Mario Plazio
Le cantine sociali sono una cosa seria in Francia. Ricordo la Cave de Tain l’Hermitage, la Chablisienne, Les Sieurs d’Arques e molte altre. In alcuni casi sono state fondamentali per salvare una denominazione altrimenti destinata a scomparire. In Alsazia, e in questo il parallelo con il nostro Alto-Adige è molto calzante, le unioni dei produttori sono spesso sinonimo di altissima qualità proposta a prezzi fra i più competitivi. Tra queste vorrei parlare della Cave de Pfaffenheim, un colosso che negli anni ha inglobato anche le cantine dei paesi confinanti. Dispone di una serie di grand cru impressionante, ed è qui che la qualità è maggiore.
Questo Goldert (per il colore dorato del succo che ne deriva) rivela la grassezza e la materia dei riesling da terreni calcarei che si manifesta con decisi tocchi di limone confit, vaniglia (non fa legno), frutto della passione e liquirizia. Tutto sommato conserva un ottimo equilibrio globale, la mineralità resta discreta, a metà tra la pietra e l’idrocarburo. Sapida e balsamica l’uscita di bocca.
Se avesse un pizzico in più di complessità e di eleganza sarebbe ai massimi livelli, per il momento è semplicemente molto buono, e questo mi basta.
2 + faccini :-) :-)
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