16 febbraio 2009

Il mangiare del perfetto palermitano (e l'invidia del nordico)

Angelo Peretti
L’Antica Focacceria San Francesco è uno dei simboli di Palermo e di quella Sicilia che esiste con orgoglio e che resiste altrettanto orgogliosamente all’altra Sicilia, quella deteriore del potere imposto con la forza. E nonostante vi soggiornino dinnanzi le camionette dei carabinieri giorno e notte, perché certe minacce van prese seriamente - soprattutto quando, come han fatto lì, hai denunziato e fatto condannare chi ti domanda il pizzo -, il locale è sempre pieno a ogni ora, soprattutto di giovani, ma mica solo.
Ci sono stato con amici che è ormai un anno e mezzo e ancora ho nella memoria, saldissima, la sensazione d’un perfetto panino con la milza. Che mi dicevano avrebbe messo a prova la mia capacità digestiva, e invece è stato anzi di sollievo allo spirito.
Sulle pagine aperte su Facebook, patron Vincenzo Conticello ha pubblicato un testo che m’ha fatto venire un groppo allo stomaco e una mezza voglia di prender l’aereo e volare dritto a Palermo. Ci si legge l’elenco del “mangiare del perfetto palermitano”, che suscita assoluta invidia in me nordico oggi preso dal freddo. E a Palermo si mangia proprio a tutte le ore, di giorno e di notte, nelle trattorie, nei mercati, nelle strade. Nelle case, ovvio. E bene, praticamente sempre.
Riporto il testo, così metto in crisi qualcun altro.
“Mattino: arancina, calzone fritto, sfincione, pane e panelle o crocchè, spitinu, rizzuola, ravazzata, calzone al forno, rollò, pizzetta, pani ca mieusa, iris, cartoccio, taralla.
Pranzo. Antipasti: sarde a beccafico, involtino di melanzana, insalata di mare, caponata, olive e sarde, melanzane alla parmiggiana, peperonata, peperoni imbottiti, melenzane ammuttunate. Primi piatti: anelletti al forno, pasta con le sarde, pasta ki vrocculi arriminati, pasta a glassa, pasta canciuva, pasta a palina, pasta ki tinniruma e cucuzza, pasta con i ricci, pasta ku pik pak. Secondi piatti: sasizza, bruciuluni, spitini, involtini di pesce spada, involtini di spatola, capone apparecchiato, sgombro all'agrodolce. Contorni: insalata arancia finokkio e aringa, insalata di patate bollite fagiolina pomodoro e cipolla arrostita, pomodoro e cipolla calabrese, canazzu.
Spuntino pomeridiano: quarumi, stigghiola, frittola, mussu e carcagnuolu, puirpu vugghiutu.
Cena. Antipasto: giri, cozze scoppiate e a zuppa, fasulari, granchi. Primi: paste o riso prevalentemente con il pesce. Secondi: pesce in tutti i modi, spezzatino o capretto agglassato, crastu arrustutu, sgaluppina palermitana ca cipudda, pollo alla brace.
Spuntino di mezzanotte...: pasta cu l'agghia e luogghiu... e prima di andare a letto cornetto rigorosamente al cioccolato”.
Che dire di più? Che, come dice ironicamente Vincenzo, “come vedete è una dieta mediterranea...”
Poi ci mette la frutta: “muluni rigorosamente agghiacciatu e pessica cu vinu”. (E i fichi d'India già sbucciati che ho divorato al mercatino della Vucciria?)
Aggiunge (a ragione) che “per i dolci c'è l'imbarazzo della scelta, ma ne elenco qualcuno per essere più preciso: cassata normale o al forno, cannolo, sfincia di san Giuseppe, setteveli, sciù, brioscia cu gelato”.
Non condivido, ahimè, la bevanda: “Per bibita rigorosamente birra Forst con il collo lungo” sostiene Conticello, e la mancata condivisione non è per la qualità della birra, che apprezzo, soprattutto quand'è appena messa nel vetro, ma perché preferisco un bicchier di vino. Concordo invece con la conclusione: “E per rinfrescarsi durante le calde giornate d'estate acqua cu zammù (anice)”.
Oh, che voglia di Palermo!
(Fortuna che l’Antica Focacceria sta per aprire una succursale a Milano: il contesto è meno fascinoso, ma insomma, non si può aver tutto dalla vita)

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