Angelo Peretti
Non sono un economista. Per la maggior parte dell'ultimo decennio, mi hanno pagato per ricoprire un ruolo che gli americani chiamano di strategist. Mi sono occupato di pianificazione strategica, che consiste - grosso modo - nel leggere un sacco di lavori degli economisti e degli analisti per poi filtrarne i contenuti attraverso una sfera di cristallo. Ma anche questo c'entra poco con quel che vorrei dire qui sotto, perché non ho dati scientifici su cui basarmi. Allora, consideriamola solo una sensazione "a pelle". E non mi sentirei affatto offeso se qualcuno alal fine comentasse con un: "Ovvio".
Dico dunque questo: ritengo, appunto "a pelle", che la crisi finanziaria globale in atto lascerà conseguente durevoli su molti aspetti della nostra vita. E in particolare - perché è di questo che scrivo su InternetGourmet - nelle abitudini correlate alla vacanza, alla fruizione della ristorazione e al consumo di vino.
Parlo di tendenze che erano certamente, in parte, già in atto. Ma le difficoltà sistemiche le hanno - è mia convinzione - trasformate da contingenti a strutturali. Come cristallizzandole. Per qualche tempo a venire, ché di immutabile al mondo c'è nulla.
Intendo la propensione alla vacanza breve (e questo è palese pressoché a tutti), l'indeterminatezza nei flussi di clientela presso la ristorazione (il ristoratore sapeva prevedere con ottima approssimazione quanti coperti avrebbe venduto per ogni giorno della settimana, organizzandosi di conseguenze in sala e in cucina, mentre adesso la gente arriva - se arriva - all'ultimo minuto in qualunque giornata) e la propensione al consumo di vino (c'entra, certo, la questione della patente a punti, ma non è tutto lì).
Le cause, le motivazioni di questi trend sono molte, e non necessariamente interconnesse tra di loro. Si potrebbero anche esaminare una per una, e gli operatori di settore e le loro realtà associative è bene lo facciano (o ci provino). Ma penso che sia il fenomeno in sé, complessivamente, che va considerato.
Dunque, credo occorra che gli attori delle filiere dell'accoglienza, della ristorazione, della produzione vinicola ripensino radicalmente se stessi e il loro approccio all'organizzazione aziendale e al mercato. Per chi lo saprà fare, si apriranno probabilmente praterie inesplorate, con nuove opportunità di business. Per gli altri, sarà lotta per la sopravvivenza.
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