19 dicembre 2011

Due settimane dal Mercato dei Vini

Angelo Peretti
Sono passate due settimane dal primo Mercato dei Vini dei Vignaioli indipendenti. Insomma, da quella che potrei definire la prima uscita ufficiale della Fivi, la Federazione italiana dei Vignaioli indipendenti, appunto, capitanata da Costantino Charrère, valdostano. Qui e là sul web ho letto qualche commento. A dire il vero me n'aspettavo qualcheduno di più (e pensavo a Piacenza di incontrarci anche più gente tra giornalisti e blogger del vino), ma se la più parte di quelli che c'erano hanno fatto come me, e cioè hanno atteso un po' di tempo per farsi un'opinione, ci sta che qualcosa sia ancora sulla tastiera o nella penna, in attesa.
Ordunque, che dire?
Primo: a Piacenza, al Mercato, ci ho trovato un clima che fin qui non avevo mai toccato con mano in rassegne del vino. Non mi riferisco al meteo, ché quello era posizionato, ahimè, sulla nebbia stabile. Intendo invece il clima umano. Si respirava un'aria rilassata, coi vignaioli che chiacchieravano tra di loro, serenamente, che assaggiavano i vini degli altri, che volentieri discorrevano con i visitatori, senza manie di protagonismo, senza pr in agguato del giornalista o del buyer, senza ossessioni commerciali. Come definirlo, questo clima? Direi con un aggettivo: familiare. Sì, un clima familiare: i vignaioli che creano una grande famiglia. Bene. Molto bene. Se questo è lo spirito, la Fivi è proprio nata, ed è nata felicemente.
Secondo: oh, sì, stavolta i vignaioli la loro fiera se la sono organizzata e gestita, senza mediazioni, se non un supporto tecnico, in autogestione. Chi fa da sé fa per tre, dicono. Io credo che chi fa da sé fatichi per tre, e di fatica penso ne abbiano fatta, e magari non era tutto perfetto, anche perché di strutture, almeno per ora, alla Fivi non ne hanno. Però l'importante è che ci abbiano provato e che ci siano riusciti, dando un segno palese, esplicito della loro determinazione, ed è questo che conta.
Terzo: buono l'allestimento. Tavoli tutti uguali, sufficientemente distanziati l'uno dall'altro, file con ampio spazio per il passaggio, produttori mescolati tra di loro senza un ordine preciso, a significare che quel che conta è la squadra. Condivido.
Quarto: se doveva essere un mercato, quello di Piacenza somigliava poco a un mercato. Intendo che benedico e sempre benedirò le rassegne che permettono al visitatore di comprare il vino che ha appena assaggiato. Questo era anche l'obiettivo della manifestazione della Fivi, tant'è che l'hanno chiamata, appunto, Mercato dei Vini. Ma quando vado ai mercati rionali, non c'è banco che insieme al prodotto non esponga, bene in vista, anche il prezzo. Ebbene: a Piacenza i vini si potevano comprare, ma chi fosse entrato senza sapere della vendita, difficilmente se ne sarebbe accorto. Salvo rarissime eccezioni, niente prezzo sulle bottiglie, niente listini. Col risultato che il visitatore, soprattutto i più giovani, veniva in un certo qual modo dissuaso dall'acquisto. Peccato.
Quinto: i vini. Ho sentito qualcheduno dire che c'era qualche disparità qualitativa tra i vini in assaggio. Dico: e chi se ne importa? Credo che la Fivi non debba focalizzarsi prevalentemente sul vino, bensì sul vignaiolo. Questa è la missione: il vignaiolo, non il vino. Il vino è la conseguenza della consapevolezza del vignaiolo, e se attraverso la Fivi questa consapevolezza cresce - e per consapevolezza intendo anche e soprattutto l'appartenenza a un preciso terroir, naturale ed umano - allora la Fivi è destinata a giocare un ruolo fondamentale nel sistema del vino italiano. Bene così.
Sesto ed ultimo: la comunicazione. Ecco, scrivo solo questo: che i vignaioli si ricordino che la comunicazione è importante, e stavolta su quest'aspetto hanno un po' latitato. Ma era la prima volta, e i vignaioli non sono dei professionisti dell'organizzazione di eventi. Faranno meglio in futuro, ne sono sicuro. Perché un futuro ci sarà. E spero sia un futuro di Mercati regionali, provinciali, insieme ad un Mercato annuale di carattere nazionale.
Finisco. Sono passate due settimane (a me sembra un secolo, visto quello che nel frattempo è cambiato nella mia vita) e la Fivi esiste, e mi pare possa crescere. Spero ci credano soprattutto i vignaioli.

4 commenti:

  1. Io a Piacenza c'ero e posso confermare tutto, mi sono divertito, mi sono confrontato, ho conosciuto gente e creato contatti, sono pure riuscito a vendere vino e ad uscire in pari con le spese sostenute, cosa volere di più? la cosa che più m è piaciuta è che eravamo tutti uguali, nessuna distinzione nè per regione nè per territorio, solo il nome dell'azienda a testimonianza che per la fivi quello che conta è la figura del vignaiolo, la sua identità.
    PS:è un piacere rileggerLa, in bocca al lupo!

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  2. Ho la sensazione, da esterno, che in molti nel settore considerino la comunicazione come un di più, qualcosa da aggiungere solo se il prodotto non è all'altezza, e che deve quindi essere sostenuto artificialmente.
    E' un mondo molto autoreferenziale, che stenta a capire che, per chi non è esperto, è veramente difficile orientarsi tra le mille offerte.

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  3. Grazie Enrico. Spero di aver presto l'occasione di riassaggiare i vini. A Piacenza non mi sono fermato al tavolo: il clima era così serenamente festoso che non mi pareva l'occasione per provare i vini con la dovuta concentrazione, ed anche questo è un elemento di felice anomalia del Mercato dei Vini.

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  4. Mauro, concordo assolutamente. Splendido il tuo videoreportage da Piacenza. Congratulazioni.

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