Angelo Peretti
Mi pare non così facile comprendere, con il varo, dal primo agosto scorso, della nuova Ocm (Organizzazione comune di mercato) del vino, quale sia la sostanziale diversità fra una doc e una docg, visto che entrambe rientrano di fatto nel sistema regolamentare delle denominazioni di origine protette (dop) europee. Sta di fatto che la docg prevede, nel panorama normativo italiano, vincoli più stringenti in fatto di controlli (salvo poi accorgersi che magari qualcosa non va, com'è accaduto, con tanto clamore, col Brunello). Ed è dunque con questo spirito che va accolto il via libera finalmente dato al riconoscimento della docg per l'Amarone della Valpolicella e per il Recioto della Valpolicella.
Il via libera in questione, come racconta un comunicato stampa emanato dalla Regione Veneto, è arrivato stamattina, grazie all’esito positivo della pubblica audizione svoltasi al Villa Quaranta Park Hotel di Ospedaletto di Pescantina, in provincia di Verona. Dunque, le due nuove docg valpolicellesi "potranno ora proseguire nel loro cammino per la definitiva approvazione dei nuovi disciplinari".
L’incontro in questione, rammenta il comunicato, "ha riguardato la richiesta formulata dal Consorzio di tutela a nome della filiera per il riconoscimento delle denominazioni Recioto della Valpolicella docg; Amarone della Valpolicella docg; Valpolicella Ripasso doc", nonché la conseguente modifica del disciplinare di produzione della doc Valpolicella.
Di fatto, sembra di capire che la produzione valpolicellese, ora tutta sotto un unico disciplinare ad ombrello, quello del Valpolicella doc, con le sottotipologie dell'Amarone, del Recioto e del Ripasso, poggerà in futuro su quattro diversi pilastri, in qualche maniera indipendenti l'uno dall'altro: da una parte l'Amarone docg, da un'altra parte il Recioto docg, poi il Ripasso doc e infine il Valpolicella doc.
Una rivoluzione.
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