27 maggio 2011

Ventottomila ceppi per ettaro: non è che stiamo esagerando?

Angelo Peretti
Leggo sulla Revue du Vin de France che il celebre vigneron alsaziano Jean-Michel Deiss, profeta della biodinamica, s'appresta a piantare una vigna ad ultra-densità: ventottomila ceppi per ettaro. Pensare che da quelle parti la media è di cinquemila piante per ogni ettaro di vigneto. "Voglio vedere come si comporta la pianta in una situazione di concorrenza assoluta", dice il vignaiolo, "avido d'esperienze", alla Revue. Curiosi tutti di vedere come va. Ma per ora mi viene solo una domanda: non è che stiamo esagerando? La risposta è: lo scopriremo solo vivendo (citazione battistiana). O meglio, lo scopriremo bevendo, fra qualche annetto.

9 commenti:

  1. Se non ho capito male uno tra i principi base della biodinamica di Steiner, in contrasto con l'agricoltura intensiva, è sollevare piante e suolo da condizioni di stress (chimico, fisico ecc.) estremo, optando per una vita vegetativa letteralmente naturale in modo da non esurire le risorse e dare tempo alle "forze vitali" di rigenerarsi.
    Ora, se paragono le piante alle persone, sicuramente un lavoratore sottoposto a condizioni di lavoro estremamente stressanti sarà molto ma molto produttivo, ma per quanto?

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  2. Concordo con i dubbi sollevati: non è che il biodinamismo rischia di attraversare pulsioni liberiste?

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  3. Siamo sicuri che impianta viti?
    A parte i costi d'impianto, il comportamento dell'apparato radicale, coma farà a lavorare il vigneto, la vendemmia?
    La cosa mi incuriosisce parecchio.
    MePa.

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  4. Le densità di impianto devono essere frutto di studio su quel terreno, in funzione dei cloni fa impiantare. Studi e ricerche recenti hanno dimostrato che mediamente l'ottimale è intorno ai 5/6mila ceppi.
    Mi sembra che questo si un caso estremo, forse creato ad arte per fare discutere, tutta pubblicità a livello internazionale

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  5. Il dubbio che sia pubblicità effettivamente viene

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  6. L'idea ha un po' dell'irreale..pero' visto che e' un eperimento bisogna giudicare a fatti compiuti alla fine della ricerca..la risposta della natura e' a volte imprevedibile..sicuramente avra' dei costi di gestione elevati..il problema potrebbe essere quello di avere piu' umidita' in vigna perche' l' aria circolera' in maniera piu' blanda,quindi facilita' di avere maggiori malattie,anche se le viti saranno piu' basse..ad oggi i suoi prodotti,secondo me,sono di notevole qualita'..in bocca al lupo deiss

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  7. Per quel che mi riguarda continuo ad essere scettico: voler essere "naturali" rendendo sempre più "innaturale" la crescita della vite mi sembra un controsenso.

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  8. Vigne anche a Cortina d'Ampezzo, che punta a produrre le proprie bottiglie con l'uva delle Dolomiti. Le prime barbatelle sono state messe a dimora alle pendici del Pomagagnon, a 1.350 metri di quota. Non che anche qui stiamo esagerando? Attilio Romagnoli

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  9. Sì, Attilio, mi sa che stiamo proprio esagerando.

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