Dunque, anche l’annata 2005 dell’Amarone ha avuto la sua anteprima. In un palazzo Giusti ch’è bellissimo per il suo giardino e per le sale affrescate, ma un po’ angusto (e decadente, invero) per ospitare tutti. Ma Verona è avara di spazi, si sa, e dunque, e comunque, una pacca sulla spalla al Consorzio valpolicellese, che il nuovo evento l’ha saputo piazzare.
Che dire, dei vini? Che dopo averne tastati alla cieca sessantaquattro d’Amaroni, dico sessantaquattro (tutti quelli presenti, perfettamente serviti dai sommelier dell’Ais veronese), ti resta in bocca soprattutto zucchero e legno, e questo preoccupa un pochetto. E pure ti fa pensare il fatto che l’anno passato in terra valpolicellista han messo a passire metà delle uve, e ci si avvia verso i sedici milioni di bottiglie, che non è mica roba da riderci su.
Resisterà, molti si chiedono, il fenomeno Amarone? Credo di sì, ché in giro per il mondo c’è un sacco di gente che man mano passa dal superalcolico al vino, e cosa dunque offrirgli di meglio d’un rosso carico di alcol e tannino e zucchero? Ritengo proprio che l’onda lunga amaronista sia ancora lontana dal rallentare, anche se i numeri fanno tremare i polsi. Ma in terra di Valpolicella si parla al mercato, e il mercato risponde.
Intanto, dicevo, eccoci col 2005. Che è stata, han detto all’anteprima, annata difficile. Che i produttori hanno però saputo gestire con tecnica ormai smaliziata in fruttaio (chi si spaventa più delle piogge o dei rigori nell’autunno e inverno, cogli appassitoi controllati?). E che avrebbe dato, dicunt, vini capaci d’invecchiare, al che qualche dubbio vorrei manifestarlo. Sommessamente, come s’usa dire. Ma quegli zuccheri così esposti, quel tecnicismo così esasperato mi fa più pensare a bottiglie da aprire nel quinquennio (e qualcheduna anche con soddisfazione, per chi ama il genere), che non a roba da metter via per chissà quando. Ma quest’è solo un’opinione. Eppoi chi ha più cantine a casa in grado d’ospitare bocce destinate a invecchiare? E qual è più il ristorante che accetta d’immobilizzare quattrini e quattrini in bottiglie da aprire a chissà chi e chissà quando? Immediatezza, vuole il mercato, e ci si adegua. E in Valpolicella di flessibilità ne hanno parecchia.
Ora, dirò dei vini che più m’hanno colpito. Con le solite avvertenze, e cioè che mica tutte le aziende amaroniste son presenti, e parecchi mostri sacri anzi non si fanno vedere (ma perché? sarebbe interessante che tutti si confrontassero: coraggio!), che qualche vino è ancora in vasca e altri sono da poco assai in bottiglia, che anche i partecipanti spesso presentano il vino base e mica la riserva (che abbisogna di più lunga maturazione), e via discorrendo. Dirò dunque solo d’una diecina. Senz’offesa per gli altri (epperò qualche ossidazione qui e là l’ho trovata, e questo sì che non va bene).
Aggiungo, alla fine d'ogni testo, un voto centesimale, giusto per orientarsi.
Amarone della Valpolicella 2005 Cà Rugate
Il naso è da subito apparentemente piccolino: fruttino. Ma poi ecco note di mare, di alghe, di iodio. E un che di terroso, anche. Ma tratteggiati appena, questi toni. In bocca il frutto è succoso. La bocca è salata. La freschezza e il tannino si bilanciano. Escono il tamarindo, la cannella, un cenno di noce moscata, mai sopra le righe. Qualche vena di basilico, di erbe officinali. Più un paesaggio all’acquarello che un quadro astratto in acrilico, come ci hanno invece abituato certi Amaroni. E c’è bella lunghezza. E buona beva, ed è quasi incredibile. 90
Amarone della Valpolicella Classico Tenuta Lena di Mezzo 2005 Monte del Frà
S’era intuito che i Bonomo volessero fare le cose per bene, comprando terra a Fumane e affidandosi alla consulenza di Claudio Introini, valtellinese avvezzo ai vini da appassimento. Ma qui mi sa che hanno bruciato le tappe. Al naso pompelmo rosa, arancia rossa, marasca. Vene aromatico balsamiche. Cenni floreali di ciclamino. La bocca ha polpa e sostanza senza però opprimere. Gran frutto, gran tannino. Alcol alto, ma integrato. Lunghezza impressionante: il frutto appassito si libera con lentezza e gradualità. Giovanissimo, ma già notevole. 90
Amarone della Valpolicella Proemio 2005 Santi
Oh, il naso oggidì non è gran cosa, con quelle note riduttive che raccontano d’una giovinezza assoluta. In bocca è altra storia, con quel frutto succoso di melograno, di arancia rossa. La freschezza è in bel rilievo. La nota di zenzero rinfresca ulteriormente. La presenza fruttata e speziata è considerevole. L’alcol non appare marcato. Il tannino deve ancora del tutto distendersi, ma l’equilibrio complessivo appare di già molto buono, e il vino ha bella beva e notevole slancio. Lunghezza davvero invidiabile. Sulla fiducia. 88
Amarone della Valpolicella Classico 2005 Tenute Galtarossa
Naso chiuso, ostico. In bocca invece è subito un’esplosione di freschezza fruttata, con la ciliegia croccante, il melograno, il ribes, il fico, l’arancia rossa, il cedro. Succoso, nervoso, slanciato. Grande vitalità, giovanilità. Si beve. La dolcezza c’è, ma è tenuta a freno dal tannino, ancora invero un po’ ruvidotto (ma si farà, credo), e dalla freschezza. Tracce vaghe di rabarbaro (di caramella al rabarbaro, meglio). La lunghezza fruttata, agrumata e a tratti anche floreale è considerevole. Un vino giovane giovane, che mi piace. 88
Amarone della Valpolicella Classico Calcarole 2005 Guerrieri Rizzardi
D’accordo, oggi il naso è un po’ oppresso dal rovere, ma sotto avverti, pronte ad uscire, tracce di mineralità terrosa e di frutto nero. La bocca è impostata sulla dolcezza del frutto e sulla levigatura del tannino. Molto alcolico al primo impatto, amaroneggia in stile moderno, con memorie di boero, cacao, ciliegia sotto spirito, frutta in composta. Ma non vuol essere per forza ciccione. Ben fatto, nel genere suo: ti vien comunque voglia di berne un bicchiere, o forse due. Probabile che col tempo l’attuale dolcezza evolva verso eleganze terziarie. 88
Amarone della Valpolicella Classico 2005 Bixio
E chi se lo sarebbe aspettato? New entry amaronista, ed è un bell’ingresso, per me. Produttore dell’est veronese con vigne in zona classica. Il vino ha naso tra il floreale e il fruttato. Sottili vene speziate di cannella. In bocca la presenza rinfrescante dello zenzero. Certo, l’alcol picchia, però la freschezza dà slancio. E rotola il fruttino nero, e ha lunghezza davvero interessante. Note sottese di tamarindo, che restano a lungo e giocano a rimpiattino col cassis. Vene ferrose, terrose. Ha sostanza senza opprimere. 87
Amarone della Valpolicella Classico Moròpio 2005 Pierpaolo e Stefano Antolini
Oh, gli Antolini brothers, in Val di Marano, stanno crescendo. E fanno vini che hanno personalità (se mi è piaciuto il loro Recioto!). Quest’Amarone ha naso fruttato, con tracce di arancia e di ciliegia ben evidenti e leggere note di spezia, di tamarindo, di china. Pout pourri di fiori secchi. In bocca è in sintonia, e in più c’è uno slancio acido di tutto rispetto. Tannino abbastanza ruvido, per ora, ma non opprimente. E succosità considerevole e anche buona lunghezza. E freschezza di tutto rispetto. Mi piace per questo: ha freschezza e beva. 86
Amarone della Valpolicella Rocca Sveva 2005 Cantina di Soave
La Cantina di Soave, che detiene un bel po’ d’uve valpolicelliste, ha tirato fuori quello che credo sia il suo miglior Amarone di sempre. Per ora, certo, ha naso molto verde, ma sotto c’è spezia e frutto. La bocca è setosa e in principio perfino un pelo vinosa. Poi ecco la ciliegia mora stramatura: polposa, masticabile, eppure non oppressiva. Pian piano, ecco il boero, la ciliegia sotto spirito. Vaghe vene di terra nera. Cenni di erbe bagnate. Lento nell’evolvere. Un po’ di amaro nel finale, che dovrebbe integrarsi con lo stare in bottiglia. 86
Amarone della Valpolicella Valpantena Villa Arvedi 2005 Bertani
Naso ridottino, come può accadere in vini a questo stato di maturazione. Ma sotto ha note di tamarindo, di frutto sotto spirito, vene di melograno. La bocca ha una dolcezza evidente ma per nulla sfacciata, ed oltretutto compensata da un’acidità di tutto rispetto. Il tannino è ancora un po’ ruvidino, sinonimo anch’esso di giovinezza, ma non per questo impedisce al fruttino di mantenere una buona succosità. Ha bisogno di bottiglia, sissignori, ma potrebbe diventare un vino molto interessante in termine di beva e di eleganza. 86
Amarone della Valpolicella Classico 2005 Monte Dall’Ora
Altra sorpresa. O forse no, ché ormai è un anno che i vini di quest’aziendina di Castelrotto m’intrigano. Hanno personalità: se vi par poco… Un nome nuovo, da seguire con attenzione. N’ho avuta conferma anche stavolta. Il naso per ora è chiuso. Ma la bocca è decisamente interessante. Tesa, nervosa nella componente tannica e acida. L’alcol, elevato, è integrato in una struttura considerevole. Si fa avanti il frutto ipersaturo, insieme a una vena balsamica che rinfresca. Ha tanta materia e polpa. E personalità, ripeto. 86