Angelo Peretti
Capita che i cabernet franc della Loira ti diano grosse sorprese dopo un bel po' d'anni di bottiglia. Nel senso che, spesso, appena messi nel vetro sono ostici per via d'un tannino quasi rabbioso e d'una rusticissima vena vegetale. Col tempo, s'acquietano e acquistano in eleganza, e insomma passano di diritto, talvolta, nell'aristocrazia del vino di Francia.
Leandro Luppi, patron del ristorante Vecchia Malcesine, mi dice che era così, appena arrivatogli, una decina d'anni fa, anche questo Chinon del '98: vino allora allappante e ruvidissimo. Ma oggi è velluto. L'abbiamo bevuto assieme al tavolo del suo ristorante ed è stato un gran bel bere.
Naso affascinante, a tratti perfino decadente con quelle sue nette sensazioni affumicate. Tabacco, sigaro, pipa. E poi, alla lunga, memorie terrose, di quella terrosità che t'entra nelle narici camminando fra i campi in estate.
In bocca ho trovato corrispondenza, continuità con l'olfatto. E insieme ecco il fruttino, a tratti macerato e perfino sotto spirito. E pian piano, di seguito, affiorano sentori di peperone grigliato e tracce di liquirizia, in una lenta, lunga evoluzione dentro al bicchiere.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)
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