4 aprile 2011

In onore dell'osteria veronese

Angelo Peretti
A Verona si chiama gòto il tozzo bicchiere delle osterie d’una volta. Ma invitare qualcuno ad andare assieme a bere un gòto è qualcosa di più che proporgli un bicchier di vino. Perché l’osteria veronese è prima di tutto il luogo eletto per la chiacchiera e il pettegolezzo. Il vino è il pretesto, e ci vuol tempo, e dunque non lo prendi mai da solo, ma l’accompagni sempre e comunque con qualcosa da sbocconcellare.
Senza tirare in ballo complicate teorie sociologiche sulle classe sociali, in città distingui fra chi ti offre un caffè e chi ti propone un gòto. I primi sono i forestieri, gli altri quelli che hanno radici nella città. Gli uni cercano un bar e si esprimono in un corretto italiano, gli altri praticano l’osteria e conversano in dialetto.
Nella prima metà del Novecento, Hans Barth diceva che Verona è l’osteria dei popoli. Impossibile capire Verona se non si frequenta l’osteria.
Lo rammenti, se vuole, chi sarà a Verona per il Vinitaly

2 commenti: