Angelo Peretti
Ci son rimasto di sasso. Ieri (domenica) entro nello shop milanese di Eataly, al piano interrato della Coin di piazza Cinque Giornate. Tra i vini alla mescita leggo: "Soave igt 2010 - garganega, sauvignon - Anselmi - Veneto".Primo choc: Soave igt, mica doc. Santo cielo, che succede? Il Soave non è più doc?
Secondo: ma Roberto Anselmi s'è rimesso a fare Soave dopo che aveva abbandonato la denominazione un bel po' d'anni fa?
Vado a vedere gli scaffali dei vini. Trovo questa targhetta: Soave San Vincenzo 2010, e il San Vincenzo è appunto uno dei vini più noti di Anselmi, ma non è Soave, bensì un igt bianco del Veneto, per scelta - ripeto - del produttore, uscito dalla doc ormai da più di dieci anni.
Direte: quelli di Eataly Milano si son sbagliati. Dico: può essere, ma se fossi al Consorzio di tutela del Soave un po' mi girerebbero. Perché il Consorzio soavista ha fatto di recente un investimento d'un certo rilievo proprio per promuovere la denominazione del Soave presso Eataly. A New York. Già, alla neonata Eataly New York il mese di maggio è stato il "Soave Month", il "Mese del Soave", o così almeno ho letto sui comunicati stampa. E dopo un mese di promozione nella nuova location americana di mister Farinetti e della sua Eataly, che succede in Italia? Succede che all'Eataly di Milano viene venduto come Soave un bianco della zona di Soave, buono fin che si vuole, ma che Soave non è, essendo, per legittima scelta del produttore, un vino a indicazione geografica, e non un doc.
Oh, sia chiaro: Farinetti e Eataly son liberi di vendere quel che vogliono, e Roberto Anselmi i vini li sa fare e li fa piacevoli, e dunque chi compra una di queste bottiglie (o beve uno dei bicchieri alla mescita) si trova bene. Però non è Soave e invece lo vendono scrivendo Soave.
Che il Consorzio abbia qualcosa da dire al Farinetti testimonial del Soave a Nuova York? Sì, credo che qualcosa l'amico Arturo Stocchetti, presidentissimo del Consorzio soavese, lo dovrebbe proprio dire, e confido che lo dica.
Ciao Angelo. Quasi tutte le volte che entro in un bar che offre i vini di Anselmi Roberto alla mescita, noto che vengono proposti verbalmente o scritti alla lavagna come "soave Anselmi". Quindi mi scandalizza maggiormente la scritta soave i.g.t. piuttosto che soave Anselmi.
RispondiEliminaCirca il soave d.o.c., proprio sabato sera ho avuto a cena una ragazza russa, responabile commerciale per la Russia per un'importante industria meccanica veneta.
Durante la serata, bevendo e parlando di vino, mi ha detto che quando esce con i clienti a Mosca, piuttosto che San Pietroburgo, fanno scegliere a lei i vini.
Spesso trova vini che non conosce e allora si butta sulle denominazioni note. L'ultima volta che ha scelto un soave (del quale non ricorda la marca) gli hanno portato un vino che in etichetta riportava la dicitura soave igt, cosa che l'ha stupita e che racconta per dare dimostrazione della scarsa cultura enologica che c'è nel suo paese.
La dicitura Soave San Vincenzo Anselmi l'ho trovata anch'io in un locale veneto (non in Russia).
RispondiEliminaE' da capire se il ristoratore credeva di dare maggior dignità al San Vincenzo o era una scorciatoia per non dover spiegare ogni volta di che vino si trattasse (propendo per la seconda ipotesi, vista la prigrizia di certi ristoratori...)
Buon giorno Angelo
RispondiEliminatu lo sai quanto ti stimo e quanto ti leggo....
Normalmente se abbiamo qualcosa da dirci ci parliamo di persona o per telefono,ma questa volta mi coinvolgi in un commento nel tuo blog e piacevolmente ti rispondo....
In un mondo in cui "sbagliano" o volutamente
"scimmiottano"etichette di Amarone,Brunello,Barolo,e quant'altro di buono c'è del vino Italiano...beh...direi che questo è un peccato veniale,sapere che un vino di Roberto venga venduto per Soave....direi ,caro Angelo è uno dei peccati minori...non tanto per Anselmi(la sua etichetta è perfetta),non tanto per la Denominazione,ma bensì per il rivenditore.
Giustamente subito dopo la tua segnalazione ho parlato personalmente con l'amico Francesco Farinettti il quale penso abbia già provveduto a modificare la propria etichetta.
A titolo informativo ti posso garantire che sugli scaffali di Eataly di NYC e di Torino
questa errore non c'è.
Comunque non è la prima volta che mi vengono a riferire queste anomalie in giro per il mondo ma anche in Italia...però se neanche l'interessato
ha provveduto a sistemare la questione qualche motivo ci sarà...
A te ogni plausibile risposta...
Ti ringrazio ancora una volta di quello che hai "denunciato"e considerando il servizio che hai fatto alla denominazione...ti proporrò come
Agente Vigilatore del Soave...
Un abbraccio
Arturo
il buon Presidente Arturo, sta diventando un buon politico, tu giustamente caro Angelo ci sei rimasto male, come ci rimango io quando mi offrono per Soave il buon S. Vincenzo, ma peggio quando mi propongono una bianco tavola dicendo che è Soave spiegando che: viene da territorio fatto di Garganega, personalmente poi gli mando a quel paese e che cambino lavoro. Il male è che la Russia c'è anche in zone a denominazione Controllata e Garantita, e non solo a Milano o qualche altre grossa città.
RispondiEliminaGrazie comunque anche da parte mia.
Mepa
@Arturo. Stima ricambiata. Vero: di solito mi confronto direttamente, a voce. Ma stavolta il caso era decisamente diverso. Perché Farinetti - Mr. Eataly - è decisamente attento alla comunicazione, ed anzi è un genio nel settore. Tuttavia nel caso specifico c'è un grave difetto comunicazionale, e la cosa non può certo passare inosservata. Possibile che in casa Eataly si stia - giustamente - attenti anche al dettaglio di quel che si comunica, e che anzi si utilizzi tanto bene la leva comunicazionale in chiave di marketing, e che poi si cada invece in un così grossolano errore? Ecco, una "svista" di questo genere costituisce una notizia, e un giornalista le notizie le divulga, per quanto può.
RispondiEliminaQuanto alla nomina ad agente vigilatore del Soave, attento, ché dicono che io sia caro...
@Mepa. Esatto, Paolo, ci si resta male. Non dico che si pensi male, ma certamente non fa piacere. Considero la denominazione un valore. C'è chi liberamnete sceglie di non avvalersene, e rispetto la scelta (Anselmi ha fatto la sua scelta, e va rispettata). Ma non ci deve essere fraintendimento alcuno da parte del venditore. Mandare a quel paese il ristoratore temo non basti. Forse occorre altro. Se scrivo sul listino Coca-Cola e poi invece metto nel bicchiere una diversa bevanda nera, stai certo che mi sanzionano. Perché non deve accadere anche col vino?
RispondiEliminaBuongiorno sig. Peretti,
RispondiEliminaLa ringrazio per il post. E ringrazio il comune amico Arturo Stocchetti per avermi subito avvisato la mattina presto del 25 (come Lei aveva previsto..) della sua giusta segnalazione.
Si tratta purtroppo di un originario errore di caricamento dati a gestionale, corretto nel tempo ma evidentemente non segnalato al nostro punto vendita di Milano che non ha ristampato il frontalino.
Infatti ho verificato che i frontalini di Torino riportano la dicitura corretta.
Colgo l'occasione per salutare Roberto Anselmi e scusarmi con lui, con Arturo e con i suoi lettori per l'errore cui, grazie al suo post, da lunedì abbiamo posto rimedio,
Buona giornata
Francesco Farinetti
Eataly
Grazie a lei della precisazione e prendo atto con piacere dell'avvenuta sistemazione dell'inconveniente.
RispondiEliminaSottolineo, peraltro, che anche nel listino dei vini a bicchiere l'errore era ripetuto: basterebbe leggere l'etichetta...
Quanto ad Arturo, non avevo dubbi che avrebbe chiamato immediatamente.
Magari, spero che prima o poi avremo l'occasione per bere un bicchiere di Soave (vero) assieme (offerto da Arturo, ovviamente).