Mauro Pasquali
Sarà perché i vini valdostani mi portano alla mente ricordi giovanili. Sarà perché amo i vini minerali e con grande personalità e carattere. Sarà perché questo vino mi ha colpito immediatamente, alla vista con un perlage fine e persistente e al naso con un’esplosione di fiori bianchi, pera, agrumi. Sarà perché in bocca si apre con grande mineralità per poi chiudere con frutta bianca e gialla matura. Sarà per quel retrogusto di albicocca che ritorna continuo anche a distanza di tempo, ma questo Extreme 2007 mi è piaciuto, e molto.
Certo, lo ammetto, sono condizionato dal ricordo di questi vigneti, arrampicati a oltre 1000 metri di quota, coperti da nevi per tutto il periodo invernale, tanto da pensare come possano sopravvivere. E dal ricordo delle genti di queste zone, che si ostinano a coltivare là dove pare che sia impossibile farlo e coltivano e vinificano talmente bene da ottenere prodotti come questo Extreme 2007. Merito anche del prié blanc, vitigno che quassù si è così ben adattato da compiere l’intero ciclo vegetativo in un lasso di tempo più breve della maggior parte degli altri vitigni. Inizia a germogliare tardi, il che gli permette di sfuggire alle tardive gelate che a 1200 metri di quota in val d’Aosta sono sempre in agguato. Porta a maturazione i suoi grappoli molto precocemente per cui, anche in caso di nevicate anticipate, la vendemmia si è già conclusa. Uomo, vite, ambiente: c’è tutto il terroir valdostano in questo vino.
Tre beati faccini :-) :-) :-)
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