Angelo Peretti
Leggo su WineNews che il “junk food” - il "cibo spazzatura", per tradurre letteralmente dall'inglese - potrebbe, "alle estreme conseguenze, portare fino alla depressione per la scarsa presenza di antiossidanti". A dirlo sarebbero i ricercatori dell’University College di Londra, ed uso il condizionale solo perché non ho letto la ricerca in originale. Ma sta di fatto che avrebbero dimostrato che soloro che hanno "una dieta ricca di cibi grassi e dessert hanno il 60% per probabilità in più di soffrire di depressione di chi invece mangia più frutta, pesce e verdure".
Ora, confesso una mia debolezza: quando faccio lunghi viaggi in autostrada, o guido di notte, stanco e magari anche un po' giù di tono, mi fermo in un autogrill e mangio (ingurgito) cioccolato industrialotto o patatine fritte in sacchetto, quando non addirittura quei crostini di mais untuosissimi che certamente ascriverei alla categoria del "junk food". Ho capito: d'ora in poi sbocconcellerò una trota (ma ho dei dubbi che funzioni alla stessa maniera).
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