Angelo Peretti
Metti una sera a cena nel Ghetto, a Roma, a due passi dal Portico d'Ottavia. La Taverna del Ghetto, cucina kosher: carciofi alla giudia, insalata di carciofi, fiori di zucca, carne secca, spaghetti alla carbonara con la carne secca al posto del guanciale, ottimi. In lista vini israeliani, quelli della Golan Heights Winery, che importa Gaja. Per il rosso, scelgo il Merlot Yarden, che è sempre una garanzia, e infatti anche questo 2003 non tradirà. Ma prima? Prima serve un bianco. In carta la linea della Gamla. C'è un Galilee White Riesling del del 2008. Mai provato: scelgo quello.
Ora, può una bottiglia d'un bianco israeliano scelto inconsapevolmente renderti felice una serata? Può. Se è un Riesling come questo, statene certi che può. Roba che se me l'avessero messo nel bicchiere senza sapere l'origine, avrei avuto il dubbio se si trattasse di un Riesling della Mosella un po' più strutturato del solito, oppure di un Riesling dell'Alsazia un po' più sinuoso del consueto. Un po' di qua, un po' di là, con una qualche prevalenza moselliana, ma con un risultato di quelli che ricordi. Ed è un Riesling della Galilea, altroché.
Intanto, già al primo incontro con l'olfatto ti dice chiaro il vitigno: inconfondibilmente riesling. Fascinosamente. Frutto giallo, stramaturo, spezia, leggere vene di idrocarburi.
Bocca sapida, polputa ma non sopra le righe, freschissima, nervosa, succosa, speziata, resinosa, criccante, lunga. Dolce il giusto.
Tredici gradi di alcol, che non si avvertono.
La bellezza del cool climate, del clima fresco. Gran bel bianco.
Tre lieti faccini :-) :-) :-)
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