Angelo Peretti
Mi piace bere bollicine. In particolare, e soprattutto, Champagne. Ma faccio generalmente un po’ fatica ad andare d’accordo con lo Champagne Rosé, che pure concettualmente mi intriga, perché amo il pinot noir, e a dar colore è lui, il vitigno borgognone. Epperò non riesco totalmente a godermelo, e se poi aggiungo che in genere i prezzi sono un po’ più cari d’altri vini “in bianco” della medesima maison, be’, normalmente scelgo il bianco.
In genere, il colore rosa viene da una parte più o meno ampia di pinot noir torchiata e dunque leggermente macerata. O da un’aggiunta di pinot noir in rosso al momento della ritappatura. O dalla saignéé, dal salasso del pinot noir, macerato dunque per tempi non lunghi. Ma c’è di tutto e di più, fra gli stili di cantina.
Di solito – ma non è certo una regola aurea - i rosé de saaignée piacciono a chi ama il pinot noir in rosso (ti pare proprio di bere un pinot nero con le bolle), mentre chi cerca di più l’approccio champagnista “classico” tende a favorire lo chardonnay tagliato con un po’ di pinot noir brevemente macerato. O almeno così penso.
Di recente ho aperto nove bottiglie di Champagne Rosé con un gruppo d’amici. Con noi c’era Brice Lejeune, giovanissimo vigneron dello Champagne che sta facendo uno stage in Italia. Ovviamente abbiamo bevuto anche il suo vino. O meglio, come dice lui, il vino che fa suo padre, Luc.
Vediamo com’è andata.
Champagne Rosé Brut Premier Cru Vertus Veuve Fourny et Fils
Robert Parker gli ha dato 93 centesimi, e li vale. Pinot noir “aggiustato con un tocco di chardonnay”, dice l’azienda. Il pinot noir si sente: fragola, lampone e spezia, nitidi, fascinosi. E confettura di albicocca. E lunghezza.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)
Champagne Rosé Brut Grand Cru Varnier-Fanniere
Il 90% è chardonnay, il resto pinot noir vinificato in rosso. Se al naso trovi un po’ di scontrosità, in bocca è invece da subito slanciato, ampio, spettacoloso nei suoi toni di frutto rosso, di pasticceria, di spezia.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)
Champagne Rosé Brut Premier Cru Didier Herbert
La cuvée prevede un 50% di chardonnay, un 30% di pinot noir e un 20% di pinot meunier, ed è dunque vino “maschio”. Ed è anche vino buonissimo: grande beva, avvolgente, fruttata, floreale. C’è la brioche, la spezia dolce.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)
Champagne Rosé Brut Michel Furdyna
Che mi piaccia lo Champagne Reserve di Furdyna l’ho scritto varie volte. Non avevo ancora bevuto il Rosé. Eccolo qui. Il colore rubino carico fa pensare, come in effetti è, a un rosé de saignée. Il naso appare un po’ chiuso, ma in bocca c’è convincente croccantezza fruttata e pepe. Bel vino.
Due faccini e quasi tre :-) :-)
Champagne Rosé Brut Lejeune
Il vino del giovane vigneron ospite. Metà chardonnay, metà pinot noir, il 30% del quale macerato per meno di due settimane. Bel fruttino, succoso. Freschezza in rilievo, sale. E finezza. E complimenti dunque a papà Luc. Vende solo in cantina, e il prezzo è piccolo: bene!
Due faccini e anche qualcosa in più :-) :-)
Champagne Rosé Brut Olivier et Bertrand Bouvret
Interamente da pinot noir, è stato premiato col coup de coeur dalla guida Hachette. Al naso è apparso un po’ ostico. La bocca è invece ampia: frutta matura, brioche, spezia. Freschezza, sale. Forse ha bisogno ancora d’un po’ di bottiglia.
Per ora, un faccino e quasi due :-)
Champagne Rosé Brut Cuvée Tradition Hemerence
Uno Champagne Rosé “base” a piccolo prezzo per la categoria. Tutto pinot noir. Frutto maturo, frutta secca. spezia.
Un faccino :-)
Champagne Rosé Brut Esprit Henri Giraud
Fatto per il 70% con il pinot noir, per il 22% con lo chardonnay e per l’8% col pinot di Aÿ in rosso. Acidulo, fragola stramatura, spezia, ma a mio avviso un po’ scomposti.
Un faccino un po’ scarso :-)
Champagne Rosé Brut Cuvée Rosée Veuve E. Devaux
Bottiglia probabilmente degorgiata da poco, e dunque riottosa, chiusa. Va rivista. Per ora, prevale quel sentore di canna da fucile che caratterizza molti Champagne troppo giovani per i quali sia stato usato tanto chardonnay, e qui lo chardonnay abbonda.
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