altitudine, sul versante orientale del vulcano. Là dove la temperatura ha sbalzi notevoli di temperatura fra il giorno e la notte.
All'olfatto dichiara senz'indugi l'origine vulcanica, con quelle vene di pietra focaia che si ritrova. Eppoi le nuance agrumate, la levità delle memorie di frutto tropicale, i fiori bianchi, e in aggiunta certi sentori erbacei.
In bocca eccolo presentarsi con una freschezza e una mineralità di tutto rispetto. Ed a tratti è quasi salato. C'è buona polpa. Ed ha un finale asciutto, quasi tannico, di quelli che mi piacciono. E nonostante abbia già qualche bel tempo d'affinamento (è un 2006), è bianco giovanissimo, probabilmente destinato a dar bella soddisfazione ancora per un certo numero d'anni.
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)

4 commenti:

  1. Un vino molto femminile. Fatto da due donne, Alice Bonaccorsi e Marina Polencic. "Origine vulcanica, vene di pietra focaia, nuance agrumate, fiori bianchi e sentori erbacei. Li ho sentite per diecimila vini. Il vino è originale perché lì dentro ci sono due anime uniche e inimitabili.La prima siciliana. l'altra friulina. Quando cominciamo a parlare di "terroir umano...?" Alfonso Stefano Gur...

    RispondiElimina
  2. Il terroir non è né umano, né naturale, ma tutt'e due insieme. O è così, o non è.
    Della complessità umana e naturale del terroir che origina un certo vino ne possiamo parlare avendo avuto adeguata frequentazione dei luoghi e delle persone. Avendo, come diceva Veronelli, "camminato le vigne", sentito le arie, conosciuto la cultura dei luoghi, capiti i sentimenti, le volontà, i desideri, le passioni dei vignaioli. Cosa che ovviamente non è possibile avendo semplicemente stappato una bottiglia, per la quale altri descrittori non abbiamo a disposizione, purtroppo, se non quelli organolettici ed emozionali.
    L'alternativa è il silenzio. O la possibilità di muoversi avendo alle spalle un editore "puro" che te lo consenta, cosa impossibile dalle nostre parti.
    Per questo ho, in questo mio sito, varie rubriche. Una è la mia Stanza dell'Angelo, nella quale, appunto, cerco d'approfondire. Un'altra è quella delle Bottiglie Stappate, nella quale descrivo semplicemente i vini dal lato organolettico ed emozionale. Il buon bianco siciliano è in questa seconda rubrica, non a caso.

    RispondiElimina
  3. Bravo Angelo, approvo. E' stato un commento puntato a misurare una "provocazione". E anche il livello di profondità del tuo "diVino" pensiero...

    RispondiElimina
  4. Ce ne fossero, di "provocazioni" così. Mi appaassiona proprio, il tema del terroir. Ritengo sia questa l'essenza del vino: l'unione profonda fra umanità e fattori naturali. Oggi, in pieno liberismo razionalista, lo si vuol ridurre a quote percentuali di alcol nel sangue, oppure a vigore dei portainnesti o al massimo ad analisi di dettaglio delle componenti fisico-chimiche. Che tristezza.

    RispondiElimina