Angelo Peretti
Coraggio, voi tutti che avete piantato cabernet franc in terra friulana, veneta, trentina, toscana o dovunque abbiate vigna: questo è il vostro momento. Non so quanto durerà, e se davvero durerà, ma non dovrete più - almeno per un po' - vergognarvi. E potrete smetterla - alla buon'ora - di dire che no, non è franc: è carmenere. Perché invece potrete finalmente andarne fieri del vostro selvaggio cabernet, giacché nel mondo anglo-americano del vino sta montando una tendenza in suo favore. E chissà se potrà consolidarsi e durare - 'sta cosa - a mo' del fenomeno pinot grigio. Niente illusioni: temo sia difficile. Ma insomma...
Leggo sulle WineWebNews curate da Franco Ziliani per il sito dell'Associazione sommelier che in California, sull'edizione on line del Sacramento Bee, Chris Macias parla proprio del cabernet franc. Dicendo che è una varietà alla ricerca d'autostima. E si capisce, oscurata com'è dal fratello maggiore, l'onnipresente, straripante cabernet sauvignon. Ma che, insomma, è una varietà che sta piacendo. Al punto che il cabernet franc fa man bassa di premi nei concorsi a stell'e strisce. Che si stia invertitendo la china?
Prudenza, ragazzi. Anche perché, e lo dice sempre l'articolo di Macias, "la domanda di cabernet franc da parte dei consumatori rimane minima". E secondo il Dipartimento statunitense per l'agricoltura, a fronte di 14mila tonnellate di cabernet franc, nel 2009 se ne sono piazzate quasi 443mila di cabernet sauvignon. Ma intanto c'è una tendenza che nasce.
Si obietterà: mica vorrai che a far tendenza sia la pur rispettabile Ape del Sacramento. E no che non voglio, ci mancherebbe.
Ma c'è un'altra testata che ha dedicato un pezzo alla rivincita del cabernet franc. E questa è ben più referenziata, e fa tendenza: la brittanica Decanter, "the world's best wine magazine", come s'autodefinisce in copertina. Sul numero di luglio Steven Spurrier scrive un editoriale dal titolo piuttosto esplicito: "In lode del Cabernet dimenticato". E quello dimenticato è, appunto, il Cabernet Franc. E l'occhiello non esita a spiegare che quest'è un vino - e un vitigno - "destinato a essere una stella di prima grendezza nel firmamento dei vini più leggeri e più fragranti". Acciderbolina.
L'infatuazione di Spurrier per il Cabernet Franc è sbocciata a Roma, durante le degustazioni del Roma Vino Excellence e del Merano Wine Festival. E cita più d'una testimonianza - a partire da quella di Ian D'Agata, il "maestro di cerimonia" della manifestazione - a supporto della tesi "franchista". E parla con un certo trasporto di rossi a base di cabernet franc prodotti in Toscana. Oppure nella Loira. O in California. Ovvio, anche in Francia: dice niente lo Cheval Blanc? Il '58% del campionissimo di St-Emilion è piantato a cabernet franc, appunto.
Insomma: che sia riscossa? E chi lo sa? Staremo a vedere. Certo che se si beve qualche Cabernet Franc della Loira con addosso la sua bella manciata d'anni ti vien da dire che, sì, Monsieur Franc è davvero fascinoso.
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