Angelo Peretti
Mi piacciono, da sempre, i vini che si bevono. E quindi non disdegno i vinini, in contrapposizione coi vinoni tutto muscolo e paestra. Il che non vuol dire che un vino che abbia struttura e concentrazione non possa essere anche dotato di beva, ma certe marmellate tannico-alcoliche, scusate, ma io non riesco proprio a berle.
Tra i vinini che si bevono con piacere, quando son ben fatti, ci son quelli ottenuti in terra vicentina col tocai rosso, parola tabù, ché tocai è vietato dalle norme europee, epperò bisogna pur capirsi: se l'han sempre choamato tocai rosso, è dura adesso, tutto d'un tratto, passare a dire tai, come s'è legiferato. che poi sarebbe giusto dire grenache, visto che questo è, in verità, il vitigno.
Ora, per non farla troppo lunga, segnalo un Tai Rosso del 2008 che ho trovato godibile: quello dei Cavazza.
Ha colore cerasuolo, leggero. Roba da far accapponare la pelle a chi il vino lo vuole d'un nero impenetrabile, ma non a me, che invece amo il colore vero, quello che viene dall'uva d'origine, e basta.
Il naso è fruttatino, ma di non grande ampiezza.
La bocca è assolutamente tipica: sa di grenache, di Rhone, e scusate se è poco. E poi ecco amarena, fragolina, leggera speziatura. E una sottile amabilità, che non guasta.
Da bere nel ghiaccio, in torride giornate estive.
Due lieti faccini :-) :-)
Ottima indicazione, un Tai Rosso...sono proprio alla ricerca di "vinini"...io sono uno di quelli che il Nebbiolo ed il Chianti sempre ed ovunque ma le ultime peripezie europee (abbiamo salvato il vino rosato!!??) mi hanno fatto capire che la nostra tradizione ha anche altri sbocchi...questi "vinini", per nulla trascurabili e con una tradizione alle spalle che se la sognano alcune rinomate cantine, bisonga conoscerli meglio.
RispondiEliminaGrazie.
Convertito sulla via del vinino, dunque: benvenuto nel club. Ovvia, Nebbiolo sopra tutto, ma i vini "da bere" hanno il loro fascino, e forse è proprio questo il settore in cui l'Italia e la sua tradizione sono imbattibili.
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