Angelo Peretti
Proprio vero che non c'è più religione. Sì, perché ho letto sul Mattino di Padova che un barista d'un paese della provincia euganea è stato denunciato dai Nas perché "aveva deciso di tagliare le spese sostituendo note marche di liquori come l'Aperol utilizzato per lo spritz o altri alcolici". O cielo, taroccano anche lo spritz!
Sissignori, sembra che costui, il barista ora nelle rogne (pensare che ho letto che ha subito una rapina dietro l'altra, poveretto) prendesse le bottiglie originali e ci travasasse dentro dei liquori - come s'usa dire - di sottomarca. E la giornalista che ha scritto il pezzo, Luisa Morbiato, adombra che potrebb'essere stato qualche cliente insoddisfatto ad avere allertato i Nas, e insomma l'avventore avrebbe intuito che quel che gli veniva servito "non corrispondeva come gusto e aroma a quanto ordinato". Ordunque, ne ricavo che ci sono anche gli esperti di settore, altro che sommelier e degustatori vinosi.
Insomma, prima taroccavano il Prosecco, ora tocca all'Aperol: non c'è più religione, e insorgono i fan dello spritz, che vende, fa vendere, e fa perfino leggere, come scriveva qualche tempo fa Camillo Langone su Il Foglio: "A che cosa serve lo spritz? Innanzitutto a scrivere articoli sullo spritz che vanno sempre via come il pane e come appunto lo spritz."
Mala tempora currunt.
Meglio un buon Valdobbiadene Spumante, altro che spritz fatto ormai con 5% di liquore rose, 5% di vino bianco (anche fermo) ed il resto acqua frizzante.
RispondiEliminaMeglio affidarsi ai vini da aperitivo Garantiti come appunto un buon Valdobbiadene Spumante.
Vero, approvo
RispondiEliminacondivido
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