30 giugno 2010

Cronaca di un viaggio in Borgogna: #1 Vincent Dauvissat

Mario Plazio
La Borgogna e i suoi vini sono una delle mete ultime di qualsiasi appassionato di vino giunto allo “stadio terminale”. Bottiglie mitiche, cantine segrete ed impraticabili ai comuni mortali, discrezione, tutto gioca intorno al concetto di esclusività e alla difficoltà di accesso. L’occasione di unirsi ad un gruppetto di amici francesi era particolarmente ghiotta. Degustare in compagnia di gente fidata e ottenere le chiavi per aprire gli scrigni più reconditi delle muffose cantine borgognone: il richiamo era troppo ghiotto. Oltre all’amico e grande appassionato Emmanuel e al compagno di bevute Gilbert, ho potuto godere della grande capacità di discernimento e del palato proverbiale di quel Philippe Foreau produttore faro della denominazione Vouvray e autore di alcuni tra i vini più fini e coerenti di tutta la Loira.
In questo reportage in più puntate illustro le note degli assaggi effettuati in due (purtroppo) brevi giorni di spedizione in Borgogna, anche perché, va detto, ormai il portafoglio era prosciugato oltre il lecito.
Comincio con Vincent Dauvissat (Chablis).
Dauvissat è la referenza a Chablis. Stile cristallino, austero, profondamente ancorato al terroir e lontano da qualsiasi modernismo. Vincent pratica una viticoltura biodinamica senza però nessun esoterismo, adattandolo alle esigenze della pianta. Ha visto notevoli progressi dopo l’introduzione delle pratiche biodinamiche, con le viti che hanno attecchito in profondità donando dei grappoli più maturi e più impregnati di mineralità. Inoltre ha potuto ridurre gradualmente le dosi di solforosa, con notevoli benefici per la bevibilità dei vini. I vini sono fermentati ed elevati in legno (barriques in gran parte vecchie) e inox per il Petit Chablis per 9/12 mesi. I suoi 2008 hanno vissuto una maturazione difficile con una malolattica lunghissima, mentre i 2009 hanno al contrario beneficiato di condizioni molto facili. Tutti i vini evolvono prodigiosamente e necessitano di almeno 5/6 di riposo in cantina (10 per i grand cru).
Petit Chablis 2008
Suolo di calcare molto duro. Una buonissima entrata nell’universo Dauvissat. Associa note verdoline a fiori (glicine) e pesca gialla. Bocca svelta e incisiva con finale salato tipico del terroir.
Un faccino e mezzo :-)
Chablis 2008
Qui e per tutti i prossimi vini il terreno è quello tipico di Chablis: marne e calcare argilloso del Kimmeridge che contengono le famose conchiglie a forma di virgola (exogyra virgula). Fa capolino la sfumatura di selce accanto alla nocciola verde e al limone. La bocca è tesa, fine e molto acida. Deve ancora trovare la sua armonia.
Due faccini :-) :-)
Chablis Premier Cru Sechet 2008 (3 mesi di bottiglia)
Molto chiuso, percezione di legno che sparisce quasi subito. SI respira una maggiore maturità e complessità. Pesca matura, burro, polline e frutta secca compongono una bella paletta aromatica. La stoffa si rivela al palato, dove il vino ha una progressione notevole e termina su ricordi di mandorla.
Due faccini e mezzo :-) :-)
Chablis Premier Cru Vaillons 2008
Cru che comincia solo ora a dare i risultati attesi dal perfezionista Dauvissat. Il naso oscilla tra il terroso e il fumé con in aggiunta fiori di arancio e una nota verde pronunciata. La bocca è al tempo stesso più sferica del precedente ma dominata dall’allungo conferito da una formidabile acidità. Lunghissimo e sapido il finale.
Tre faccini :-) :-) :-)
Chablis Premier Cru La Forest 2008 (imbottigliato da 1 giorno)
Per Dauvissat è a livello di un grand cru. Nonostante il recentissimo imbottigliamento il vino ha meritato la qualifica di elettrico ed energetico in virtù di una profondità e di una vitalità irrefrenabili. In attesa di richiudersi per un lungo periodo, il vino porge note fumé e marine, è speziato e pepato, setoso e profondo nelle sensazioni già chiaramente minerali.
Tre faccini :-) :-) :-)
Chablis Grand Cru Les Preuses 2008
È considerato il più accessibile tra i grand cru. Uno dei più chiusi, tutto minerale e burro, e ancora polline e caramello salato. Il 15% di legno nuovo emerge per poi sparire del tutto. E’ il più femminile per quella sua sensualità e la sensazione di dolcezza del frutto. Nel finale emerge dal nulla un bellissimo aroma di sasso caldo. Da attendere
Tre faccini :-) :-) :-)
Chablis Grand Cru Le Clos 2008 (1 giorno di bottiglia)
24 ettari di estensione fanno del Clos il grand cru più esteso. Quello di Dauvissat è un vino che bisogna provare una volta nella vita, anche perché non costa cifre irraggiungibili. I compagni di degustazione l’hanno definito “forza tranquilla”! La sensazione è che a questo vino non manchi nulla, che tutto sia al suo posto e che non serva altro. Nel turbinio di aromi si associano la ovvia nota minerale a una vena iodata e speziata (non da legno). Aristocratico e geniale è setoso, lunghissimo e salino come pochi. Una grande bottiglia e forse uno dei migliori bianchi al mondo.
Tre faccini :-) :-) :-)
Chablis Grand Cru Le Clos 2000
Una piccola delusione rispetto alle attese. Certo è buonissimo, associa fiori a mandorla, miele, cannella e frangipane. Manca però a confronto del precedente di energia, sembra accontentarsi di essere buono.
Due faccini :-) :-)
Chablis Premier Cru La Forest 1988
Bottiglia ancora giovane e di grande classe, solare e rotondo. L’acidità parte a metà bocca in maniera quasi sorprendente e non finisce mai. Amarognolo, burroso e speziato (curry). Assolutamente sontuoso.
Tre faccini (quasi quattro…) :-) :-) :-)
Chablis Grand Cru Le Clos 1993
Una buona annata anche se sottovalutata. Bottiglia incredibilmente ancora non del tutto espressa, sorniona. Coi minuti escono il minerale, le spezie (pane alle spezie alsaziano), il polline, la mandorla e la pietra focaia molto netta. Anche qui la bocca è grandiosa, di una precisione micidiale che allinea acidità a morbidezza (c’erano zuccheri residui). La pioggia prima della vendemmia ha portato acidità tartrica che ha riequlibrato gli elementi più morbidi.
Tre faccini molto abbondanti :-) :-) :-)
Chablis Grand Cru Les Preuses 1994
Pare più evoluto del precedente. Miele di tiglio, vervena, fiori e sassi accanto ad un idrocarburo che rimanda per un attimo ad un riesling. E’ etereo e terraneo, meno incisivo per una maggiore dolcezza del frutto. Finisce sul miele di castagno.
Due faccini e mezzo :-) :-)
Prossima puntata: Domaine Maume (Gevrey-Chambertin).

5 commenti:

  1. Gentilmente, potete indicarmi i prezzi delle bottiglie e dove riuscire a recuperarle, magari a Milano?
    Grazie!

    Gabriele

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  2. Beh complimenti.Anche perchè DAUVISSAT non riceve visite da privati in azienda,quindi le occasioni sono minime e riservate solo ai clienti abituali.

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  3. Se non ci sono in Italia si possono acquistare in Germania da un´importatore.
    Saluti Günther Graus

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  4. Non sappiamo chi distribuisca i vini di Dauvissat.
    Meglio chiedere direttamente in azienda:
    René et Vincent Dauvissat
    Rue Emile Zola
    89800 Chablis
    Tel : (0)3 86 42 11 58

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  5. In Germania vengono distribuiti da Wuttke Weine.
    Günther Graus

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