10 marzo 2011

Pensiero ancora più cattivo: e se le annate son dopate?

Angelo Peretti
E già, me lo son chiesto ieri su queste pagine virtuali: ma siamo proprio sicuri che noi che in Italia scriviamo di vino - o proviamo a farlo - le sappiamo leggere le annate?
Di suo, l'interrogativo dovrebbe essere - o almeno così ritengo - di quelli da far tremare i polsi. Ma Stefano Menti, vigneron, nel suo commento, ci mette un carico (si usa dire da prte di chi gioca alla briscola) evidenziando un altro limite, che è dettato dalla legge: ossia, secondo le norme nazionali, nel vino di un'annata è lecito farci entrare una parte - non irrilevante - di vino d'altra annata. Doping giuridicamente lecito, che complica ancora di più le cose, e rischia di fatto di rendere scarsamente leggibile, sotto il profilo critico, qualsivoglia millesimo.
Sarà mica per questo che per miracolo si fan vini concentrati e robusti e cicciosetti anche in quelle vendemmie che son di stagioni in cui c'è stata pioggia e grandine?
Oh, sì sì, ci sono in giro - eccome! - i geni della rinfrescatina dell'annata stanca. Mica è reato, nossignori. Ma poi stiamo qui a disquisire di identità, naturalità, terroir, vendemmia...

7 commenti:

  1. Le balle e le bagginate sulla qualità di vendemmia e annate sono variegate e infinite.
    Vi propongo questa lettura
    http://www.enopress.it/new/Articolo.aspx?ArticoloID=0008PL

    Elai
    elai.culturadelvino@libero.it

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  2. Buona l'idea del climax: confermo il suggerimento di Elai, leggere il post su Enopress, please!

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  3. Certo che le annate sono dopate! e a doparle abbiamo contribuito un po' tutti: i consumatori, che vogliono "grandi" vini tutti gli anni, e non accettano che possano esserci delle annate mediocri o perfino pessime - prova a scrivere che la vendemmia X è stata da schifo, e vediamo se qualche testata di settore ti pubblica! - noi giornalisti, che li abbiamo illusi che si possono avere "grandi" vini anche in annate sbagliate, e i produttori/enologi, che se vogliono in cantina sono autentici maghi. Lavorando per molte aziende, e frequentandone i laboratori, ho visto compiere autentiche "magie" di trasformazione di vini scarichi di colore e abbastanza anonimi, in prodotti dal colore bellissimo e profondo, e perfino profumati. Su, smettiamola di prenderci in giro a vicenda. Sarà per questo che molti si stanno rivolgendo ai vini cosiddetti "naturali"? meglio un vino un po' zoppo, ma vero, che il solito vino cocacola?

    L.

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  4. @Lizzy. Pensiero cattivissimo: sicura che i "naturali" son tutti "naturali"? E poi: sicura che dovremmo scrivere che l'annata tale è "pessima"? A me interessa ritrovar l'annata, e se l'annata è povera, mi va bene un vino magro, purché pulito e capace di descrivere la vendemmia. Il problema è proprio questo: si è "grandi" quando si fa sempre e comunque un vino "grosso", oppure quando si sa rappresentare l'annata il meglio che si può? Ovvio che per me è buona la seconda.

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  5. ci sono eccome....e il primo campanello d'allarme è la co2!soprattutto in certi amaroni...

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  6. @W.BAC non capisco la tua risposta. Ti riferisci a vini artificiali? La CO2 è quasi sempre residuo di fermentazione, quindi o un vino imbottigliato troppo presto e non microfiltrato, oppure un vino che sta ancora fermentando, come in certi amaroni con alto residuo di zucchero, imbottigliati giovani e non filtrati, con rimanenze di lieviti che nonostante l'alto grado alcolico tendono a muoversi. Niente di artifizioso.

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  7. Beh, mi sembra che a Bordeaux l'aggiustatina di un'annata con un'altra sia prassi comune... da sempre. Sia chiaro, vorrei anch'io che un vino sia solo ed esclusivamente il profilo dell'annata menzionata in etichetta. Per inciso, quanto, in percentuale, è ammesso aggiustare, visto che è disciplinato per legge?
    Cordialmente,
    Alvaro Pavan

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