Angelo Peretti
Santo cielo: a momenti mi prende un coccolone. Perché sul Corrierone (quello della Sera, per capirci, ancorché on line) ho visto un articolo che titola: "No al vino rosso con il pesce, ecco la prova scientifica". Panico: "E adesso come faccio - mi son detto - io che da sempre predico l'abbinabilità d'alcuni rossi, il 'mio' Bardolino in primis, col pesce?"
Poi, a leggere più avanti, mica mi son rilassato. Sentite: "Il diktat, secondo i nipponici, sarebbe nato perché i vini rossi, in abbinata a orate e gamberi, lasciano in bocca un retrogusto spiacevole, 'pescioso', per colpa del loro contenuto di ferro, mediamente maggiore rispetto a quello dei vini bianchi".
Opperbacco! E il tutto sarebbe stato certificato da un team d'esperti che s'è avvalso di "alcuni volontari, tutti conoscitori dei vini", che hanno tastato 38 vini rossi e 26 bianchi. Insomma: "quando il vino conteneva una maggior quantità di ferro (e questo accade soprattutto coi rossi) dopo il pasto restava in bocca più facilmente un sapore poco gradevole".
Fortuna che poi si riporta il parere di Terenzio Medri, il presidente dell'Associazione italiana sommelier. Che dice: "Con il pesce si può tranquillamente bere anche un vino rosso o rosato. L'importante è che si rispetti l'unica regola aurea degli abbinamenti fra vino e cibo: nessuno dei due sapori deve sovrastare l'altro".
Meno male!
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