Angelo Peretti
Niente a che vedere con la terragna austerità che mi piace di Pomerol e neppure vi è – ed è curioso - il tratto distintivo del velluto del merlot, vitigno principe dell’appellation, e pure suo marchio di fabbrica.
Qui ci ho trovato soprattutto, nettissima, la varietalità del cabernet franc, che pure non dovrebbe incidere enormemente nel blend (in vigna - leggo - ne hanno un 10-15%). Eppure invece la sua presenza marca il vino in maniera impressionante, con una percezione verde giovane e indomita. Pensare che la bottiglia è del 1973, mica ieri.
Al naso e in bocca s’è presentato dunque tipicamente improntato sul franc. Erbaceità, vegetalità. Come dicevo, di notevole giovinezza.
Sotto, il frutto rosso e un che di terroso.
In bocca, grande beva. E snellezza. Ed ancora una buona freschezza.
Vino da bere.
Non gli daresti quasi quarant’anni d’età. Ci riescono solo a Bordeaux. O forse dovrò dire "ci riuscivano"? Ché negli ultimi anni anche in terra bordolese hanno sterzato verso la concentrazione più che verso la snellezza.
Due lieti faccini :-) :-)
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