Angelo Peretti
E adesso c'è il modello veneto alla globalizzazione del vino. Un fenomenale modello copia-incolla. Copia le esperienze altrui, incollale assieme, fiuta il vento, e buttati sul mercato, battendo la concorrenza. Risultato: et voilà, il super-Prosecco, che adesso è doc.
Capisco che son criptico, e allora cerco di spiegare.
Il 20 marzo il Comitato nazionale vini ha espresso parere favorevole alla proposta di riconoscimento della nuova doc Prosecco, che mette tutt'insieme appassionatamente i doc e gli igt che stanno tra Veneto e Friuli Venezia Giulia. Creando una nuova doccona dai numeri enormi: credo sarà dietro solo allo Champagne francese e ai Cava spagnoli in termini di volumi.
Per inciso, a Conegliano e Valdobbiadene, sul Montello e sui Colli Asolani, le aree prosecchiste storiche, si son portati a casa, come contropartita, la docg.
L'iter d'approvazione è andato avanti speditissimo: che sia un caso che il ministro Zaia sia di quelle parti? Comunque, meglio così: stavolta la burocrazia ha dimostrato di funzionare, e speriamo accada con maggior frequenza.
Non ho ancora detto cosa c'entra il copia-incolla. Eccomi, con un avviso ai naviganti: quelle che seguono son solo illazioni mie, ché il disciplinare non l'ho letto.
Il copia. Ricordate la rogna del tocai? L'Unione europea ha assegnato l'esclusiva del nome all'Ungheria, facendo fuori Italia e Francia. Il perché è semplice: gli ungheresi hanno un paese che si chiama Tokaj, e poco importa se il vino che ci fan da quelle parti è dolce e viene da tutt'altre uve rispetto a quell'italiane e franzose. Vince il nome geografico. Se questa xé 'a regola, tanto vale sfruttarla, han pensato i prosecchisti, che son tra l'altro sotto pressione, ché di prosecchini se ne stanno facendo ormai un po' dappertutto.
L'incolla. Scartabellato l'atlante, i prosecchisti han visto che in terra giuliana c'è un paesello che si chiama Prosecco, frazione di Trieste, e che ha anche tradizione viticola. E dunque, oplà: si estende l'area di produzione della doc Prosecco anche al Friuli e ci si mette dentro il paesino che ha lo stesso nome, e nessun altro ti potrà più scippare la denominazione. Che non fa più riferimento all'uva prosecco, ma al villaggio di Prosecco.
Che dite? Fiction? Rilancio: sarà mica un caso che alle vigne di prosecco gli abbiano voluto cambiar nome. Pare che il vitigno si chiamerà glera...
Ma poi, se fosse andata proprio così, ammettiamolo, sarebbe stata un'operazione geniale: copiare il caso Tokaj e attualizzarlo tra Veneto e Friuli per difendersi dalla globalizzazione del Prosecco e dagli enopirati che imperversano ovunque.
Risultato: come dice il ministero delle politiche agricole Luca Zaia, “a partire dal primo agosto 2009, tutto il Prosecco sarà protetto a livello comunitario ed internazionale come denominazioni di origine protetta". Bingo!
E adesso si può tentar l'azzardo: mettere ko la concorrenza spumantistica d'altre terre. Già, perché il proseccone veneto-furlan-giuliano ha un potenziale viticolo - son dati che ho ho visto sul sito del ministero - di 11088 ettari (di cui 10350 nel Trevigiano, 613 fra Padova, Vicenza e Belluno, e appena 125 nella regione friulana, poverelli). Ora, non so quale sarà il massimale produttivo ammesso dal nuovo disciplinare, ma se fosse quello dell'attuale doc coneglianese, saremmo sui 135 quintali d'uva per ettaro. Con una resa in vino del 70-75 per cento, vuol dire che ci si posson tirar fuori qualcosa come intorno ai 150 milioni di bottiglie di bollicine. Signori: non c'è più trippa per gatti. Questa è la riposta nordestina alla globalizzazione: "Minacciano di invaderci coi finti prosecchi che vengono da zone barbare? E allora noi chiudiamoci a riccio, allarghiamo le spalle e attacchiamoli". A suon di bottiglie bollicinose. Altro che chiacchiere.
Perfino il gigantesco Asti spumante resta al palo nei confronti del super-Prosecco: le bolle astigiane fanno in tutto 80 milioni di bottiglie, vuoi mettere?
Da quando andrà in porto tutto questo fermento neoprosecchista? Già dalla prossima vendemmia. Del resto, c'era fretta di sistemar le carte prima del big bang del vino europeo: dal primo d'agosto entra in vigore la nuova ocm (leggi: organizzazione comune di mercato) del vino. Che trasformerà di fatto le doc e le docg italiane in dop europee. Con tutte le rogne del caso. E non si sa ancora bene di che rogne si tratti.
@ Angelo, buon giorno! Trascrivo qui quanto dichiarato qualche tempo fa dal Vicepresidente della Giunta Regionale del Veneto Franco Manzato (il testo integrale è pubblicato sull'ultimo numero del Sommelier Veneto: " E' un'operazione strategica, a difesa dei nostri produttori e del nostro Prosecco che si sostanzia nel contesto della DOC interregionale del Prosecco" e prosegue: " E' una battaglia fondamentale, quella di fare del Prosecco DOC un vino esclusivamente del Nord Est italiano, impedendo che possa confondersi con prodotti brasiliani. argentini, australiani o di qualsivoglia altra parte" e ancora: "Copiamo dall' Ungheria, che ci ha legittimamente, anche se improvvidamente, negato il Tocai e facciamo del Prosecco il nostro vino per eccellenza". Direi, dunque che hai colto ben nel segno: risposta del Nordest e copia di una strategia. Bingo senza dubbio, anche se, a mio avviso aver messo fuoriuso il nome del vitigno ( non più prosecco ma glera) e ricorrere all'identità geografica (la frazione triestina di Prosecco) non mette al riparo del tutto. Non me ne intendo, ma mi pare che ci vorrebbe anche una registrazione a tutela del Marchio.
RispondiEliminaDai dati che tu citi - e che se non ti dispiace linko anche sul mio post- verrebbe automatico vedere che le cifre sono esponenziali e tra l'altro questa doccona comprenderebbe anche Gorizia e Venezia, province in cui fino ad oggi il vitigno non è stato nè rccomandato nè autorizzato. Lo sarà, evinco, e pure evinco che il prosecco ( spero solo quello DOC/DOP, l'ex IGT) potrà continuare ad essere elaborato altrove.Un buon passo strategico, ma con qualche interrogativo, non ultimo quello delle rese. Aspettiamo dunque il diciplinare, anche se nel frattempo alcuni Brand consolidati della futura DOCG sono migrati (la proprietà) al di fuori del Nord Est (la Mionetto, pare, in Germania e Astoria alla Cavit)...
Un saluto,
M.Grazia
Ciao Maria Grazia
RispondiEliminaOttima analisi. Vedremo gli sviluppi.
Il vino della zona di Prosecco ( Trieste ) chiamato fin dal 1700 Vino Prosecco in italiano e Prosecker in tedesco, era "ein schaumender Wein, dem Asti aehnlicher" ossia un vino spumante simile a quello di Asti" che secondo le vecchie guide turistiche dell'Austria Ungheria si consigliava, accanto alla Malvasia, di ordinare nei ristoranti e osterie di Trieste. Parte della produzione di questo spumante secondo i documenti, veniva inviato a Vienna, dove il Prosecker era molto gradito anche a corte. Nei testi in tedesco
RispondiEliminasi legge weltberuhmter Prosecker Wein , ovvero Il conosciutissimo, famoso in tutto il mondo vino di Prosecco !! E nei testi quando si nomina Prosecho si mette tra parendesi das Ort bei Triest wo der beruehmter Wein waechst, ovvero il paese presso Trieste dove cresce il famoso vino ! Nel dizionario della lingua tedesca dei fratelli Grimm ( che non scrivevano solo favole ) è citato il Prosecker Wein. Nell'Oekonomische Enzyklopedie del 1822 tra le produzioni si trova Il Prosecker Wein, ein italienischer Wein aus der Gegend von Triest ( allora Trieste era nelle province "italiane" dell'A.U.). Nella biografia di Albrecht Duerer si legge che egli beveva il Prosecker, ein Wein aus Triest.
Che il Prosecco fosse frizzante lo conferma che viene anche citato nelle guide ottocentesce a Istria e dalmazia come "der moussierende Prosecco" e non occore tradurre.
E' noto ma non a tutti come solo agli inizi del 1900 dei trevisani abbiano portato il vitigno nella Marca e lo abbiano reso famoso, mentre intanto per le tragedie delle due guerre, la zona triestina abbia adirittura perso completamente la produzione ( oggi solo pochi viticultori del Carso proseguono con lo spumante ), è un'altra questione.
Se anzichè testi tedeschi dell'800 si cerca in quelli del 2009 troviamo "Prosecco ist der Name einer weissen Rebsorte im italienischen Veneto, wo sie ideale ... Ein sanft moussierender Frizzante aus der Prosecco-Traube" giacchè il Prosecco oggi cresce splendidamente nell'italiano Veneto.
Quindi allargando la DOC in realtà si è solo fatto giustizia e speriamo in futuro di poter di nuovo parlare del Prosecco spumante, fatto a Prosecco e dintorni, così come era nell'800 !!