Ne parlo non perché ci sia andato in visita, ma perché invece m'è capitato di berne un vino agli Stati Generali del Pinot Nero che si son tenuti qualche settimana fa in Oltrepò Pavese, e quel vino m'ha decisamente incuriosito. Già, un Pinot Nero brianzolo del 2008 che si chiama San Giobbe, quel Giobbe dei bachi da seta di cui ho letto sul sito aziendale.
Ora, cosa gliel'abbia fatto fare a 'sta gente di cimentarsi proprio con una brutta bestia come il pinot nero credo che sia destinato a restare tra i misteri immensamente vaghi del mondo dei vigneron. Però il risultato è buono.
Leggo ancora sul sito dell'azienda che mediamente d'uve di pinot nero lì se ne fanno otto etti per pianta e che si vinificano poi in parte in acciaio e in parte in tini di rovere da vent'ettoliti e poi l'affinamento avviene nella tina di rovere da quindici e da vent'ettolitri e poi ancora per sei mesi in vasca di cemento.
Ha colore, questo 2008, tra il rosso scarico e l'aranciato, ed è colore tipicamente pinonerista, dunque. E anche il naso è tipico, con quel fruttino e quella venatura speziata, cui si somma un curioso, invitante accenno agrumato. In bocca ecco che subito è rustico, perfino quasi scorbutico, e vorrei dire, con una parola contadina, "aspro", ed è un'asprezza che ricorda quella dell'arancia bionda, e dunque ecco tornato l'agrume che avevo già colto all'olfatto. Ma poi invece t'avvince la beva, che è notevole. E il frutto maturo. E quel ricordo di tamarindo e di rabarbaro. Vino curioso, anomalo, che probabilmente sa invecchiare bene qualche annetto, e infatti è per ora ancora giovanissimo. Concludo dicendo che è stata la sorpresa inattesa della giornata trascorsa in Oltrepò e che è un Pinot Nero mica da degustazione, ma da bere in compagnia, ed è un complimento.
Pinot Nero San Giobbe 2008 La Costa
Due lieti faccini :-) :-)
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