11 febbraio 2009

L'Aglianico, il frutto e le stranezze di Facebook

Angelo Peretti
Strana cosa che è Facebook. Un posto dove si chiacchiera in modo virtuale. E s'incontra magari gente che non ti saresti mai aspettato. Io ci ho trovato per esempio una produttrice della Basilicata, Sara Carbone. Che ha dato la stura qualche tempo fa ad un can can sui comunicatori del vino. E m'ha colpito la sua - direi - facciatosta, tant'è che le ho chiesto, come s'usa tra i frequentatori di social network, l'amicizia. Lei m'ha mandato pure i vini suoi, sicché conosco ora le bottiglie sue in concreto e lei solo in pagina web. Ringrazio. Eppoi avevo curiosità di sentirli, i vini di questa donna.
Lasciamo perdere Facebook e parliamo di vino, dunque.
L'ho provate tutt'e tre le versione d'Aglianico dell'azienda vinicola Carbone, da Melfi. Una più semplice, in veste meno lussuosa, le altre con maggior ambizione, anche per via di vetro e d'etichetta.
Leggo sul sito: "La filosofia di fondo che guida le scelte dell'azienda vinicola Carbone è l'esaltazione del Milieu, il Terroir, il legame con la terra fertilissima del Vulture frutto di millenni di generoso lavoro lasciatoci in eredità da questo vulcano". Ma come giudicare la rispondenza a un terroir che non conosco? Mi limiterò dunque a dire come ho trovato - soggettivamente, of course - i vini nel bicchiere. E se v'ho trovato personalità e quale.
Aglianico del Vulture Terra dei Fuochi 2006 Carbone
Il base. Dice il sito aziendale che quest'è "la linea dei vini diretti ed immediati". Il vino risponde all'identikit. Giovin giovane (forse anche le vigne da cui viene, domando?), affinato in acciaio. Si beve senza troppi pensieri e devo dire che in tavola sta bene. Tannino presente, magari un pochettino crudo, ma per nulla in eccesso. E freschezza vibrante. E così si libera il fruttino di bosco, succoso.
Un faccino e quasi due :-)
Aglianico del Vulture 400 Some 2006 Carbone
Ecco, forse è un po' giovane (senza forse, direi), e dunque ha bisogno - ritengo - ancora d'assemblarsi al meglio. Matura nel legno piccolo, e s'avverte nella vanigliatura al naso, che però è accattivante, per gli amanti del genere moderno. Porge di poi all'olfatto vene decise e precise di piccolo frutto del bosco, di mora, e magari di prugna maturissima. In bocca è ancora frutto rosso, con dolcezza. Ed ha velluto nella trama tannica. E c'è lieve sentore di pepe, che rinfresca. Ben fatto, certo, e piacerà a molti.
Due lieti faccini :-) :-)
Aglianico del Vulture Stupor Mundi 2005 Carbone
Leggo che fa dodici mesi di barrique, ma il rovere non copre, e semmai porta quella vena balsamica officinale che intriga, fusa com'è col fruttino rosso ben maturo. In bocca è di nuovo frutto ben maturato. E c'è buona freschezza. E una vena di verde che, lungi dall'esser limitante, dà invece slancio. E tannino che russticheggia un pochetto (c'è traccia perfino di pellame, direi) e fa il vino più personale ancora. Sul sito dicono che è vino "da conversazione". Dissento: è invece proprio vino da mettere in tavola col cibo, e sta benone, ché ha beva, e ne sono contento. L'ho messo perfino assieme al risotto con la zucca e se l'è proprio cavata alla grande. Mi piace, per personalità e carattere.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)

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