Angelo Peretti
Su alcuni wine blog italiani ha continuato a tener banco la questione del rinnovo della presidenza del Consorzio di tutela del Brunello di Montalcino. Che è in programma - leggo - per oggi, giovedì 3 giugno.
Personalmente, non ne conosco abbastanza delle faccende ilcinesi - e, ammetto, anche dei vini della zona - per dire la mia. Ma mi son sempre domandato perché mai avrebbe dovuto interessare così tanto - urbi et orbi - la faccenda della nuova presidenza. Ovvero: è chiaramente questione importante e delicata, vista la bufera abbattutasi sul Brunello e sui brunellisti, ed anche perché in fondo quella denominazione è uno dei marcatori dell'immaginario del made in Italy vinoso nel mondo. Ma l'attenzione che ci si pone è ben più alta di quella che sarebbe richiesta da un rinnovo di leadership.
Be', la risposta all'interrogativo l'ho trovata in un post di uno dei migliori wine blog esteri, il Do Bianchi di Jeremy Parzen. Che scrive così: "Perché sono così ossessionato dall'elezione del nuovo presidente del Consorzio del Brunello? La risposta è semplice: perché la denominazione del Brunello è diventata la prima linea della battaglia dei campioni tradizionalisti delle verietà autoctone italiane contro i propositori progressisti dei 'trend moderni' e delle varietà internazionali. Quel che è successo nel corso degli ultimi due anni a MOntalcino e quel che succederà alla vigilia delle prossime elezioni ci informeranno sicuramente sulla direzione, sugli obiettivi e sugli ideali di chi fa vino in Italia per il prossimo decennio".
Ecco, se le cose stanno così, la faccenda del Brunello interessa tutti, ma proprio tutti. E temo stiano proprio così. Dunque, è bene che ci sia stato e ci sia chi ha continuato e continua a tener desta l'attenzione.
Il neoeletto - chiunque egli o ella sia - lo tenga presente che ha una responsabilità che supera i confini di Montalcino. E faccia un buon lavoro.
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