Angelo Peretti
Leggo che René Mosse gestiva un bistrot prima di dedicarsi alla vigna. Dal consumatore al produttore, invertendo il luogo comune. Scegliendo dell'agricoltura le declinazioni biologiche e biodinamiche. In Loira, a far rossi e bianchi.
Mi piace assai, nella Loira, lo chenin blanc, uva che, se ben capita, dà bianchi di bella complessità. E adoro la dolcezza mai eccessiva dei migliori Coteaux du Layon, fatti con lo chenin, appunto.
Ho bevuto il Coteaux du Layon d'Agnes e René Mosse e dico che è un vino che non passa di certo inosservato. Complesso e personale com'è.
Ha naso di frutto giallo stramaturo e mandorla e spezia dolce e liquirizia perfino.
In bocca ecco che trovi corrispondenza, e la dolcezza è ben compensata dall'acidità, e il miele di castagno si fonde con l'agrume, e sotto la spezia è elegante.
In tavola è un fuoriclasse: servirlo a fine pasto sarebbe un affronto, ché quest'è vino che sta coi piatti, col desinare, coi pesci, i molluschi, i salumi e perfino le carni. Quando c'è equilibrio in bottiglia, la tavola chiama.
Una trentina di euro on line.
Due lieti faccini e quasi tre :-) :-)
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