31 gennaio 2009

Amarone 2005: quando il vino parla al mercato

Angelo Peretti
Dunque, anche l’annata 2005 dell’Amarone ha avuto la sua anteprima. In un palazzo Giusti ch’è bellissimo per il suo giardino e per le sale affrescate, ma un po’ angusto (e decadente, invero) per ospitare tutti. Ma Verona è avara di spazi, si sa, e dunque, e comunque, una pacca sulla spalla al Consorzio valpolicellese, che il nuovo evento l’ha saputo piazzare.
Che dire, dei vini? Che dopo averne tastati alla cieca sessantaquattro d’Amaroni, dico sessantaquattro (tutti quelli presenti, perfettamente serviti dai sommelier dell’Ais veronese), ti resta in bocca soprattutto zucchero e legno, e questo preoccupa un pochetto. E pure ti fa pensare il fatto che l’anno passato in terra valpolicellista han messo a passire metà delle uve, e ci si avvia verso i sedici milioni di bottiglie, che non è mica roba da riderci su.
Resisterà, molti si chiedono, il fenomeno Amarone? Credo di sì, ché in giro per il mondo c’è un sacco di gente che man mano passa dal superalcolico al vino, e cosa dunque offrirgli di meglio d’un rosso carico di alcol e tannino e zucchero? Ritengo proprio che l’onda lunga amaronista sia ancora lontana dal rallentare, anche se i numeri fanno tremare i polsi. Ma in terra di Valpolicella si parla al mercato, e il mercato risponde.
Intanto, dicevo, eccoci col 2005. Che è stata, han detto all’anteprima, annata difficile. Che i produttori hanno però saputo gestire con tecnica ormai smaliziata in fruttaio (chi si spaventa più delle piogge o dei rigori nell’autunno e inverno, cogli appassitoi controllati?). E che avrebbe dato, dicunt, vini capaci d’invecchiare, al che qualche dubbio vorrei manifestarlo. Sommessamente, come s’usa dire. Ma quegli zuccheri così esposti, quel tecnicismo così esasperato mi fa più pensare a bottiglie da aprire nel quinquennio (e qualcheduna anche con soddisfazione, per chi ama il genere), che non a roba da metter via per chissà quando. Ma quest’è solo un’opinione. Eppoi chi ha più cantine a casa in grado d’ospitare bocce destinate a invecchiare? E qual è più il ristorante che accetta d’immobilizzare quattrini e quattrini in bottiglie da aprire a chissà chi e chissà quando? Immediatezza, vuole il mercato, e ci si adegua. E in Valpolicella di flessibilità ne hanno parecchia.
Ora, dirò dei vini che più m’hanno colpito. Con le solite avvertenze, e cioè che mica tutte le aziende amaroniste son presenti, e parecchi mostri sacri anzi non si fanno vedere (ma perché? sarebbe interessante che tutti si confrontassero: coraggio!), che qualche vino è ancora in vasca e altri sono da poco assai in bottiglia, che anche i partecipanti spesso presentano il vino base e mica la riserva (che abbisogna di più lunga maturazione), e via discorrendo. Dirò dunque solo d’una diecina. Senz’offesa per gli altri (epperò qualche ossidazione qui e là l’ho trovata, e questo sì che non va bene).
Aggiungo, alla fine d'ogni testo, un voto centesimale, giusto per orientarsi.

Amarone della Valpolicella 2005 Cà Rugate
Il naso è da subito apparentemente piccolino: fruttino. Ma poi ecco note di mare, di alghe, di iodio. E un che di terroso, anche. Ma tratteggiati appena, questi toni. In bocca il frutto è succoso. La bocca è salata. La freschezza e il tannino si bilanciano. Escono il tamarindo, la cannella, un cenno di noce moscata, mai sopra le righe. Qualche vena di basilico, di erbe officinali. Più un paesaggio all’acquarello che un quadro astratto in acrilico, come ci hanno invece abituato certi Amaroni. E c’è bella lunghezza. E buona beva, ed è quasi incredibile. 90

Amarone della Valpolicella Classico Tenuta Lena di Mezzo 2005 Monte del Frà
S’era intuito che i Bonomo volessero fare le cose per bene, comprando terra a Fumane e affidandosi alla consulenza di Claudio Introini, valtellinese avvezzo ai vini da appassimento. Ma qui mi sa che hanno bruciato le tappe. Al naso pompelmo rosa, arancia rossa, marasca. Vene aromatico balsamiche. Cenni floreali di ciclamino. La bocca ha polpa e sostanza senza però opprimere. Gran frutto, gran tannino. Alcol alto, ma integrato. Lunghezza impressionante: il frutto appassito si libera con lentezza e gradualità. Giovanissimo, ma già notevole. 90

Amarone della Valpolicella Proemio 2005 Santi
Oh, il naso oggidì non è gran cosa, con quelle note riduttive che raccontano d’una giovinezza assoluta. In bocca è altra storia, con quel frutto succoso di melograno, di arancia rossa. La freschezza è in bel rilievo. La nota di zenzero rinfresca ulteriormente. La presenza fruttata e speziata è considerevole. L’alcol non appare marcato. Il tannino deve ancora del tutto distendersi, ma l’equilibrio complessivo appare di già molto buono, e il vino ha bella beva e notevole slancio. Lunghezza davvero invidiabile. Sulla fiducia. 88

Amarone della Valpolicella Classico 2005 Tenute Galtarossa
Naso chiuso, ostico. In bocca invece è subito un’esplosione di freschezza fruttata, con la ciliegia croccante, il melograno, il ribes, il fico, l’arancia rossa, il cedro. Succoso, nervoso, slanciato. Grande vitalità, giovanilità. Si beve. La dolcezza c’è, ma è tenuta a freno dal tannino, ancora invero un po’ ruvidotto (ma si farà, credo), e dalla freschezza. Tracce vaghe di rabarbaro (di caramella al rabarbaro, meglio). La lunghezza fruttata, agrumata e a tratti anche floreale è considerevole. Un vino giovane giovane, che mi piace. 88

Amarone della Valpolicella Classico Calcarole 2005 Guerrieri Rizzardi
D’accordo, oggi il naso è un po’ oppresso dal rovere, ma sotto avverti, pronte ad uscire, tracce di mineralità terrosa e di frutto nero. La bocca è impostata sulla dolcezza del frutto e sulla levigatura del tannino. Molto alcolico al primo impatto, amaroneggia in stile moderno, con memorie di boero, cacao, ciliegia sotto spirito, frutta in composta. Ma non vuol essere per forza ciccione. Ben fatto, nel genere suo: ti vien comunque voglia di berne un bicchiere, o forse due. Probabile che col tempo l’attuale dolcezza evolva verso eleganze terziarie. 88

Amarone della Valpolicella Classico 2005 Bixio
E chi se lo sarebbe aspettato? New entry amaronista, ed è un bell’ingresso, per me. Produttore dell’est veronese con vigne in zona classica. Il vino ha naso tra il floreale e il fruttato. Sottili vene speziate di cannella. In bocca la presenza rinfrescante dello zenzero. Certo, l’alcol picchia, però la freschezza dà slancio. E rotola il fruttino nero, e ha lunghezza davvero interessante. Note sottese di tamarindo, che restano a lungo e giocano a rimpiattino col cassis. Vene ferrose, terrose. Ha sostanza senza opprimere. 87

Amarone della Valpolicella Classico Moròpio 2005 Pierpaolo e Stefano Antolini
Oh, gli Antolini brothers, in Val di Marano, stanno crescendo. E fanno vini che hanno personalità (se mi è piaciuto il loro Recioto!). Quest’Amarone ha naso fruttato, con tracce di arancia e di ciliegia ben evidenti e leggere note di spezia, di tamarindo, di china. Pout pourri di fiori secchi. In bocca è in sintonia, e in più c’è uno slancio acido di tutto rispetto. Tannino abbastanza ruvido, per ora, ma non opprimente. E succosità considerevole e anche buona lunghezza. E freschezza di tutto rispetto. Mi piace per questo: ha freschezza e beva. 86

Amarone della Valpolicella Rocca Sveva 2005 Cantina di Soave
La Cantina di Soave, che detiene un bel po’ d’uve valpolicelliste, ha tirato fuori quello che credo sia il suo miglior Amarone di sempre. Per ora, certo, ha naso molto verde, ma sotto c’è spezia e frutto. La bocca è setosa e in principio perfino un pelo vinosa. Poi ecco la ciliegia mora stramatura: polposa, masticabile, eppure non oppressiva. Pian piano, ecco il boero, la ciliegia sotto spirito. Vaghe vene di terra nera. Cenni di erbe bagnate. Lento nell’evolvere. Un po’ di amaro nel finale, che dovrebbe integrarsi con lo stare in bottiglia. 86

Amarone della Valpolicella Valpantena Villa Arvedi 2005 Bertani
Naso ridottino, come può accadere in vini a questo stato di maturazione. Ma sotto ha note di tamarindo, di frutto sotto spirito, vene di melograno. La bocca ha una dolcezza evidente ma per nulla sfacciata, ed oltretutto compensata da un’acidità di tutto rispetto. Il tannino è ancora un po’ ruvidino, sinonimo anch’esso di giovinezza, ma non per questo impedisce al fruttino di mantenere una buona succosità. Ha bisogno di bottiglia, sissignori, ma potrebbe diventare un vino molto interessante in termine di beva e di eleganza. 86

Amarone della Valpolicella Classico 2005 Monte Dall’Ora
Altra sorpresa. O forse no, ché ormai è un anno che i vini di quest’aziendina di Castelrotto m’intrigano. Hanno personalità: se vi par poco… Un nome nuovo, da seguire con attenzione. N’ho avuta conferma anche stavolta. Il naso per ora è chiuso. Ma la bocca è decisamente interessante. Tesa, nervosa nella componente tannica e acida. L’alcol, elevato, è integrato in una struttura considerevole. Si fa avanti il frutto ipersaturo, insieme a una vena balsamica che rinfresca. Ha tanta materia e polpa. E personalità, ripeto. 86

40 commenti:

  1. complimenti per la tempestività del commento e per quanto dici, che sottoscrivo. Complimenti anche perchè sei riuscito ad arrivare a degustare tutti i vini, io arrivato a quota 45 ho gettato la spugna, costernato, stupefatto e anche un po' nauseato. Su 45 vini arrivo a malapena a salvarne dieci, con solo 5-6 che mi verrebbe voglia di bere. Se questo é l'orientamento della Valpolicella, con un processo di reciotizzazione dell'Amarone che lascia basiti, con tanti vini vorrei ma non posso, senza arte né parte, con tanta produzione destinata solo al mercato più banale (finché regge) e priva di identità territoriale e di anima, credo che avrò ben poche occasioni in futuro di occuparmi di questa bellissima zona e dei suoi vini...
    Franco Ziliani

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  2. Temo che la strada sia quella che dici, Franco: una sorta di industrializzazione dei processi, che premia oggi, e tanto, e a mio avviso premierà ancora un bel po', ma non investe pro futuro, non cerca l'anima del territorio, ed anzi, nel nome dell'omologazione (che paga), la sopisce, la mette in letargo.
    Mi sforzo di continuare a pensare che il grande vino di Valpolicella sia ancora il Recioto, ma finché l'uva più bella è monopolio dell'Amarone (e capisco, coi soldi che girano), anche il mio credo reciotista rischia di restare deluso.
    Comprendo che ci sia chi ama questo genere di bottiglie grasse, opulenti, zuccherose ed alcoliche e tanniche. Da parte mia, preferisco la beva. Ma forse non capisco.

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  3. Il problema è più ampio, si chiama mercato, si chiama incapacità di mantenere la propria originalità, si chiama incapacità di comunicare il valore del proprio prodotto in quanto tale.
    Va di moda un vino? Tutti a scimmiottarlo.
    Le guide premiano un certo modo di fare il vino: tutti all'inseguimento.
    Vi ricordate quando l'amarone era un recioto la cui fermentazione era sfuggita al controllo e quindi un vino molto più secco dell'attuale?
    E quanti altri vini hanno assecondato il mercato? Vi ricordate cos'è successo l'anno scorso al Brunello?
    Tante altre zone hanno rincorso le mode.
    Voi credete che fosse un dry l'originale vino che traeva le sue bollicine dalla rifermentazione degli zuccheri residui, parlo di quello che adesso è il fenomeno Prosecco. Anche qui, in tempi più antichi, i produttori hanno rincorso un mercato che voleva e consumava lo spumante solo con panettone et similia. Grazie al cielo da qualche anno si comincia anche in Italia a bere bollicine a tavola e questo sta riportando alle sue origini di spumante secco il Prosecco.
    Perché alcuni famosi produttori di diverse zone (Barolo, Teroldego, Toscana) sono usciti dalle DOC con i loro vini più famosi? Perché i disciplinari portano con sè regole, regole fatte quando il mercato era diverso e se le regole non permettono di inseguire il mercato, le si abbandona. Da cosa son nati i supertuscan? Dalla necessità di avere prodotti in grado di vendere su un mercato importante come quello americano.
    Intendetemi: nessuno di questi vini di cui ho parlato, se fatto bene, è un cattivo vino. Anzi, alcuni sono ottimi, eccellenti vini. Ma non scandalizzatevi se oggi l'amarone insegue il dolce. Io magari non lo amo così e quando posso cerco qualche vecchia annata (almeno di vent'anni fa). Ma la maggior parte della gente lo vuole così.
    Il mostro non è nato da solo, siamo tutti responsabili: produttori, media, critici, guide più o meno famose, riviste e tutti ci rincorriamo in un girotondo sempre più frenetico finchè qualcosa si inceppa e, come successo a voi a Verona, i più avveduti s'accorgono che qualcosa è sfuggito di mano.
    Ma nel contempo il girotondo è ricominciato per qualche altro vino.
    Ne vedo almeno un paio prossimi a sviluppi incontrollati: il biodinamico e le bollicine, forse gli unici segmenti in controtendenza nelle vendite ora. Quindi tutti e fare o meglio, dichiarare: "sono biodinamico", tutti a fare bollicine con qualsiasi cosa capiti nel vigneto.
    Ne vedremo delle belle!
    Cordialmente
    Umberto Cosmo

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  4. Sono d'accordo.
    Aggiungo che oltre alle bolle e ai vini più o meno "naturali", c'è un altro settore che, da uomo del Garda, e quindi di Chiaretti, mi fa paura: la moda dei rosati (vini che, del resto, amo da sempre, anche quando non erano trendy, e ti guardavano storto se dicevi che li bevevi).

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  5. Complimenti al Sig. Cosmo, commento impeccabile.
    Anch'io reduce da Verona sono rimasto molto sorpreso e deluso. Da ristoratore, ditemi voi con cosa posso consigliare la maggior parte degli amaroni assaggiati ( non cattivi certo), ma difficilmente proponibili.
    Grazie ancora Angelo per la cortesia. A presto.

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  6. Ciao Gianni.
    Credo davvero che la stragrande maggioranza degli Amaroni risulti pressoché inabbinabile a tavola. Da parte mia, c'è un unico caso in cui stappo volentieri (e quasi obbligatoriamente, direi) un Amarone: il trancio di tonno appena appena scottato. Lo ritengo un accostamento di grande effetto, ed ho già avuto modo di sperimentarlo varie volte, vincendo alla fine anche la ritrosia di chi mi guardava storto proponendo un simile abbinamento.
    Per il resto, l'Amarone temo sia un vino da sorseggiare conversando, dopo pasto. Ma chi ha più il tempo di stare a conversare davanti al caminetto la sera? E chi ha più il caminetto acceso?

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  7. Facciamo un passo indietro allora, accendiamo il camino, sediamoci a conversare,e forse staremo tutti un pò meglio.
    Il tempo lo si trova, basta volerlo. Alla prossima.

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  8. Mi associo ai complimenti per la tempestività e il contenuto del giudizio. Sono arrivato anch'io a 64 (con grande fatica) ed ho notato: 10 amaroni Non Classificati (montepulciano o cabernet? mah! ardua sentenza. E poi, ancora dolcezza eccessiva tannini, da legno, ruvidi e spigolosi.) ma anche 12 bottiglie da 85 punti in su. Con qualche conferma e qualche sorpresa. Mi associo sui giudizi per Monte del Frà, Galtarossa, Monte dall'Ora. Cui aggiungo il Cusianus di Vini Armani, l'Amarone di Buglioni e quello di Zenato.
    Infine una domanda (retorica): se continuiamo tutti a lamentarci ogni anno della giovinezza degli amarone in degustazione all'anteprima, perché non spostiamo avanti di un anno l'evento. Lo so e l'ho premesso, la domanda è retorica ma tant'è la speranza è l'ultima a morire ...
    Anch'io, infine, dico unendomi a Gianni: troviamo il tempo di fermarci, accendiamo il caminetto e apriamo una bottiglia di amarone dopo pasto per scaldare l'atmosfera e la conversazione.

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  9. credo che l'amarone deva far riflettere soprattutto chi non sa bere, un grande vino al servizio del pubblico esigente dove mantiene la sua caratteristica dell'apassimento, grande risorsa unica e inimitabile fortunatamente.
    Basti pensare ai vari brunelli chianti rossi di montalcino, san giovesi, che se presi alla cieca ed assagiati tutti assieme non riusciamo ad identificarne la differenza.
    Credo che il commento soprattutto di Franco deva far riflettere, ormai siamo in pasto a giornalisti che di positivo hanno solo il tornaconto della polemica,ed il gusto dell'invidia di produttori che non hanno speso nulla in pubblicità per rendere famoso il proprio vino, ma nella qualità del prodotto confermata dalla gente che ama il buon vino.
    La vera crisi sta nell'animo di chi fa solo polemica ma non riesce mai a mettere sul tavolo proposte concrete e chi ci rimette è sempre chi rischia sulla propria pelle investendo con passione nel prorio territorio e nel proprio vino.
    l'amante del buon vino.

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  10. Caro anonimo, l'amarone deve far riflettere, punto.
    Qui non è questione di polemica o meno, che possa essere un grande vino credo nessuno di noi lo contesti, ma che in 5 anni sia raddoppiata la quantità di uve per amarone è un dato di fatto. Che oggi la maggior parte di amaroni siano alcolici fuori controllo, legnosi e dolci all'inverosimile è purtroppo un'altro dato di fatto.
    Se poi tutto questo, a voi che sapete bere va bene è un'altro discorso. Io non sono un giornalista , ma uno che l'amarone lo vende e avrebbe tutto l'interesse a venderne sempre di più. Ma probabilmente anch'io non so bere.
    Con affetto Gianni Briarava

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  11. penso che Anonimo (ma che coraggio!) abbia perso una buona occasione per tacere. Il problema dell'Amarone non é dato dai giornalisti che, come il sottoscritto, denunciano questa assurda deriva, la corsa ad appassire tutto e la reciotizzazione di questo nobile vino veronese. Il problema é causato dall'ingordigia e dall'assenza di strategie che non siano quelle di cavalcare un mercato mordi e fuggi e dall'incapacità di capire che produrre 15-16 milioni di bottiglie di Amarone é una cosa senza senso. E che tante di quelle bottiglie, prima o poi, saranno costretti a svenderle, perché si accorgeranno di averne prodotte troppe e che il mercato non le assorbe...
    Franco Ziliani

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  12. Gìrela e ménsiela, dicono dalle mie parti. Girala e mescolala (la minestra), alla fine la colpa è sempre di quelli: i giornalisti (quelli, per capirci, che non scrivono sotto dettatura).
    Adesso ecco che Anonimo dice che la causa della crisi del vino sarebbero i giornalisti che ne scrivono. Santo cielo: non ci avevo mai pensato. Bella responsabilità.
    Pensare che io dalla vis polemica di Franco, così come dalla libera espressione di altri colleghi, ho spesso tratto interessanti spunti di riflessione. Magari partendo da posizioni lontanissime (e talvolta restandoci anche, su posizioni assai diverse), ma cercando comunque di interrogarmi, di approfondire, di comprendere. Questo credo sia il succo del far giornalismo: proporre idee. Poi, ognuno usa il proprio stile, la propria personalità. C'è chi scrive "a voce alta" e chi invece preferisce toni più sussurrati: mica siamo fatti tutti alla stessa maniera. Ma, ripeto, l'importante è proporre un pensiero, mettendoci la faccia.

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  13. Da un produttore

    Giornalisti acidiosi invidiosi e disfattisti come il sig. Franco mi fanno ridere. ( o pena ).
    Probabilmente non farò un amarone a Lei gradito, me ne dispiace ma almeno ci credo cosi tanto da giovane imprenditore da aver impegnato tutto sogni, soldi, tempo e l'amore per la mia terra la grande Valpolicella. E' sempre molto facile denigrare le cose degli altri bisognerebbe farlo mettendosi sullo stesso piano. Assaggiare tutti quelli amaroni assieme in uno stesso giorno (sarà anche il suo lavoro) è come quando una donna deve sceglier un profumo dopo averne odorati tre o quattro sembrano tutti uguali.
    Mi permetta un consiglio, sia più umano e incoraggi a migliorare dando dall'alto della sua esperienza dei sani consigli positivi e costruttivi. tutte queste critiche ,mi creda non le fanno onore. un giovane imprenditore.

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  14. Caro "giovane imprenditore", chi fa impresa si propone al mercato, e dunque ci mette sempre la faccia e il nome, e dunque mi è difficile pensare che lei sia davvero tale. Non mi è mai, dico mai capitato prima d'ora d'avere a che fare con un imprenditore che non si firma: sa, la pubblicità è l'anima del commercio, e prendere posizione aiuta sempre, perché comunque chiunque fra di noi ha dei nemici che potrebbero diventare amici del nostro nemico.
    Potrei anch'io firmarmi a questo punto "giovane giornalista", ma avendo cinquant'anni non mi è dato, né mai in vita mia mi son sognato di non mettere nome e cognome in quel che faccio.
    Ma dai...

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  15. Se qualche giornalista pensasse prima di scrivere probabilmente si ritornerebbe al buon senso, invece esiste solo la critica e lo scoop per proprio tornaconto, vede quante volte sono stati messi sul giornale imprenditori solo per presunzioni di reato e poi con sconcerto discolpati di ciò che non hanno commesso senza diritto di replica e senza articoli a piene pagine di smentita.
    Diciamo che ognuuno di noi ha e deve assumersi le responsabilità di ciò che dice.
    Alle spalle dei prodotti c'è la fatica di chi li produce ma nessuno si preoccupa di chi lavora, tanto è facile criticare e ditruggere, fare opposizione anzichè costruire.
    Meglio difendere un ottima annata anche producendo di più che scegliere la via dell'incetezza sulla qualità delle annate future.
    Credo che l'amarone non abbia grosse difficoltà di vendita se presentato a dovere nel mondo è e rimane un vino unico ed inimitabile.
    Con cordialità Giovanni Bertoldi

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  16. Credo anch'io che l'Amarone, se davvero saprà rimanere (essere) un vino unico e inimitabile, potrà continuare ad avere succeso nel mondo, e l'ho scritto.
    Ma occorre chiarirsi su tre questioni.
    La prima è proprio quella dell'identità, che non può poggiare solo su elementi tecnici, perché quelli sono virtualmente imitabili.
    La seconda è quella dei numeri: oggi siamo o otto milioni e mezzo di bottiglie vendute, ma la produzione almeno virtuale si è spinta verso i sedici milioni: sicuri che esiste una domanda tanto dimensionata?
    Terza questione. Se anche così fosse, e cioè se la domanda fosse sufficiente, e lo auguro ai produttori valpolicellesi e al sistema Verona, siamo sicuri che persisterà quell'esubero di domanda che - leggi di mercato alla mano - consentirà di mantenere le attuali quotazioni?
    Se la risposta ai tre quesiti sull'identità, sulla domanda e sul prezzo, fossero positive, non c'è da dire altro che la strada intrapresa è quella giusta. Altrimenti una riflessione mi parrebbe necessaria.

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  17. carissimo (per cosi' dire) sig.re (si considera veramente un signore?!) Peretti, Lei sa perche' si firma sempre? perche' Lei e' un giornalista, quindi una casta considerata da tutti intoccabile... e non faccia finta di non saperlo, il perbenismo oramai regna nel mondo attuale.
    Mi sono firmato giovane imprenditore essendo una classe sociale non protetta al contrario di Lei.
    esiste uno dei vostri denunciato o querelato per aver infierito e scritto cose false su qualcuno e poi smentite? da cio' puo' capire , dato che Lei e'una persona intelligente, la mia scelta. devo tutelarmi in qualche maniera ma non sis puo' pretendere sempre, da parte nostra, il silenzio.Per quanto la mia giovinezza nell'imprenditoria, presso il banco popolare di verona, ho mutui per 1.200.000euro, non perche' sono andato al casino' ma ho investito in terreni in Valpolicella.Criticare e' la cosa piu' facile del mondo, ma Lei quanto ha rischiato di suo? mi ricorda alcuni direttori delle Cantine Sociali che comandano e vendono vino a prezzi bassissimi, tanto di proprieta' personali non rischiano niente! e allora adesso come la mettiamo? Ghino di Tacco

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  18. Concordo in parte con il signor Bertoldi quando dice che se un giornalista pensasse cosa scrivere(non tanto come)sarebbe cosa giusta.Il problema subentra quando il giornalista vuole fare il tecnico,l'esperto di marketing e comunicazione non chè il venditore.Ho letto anche in questo blog,come in altri,cose che con l'informazione non hanno molto a che fare,(dopo confronti con cari amici enologi)ma posso rendermi conto che lavoglia di "stupire" sia tanta.
    grazie

    Paolo Gallizioli (gallerista d'arte)

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  19. @ Ghino di Tacco. Quant'ho rischiato di mio? Parecchio, ci creda, parecchio. Ma sono faccende mie, evidentemente. E in ogni caso, non c'è casta che tenga per chi prende posizione, anche senza bisogno di urlare: si paga, ci creda, si paga. Anche in termini di sottili calunnie, di gratuite denigrazioni. E di chiamate in tribunale. Ma fa parte del rischio da correre.
    @ Galizioli. Sono lieto che lei si confronti con degli amici enologi. Confrontarsi fa bene, sempre. Però tenga conto che fanno il loro mestiere, e magari un pochino si seccano se qualcuno ha l'ardire di affermare che non gli piace il frutto del loro lavoro, il loro vino. Piuttosto, mi chiedo perché alcuni fra di loro si confrontino (anche in maniera accesa e ben poco compiacente, mi creda) con l'esterno ed altri si sentano invece parte di una sorta di infallibile casta tecnicistica. Ho la fortuna di confrontarmi anch'io spesso con enologi, produttori, venditori, ristoratori, comunicatori (soprattutto con chi la pensano in maniera diversa da me), e, mi creda, ogni volta è un reciproco apprendere, un imparare.

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  20. caro Angelo, prendi anche tu atto, dagli interventi del produttore che ha deciso di uscire dall'anonimato e dai suoi sostenitori, che per larga parte del mondo del vino noi giornalisti andiamo bene e siamo graditi solo quando accettiamo l'unica dimensione che loro gradiscono, quella della promozione, del complimento e dell'ossequio. Quanto ci azzardiamo a fare delle critiche, circostanziate, ad esprimere perplessità, come quelle sulla amaronizzazione della Valpolicella, diventiamo dei nemici, una casta intoccabile, persone che non pensano e perseguono "lo scoop per proprio tornaconto". Di fronte a queste argomentazioni, inutile discutere...
    Franco Ziliani

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  21. come ho risposto ad Angelo rispondo anche a Lei carissimo( vedi comm. Angelo) Franco.
    Lei e' noto per le Sue considerazioni generalmente al vetriolo.
    ma Lei personalmente, cosa ha impegnato economicamente e moralmente nel settore vitivinicolo? ammesso e concesso che i nostri vini non le piacciano, ha una vaga idea di quante persone vivono con questa attivita'? ha presente che indotto trascina il mondo del vino? se Lei si ritrova a scrivere , in questo caso, sull'Amarone.. e' anche grazie a noi. Il Vangelo cita: " uno dei mali peggiori e' denigrare il lavoro degli altri". Si dia una regolata e si metta la mano sulla Coscienza. Ghino di Tacco

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  22. Il tema fondamentale s'è smarrito per strada nella solita vecchia polemica tra giornalisti e produttori.
    Peccato, mi dispiace che ci siano ancora colleghi non capaci di capire che il confronto (a volte lo scontro) sono forieri di idee nuove e di progresso.
    Caro anonimo, vorrei potermi ancora definire giovane produttore, ahimè i 50 si avvicinano e, nonostante gli anni che passano, i mutui in banca restano. Non per questo bisogna aver paura di fare nomi e cognomi.
    Le ritorsioni? Ci sono state e ci saranno. Le ho subite anch'io per aver detto quello che penso. Sa da chi ho subito ritorsioni? Da persone povere di spirito, arroccate su posizioni indifendibili, poveri profittatori del mondo (non solo del vino). E vuole che mi preoccupi per costoro? Meglio andare a testa alta e non pensare alle poche bottiglie in più che avrei venduto per un giudizio positivo in più da parte di persone che non stimo.
    Se tutti noi parlassimo più chiaro, in prima persona, forse anche il mondo che ci circonda sarebbe più pulito e privo di scorie.
    E poi, un giornalista sarà libero di dire che non gli piace un certo stile! In fondo si prende una responsabilità: se dice idiozie, se firma idiozie è il suo nome che ne va di mezzo.
    Tenga duro "giovane produttore", faccia nomi e cognomi, suoi e di altri: io tornerei indietro di vent'anni solo per parlare ancora più chiaro.
    Cordialmente
    Umberto Cosmo

    P.S. @ Angelo Peretti: potrebbe essere simpatico un post sul tema noi/voi. U.

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  23. Anonimo Ghino di Tacco, che continua a non avere il coraggio di presentarsi con nome e cognome, ma si accorge di quanto sia assurdo e ridicolo chiedermi, come lei fa, "ma Lei personalmente, cosa ha impegnato economicamente e moralmente nel settore vitivinicolo?". Non entro nel merito del mio impegno "etico" nel mondo del vino, che non sta a me, se esiste, ribadire, ma cosa vuole dire che noi giornalisti che ci occupiamo di vino se non diventiamo imprenditori come voi e investiamo dei soldi non abbiamo titolo per scrivere?
    Quanto al ricordarmi "ha una vaga idea di quante persone vivono con questa attivita'? ha presente che indotto trascina il mondo del vino? se Lei si ritrova a scrivere , in questo caso, sull'Amarone.. e' anche grazie a noi", si tratta di discorsi che ho già sentito, lo scorso anno, quando scrivevo quello che ho scritto e di cui sono orgoglioso sullo "scandalo del Brunello" e mi veniva chiesto di non arrecare danno all'economia del vino di Montalcino. Quell'economia che i produttori truffaldini, non i giornalisti come me, avevano messo in grave difficoltà...
    Franco Ziliani

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  24. Mamma mia che casin!!!E io che volevo solo aggiungere una noticina alle osservazioni del "Perettus Magnus"! E..ppero' tra i banchi di assaggio ho trovato anche tanto entusiasmo ed amore per il lavoro:gli Antolini "brothers"(Oh se i se gode che ti ie ciama' cossi'..!)che mi snocciolano lipperli' a me che non sono nessuno un assaggino dell'Amarone negrarese delle "roselle" e..,ne sentiremo delle belle perche' dalle stesse mani escono due Amaroni che piu' diversi non si puo?(ma allora e' vero che il terroir?!..);o anche le foto delle vigne di Monte dall'Ora con i bimbi in altalena in primo piano,ma non si sa se contino di piu' i figli o le vigne!! o la new entry di Terre di Leone forse con qualche ingenuita' ,ma quanto calore umano,o i giovani Accordini dell'Acinatico che se li vedi in discoteca ,magari resti perplesso,ma che se parlano delle vigne di Cavalo..!!! .Mi sembra che anche queste siano cose che contano!|! Certo dopo le contraddizioni sono millanta ,a dirla alla Veronelli,cos'e' L'Amarone?:e' il vino finissimo di Monte dall'Ora o e' il smaccatamente dalforneggiante eccessivo recioteggiante Amarone dei Latium.E se mi me godesse a berli tutti e du'? Con stima e complimenti per il sito(anche se mi manca un po' nella nuova versione il calendario degli eventi! Roberto Pecci

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  25. @ Roberto. Ma che belle queste note sull'umanità degli amaronisti! Ecco, è questo quel che mi piace del mondo del vino.
    Condivido anche, assolutamente, la battuta: "E se mi godessi a berli tutti e due?" Questo è il significato che attribuisco ai miei faccini: vorrei che indicassero i vini che io mi godo di bere, a prescindere da altre valutazioni. Per cui posso godermi a bere un vino leggerino così come un vinone. E valgono allo stesso modo, se mi danno entrambi piacere.
    A proposito: gli appuntamenti torneranno, credo, ma devo trovare una soluzione praticabile. Spero comunque che non ci manchi molto: a presto.

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  26. certo leggo delle cose ASSOLUTAMENTE INSENSATE in particolare da un giornalista che forse ha delle paranoie assuede e totale...io da esterno, sono un friulano appassionato di amarone, non sono ne enologo ne sommelier ma capisco di vino e puntualmente questa rassegna mi fa ritrovare il gusto delle cose buone...
    non capisco capo Peretti come un giornalista che dovrebbe difendere , capire, eventualmente consigliare possa denigrare in maniera cosi palese da far pensare che forse lei possa capirne di giornalismo ma di vini beh ben poco ma di difesa del territorio ancora meno..
    le diro di piu complimentandomi innanzi tutto per una disamina diretta in tempo reale di 64 vini, nemmeno uno stregone sarebbe cosi attento e critico a giudicare ma si ricreda anche perche' lei effettivamente di suo puo rischiare solo l'inchiostro...c'e' da stare felici e difendere tutti questi operatori che danno lustro ad un territorio diventato leggenda e le leggende non hanno la malizia che lei ostenta velatamente a difesa, se non si e' capito dei Baroni, ma che invece dovrebbe proprio capire che nei 64 piccoli fondamentali a imprenditori oltre che la bonta di un prodotto che non e' solo legno o zucchero c'e' anche un cuore ed una passione che vanno premiati e sostenuti perche' questo e' il futuro di un AMARONE ancora eccelso

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  27. "Senz’offesa per gli altri (epperò qualche ossidazione qui e là l’ho trovata, e questo sì che non va bene)."

    "ti resta in bocca soprattutto zucchero e legno, e questo preoccupa"

    questi caro Perelli e' proprio giornalismo da Tavernello, questa e' incapacita' di sintesi di un gusto territoriale inimitabile che forse lei confonde con gusti chimici, forse ricercati si, ma espressione di una capacita' imprenditoriale eccelsa

    "e parecchi mostri sacri anzi non si fanno vedere (ma perché? sarebbe interessante che tutti si confrontassero:"

    e questa e' una chicca autentica di difesa baroniale, attacco per difendere e dire velataemnte che loro sono al di sopra dei confronti quindi loro sono quelli giusti da scegliere...scendi in terra caro perrelli e mettici la tua faccia come noi mettiamo le nostre aziende le nostre energie i nostri investimenti tu niente proposte ma solo farneticazioni da 64 assaggi

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  28. @ Livio De Carli (o chissà come si chiama veramente): che cosa "deva" fare un giornalista non credo lo possa ordinare né lei, né altri. Io credo che un giornalista "deva" scrivere la propria opinione o raccontare le proprie esperienze, punto e basta. Altri magari sono più contenti scrivendo sotto dettatura, ma sono affari loro. Altri magari vendendo spazi o banner pubblicitari, ma anche in questo caso sono affari loro.
    @ Princic Lilio (o chissà come si chiama veramente): velata difesa dei Baroni quando dico che questi sbagliano a non confrontarsi? Ma andiamo...

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  29. Angelo vedo che anche sul tuo sito approdano i "fenomeni", con commenti, ovviamente anonimi, la cui "originalità" (eufemismo) si commenta da sola e su cui non vale la pena perdere tempo... Penso solo che sentire definire il tuo modo di raccontare l'Anteprima Amarone 2005 come "giornalismo da Tavernello" da persone del genere sia un titolo di merito, qualcosa di cui essere orgogliosi...
    Franco Ziliani

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  30. anonimi forse lo ritenete voi per vostre esperienze reali ma anonimi non siamo ed e' chiaro che gia' definendo cosi una presenza reale si capisce lo spessore della risposta semplicemente anonima e priva di ualsiasi contenuto che mi possa far cambiare idea con argomentazioni veramente interessanti ed importanti ma siccome mi sembra siate tutti dei COMPARI senza argomenti il rifugiarsi dietro un anonimo e' il vostro stile e la vostra professionalita'.-
    Pero' vedo che Lei e' ben spalleggiato da una competenza infinita sulla cultura del Tavernello ...ridicoli...allora sentiamo la risposta dal genio e mi convinca su qualcosa di concreto

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  31. Non capisco molto lo stile e gli approfondimenti ma vorrei semplicemente sapere per equita' perche non dare un giudizio su tutti i presenti facendo una scheda sulle positivita' e negativita' di ognuno; perche' limitarsi a solo pochi nominativi quindi i meritevoli ed i bocciati? perche parliamo di poche e non tutti ? forse che le bisogna promuovere qualcuno ed altri dobbiamo bocciarli perche' magari non hanno il peso politico o gli intrallazzi giornalistici del caso? Sento puzza di discriminazione anzi fetore di interessi non da poco.-
    forse ho capito la differenza fra i citati e gli altri e' che questi non hanno legno e zucchero ma tanta passione buon prodotto ma non stanno nelle stanze dei bottoni
    grazie per lo spazio

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  32. livio de carli, lo scrivo minuscolo perche' non pretendo di elevarmi a correttore di bozze come ritengo lei che si permette di correggere veloci erori di battitura ma non certo di ignoranza, si chiama proprio livio de cali e mi pare che anche Ella non discosti molto dal quello che giustamente princic ha chiamato COMPARE perche' chi dissente va Voi e' o anonimo o incompetente quando in questo settore penso che forse lei non conosca nemmeno il sistema di potatura delle viti o un analisi del terreno e quindi si permette di fare il professorino di lingua italiana frustrato da tante altre incompetenze anche giornalistiche e piu' che mai nel settore di cui si permette di scrivere senza bagnarsi ne a livello imprenditoriale ne capendo le realta' di questa terra.-
    forse lei non scrivera' sotto dettatura ma certamente scrive di parte ed e' evidente come gia' riportato da altri giudizi che non e' leale facendo delle scelte mirate e solamente sue personali ma che sanno di profumo di raccomandazioni.-
    In quanto ai BARONI vabbe' difesa scontata visto che LEI e' uno di quelli, chissa come, li ha fatti diventare NOBILI......
    eppoi scusa sai Angelo...scusa la confidenza ma voglio condividerla con questo Franco che mi sembra spartiate molte idee e non volo idee...volate basso dai non fate che Vi smascherino veramente

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  33. Mah! Boh! Uh! Caspita che commenti, Lilio e Lanza, perdonate la mia ignoranza ma per favore spiegatevi meglio.
    Possibile che un confronto civile non si possa fare?
    Se vi viene fatta una critica, cercate voi di convincere chi la fa con motivazioni valide e inequivocaboli.
    Io stesso che non sono giornalista, ma, semplice appassionato, dopo aver partecipato alle degustazioni dei nuovi amaroni ho espresso perplessità, che sono poi le stesse dei giornalisti e cioè: alcolicità elevata, legni in eccesso e dolcezze reciotteggianti. Questa tipologia di vini , ritenete possa essere la giusta espressione del vostro territorio? Se potete e lo chiedo con cortesia, date almeno a me delle risposte che possano convincermi che sto sbagliando.

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  34. caro gianni apprezzo il tuo tono e vedo che mediare non fa mai male ma se le persone coivolte esprimessero giudizi meno generici ma piu'realistici coinvolgendo tutti allora forse potrebbero essere credibili.
    e' difficile capire e credere in un giudizio da 64 assaggi ed allora ripeto prendiamo una realta alla volta e diamo una sintesi serena ed obbiettiva in modo che ognuno possa fare le proprie analisi e sintesi.
    cosi sembra tutto di parte ma forse vedi cio' che sta nascendo, cio' che fomenta questo marasma e' proprio il dubbio che certi personaggi fanno nascere e cioe' giudizi severi ma qualcuno a caso si salva...allora citiamo tutti in modo che nessuno possa avere meno visibilita' di altri e creiamo una commissione al di sopra delle parti per un giudizio che almeno sembri equo e non cosi sfacciatamente di parte e il sig.peretti capisca che non e' e npon sara' mai un giudice unico credibile se imposta i toni in maniera cosi sleale

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  35. Caro Davide, io certamente non sono il difensore di nessuno, ma permettimi ancora alcune considerazioni. Non credo che Angelo Peretti pensi di essere giudice unico o sia depositario di verità assolute. Come dici, non hai certezze ma solo dubbi e allora, non è meglio cercare un confronto leale e sereno tra le parti piuttosto che denigrare commento dopo commento? Tu chiedi di citare tutti, di creare una commissione super partes, ma con le varie guide di settore, come la mettiamo? Chiedi alle guide di inserire tutti i produttori di tutte le zone vinicole italiane? Credo non possa essere fattibile. Io sono ristoratore, se chiedessi la stessa cosa riguardo le recensioni dei nostri locali, come pensi mi potrebbero rispondere?
    E' chiaro che onestà e trasparenza siano necessarie da entrambe le parti. Nella speranza che queste discussioni aiutino, un cordiale saluto a tutti.

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  36. ciAO DAVIDE
    la recensione paritaria la chiedo qui come ha fatto alcuni nomi allora completi il tutto...no le guide e' un'altra cosa e lo sai bene anche tu come funzionano per cui nulla di tutto questo ma vorrei anche che l'innominato e innominabile fosse piu' realista a difesa di un territorio e di una produzione e certi giudizi li esprima correttamente lo ripeto per il bene di tutti non di pochi...
    in ultima analisi o sei generico o scrivi tutto di tutti ma forse il dubbio rimane...
    ciao

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  37. Invito a non perdere tempo con quei "fenomeni", uno dei quali scrive talmente da cani, con un litigio continuo con grammatica e sintassi, che mi fa pensare essere persona ben "nota", specializzata in commenti anonimi e altre banalità
    mi spiace Angelo che sia(no) venuti ad inquinare anche il tuo sito...
    Franco Ziliani

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  38. Carissimo.. Franco,
    sono Ghino di Tacco.
    Spero che in riferimento al commento di Davide Lanza (v. ultimo tuo commento n.37) non ti stia riferendo a me. spero che tu non pensa che abbia bisogno di nacondermi dietro un altro nome per continuare il " botta e risposta" iniziato qualche giorno fa. Bisogna dire una cosa.. sono contento di vedere il fermento su questo blog.
    Piano Piano si sta iniziando a far parlare di Amarone e di quello che Veramente ( e lo scrivo con la V maiuscola) la gente pensa.. non solo del vino, ma anche di voi. Alla fine tante critiche positive non ci sono state quest'anno! e sapete perche'? perche quando tutti vanno bene, inteso come .. quando tutti guadagnamo, tutto va bene, si accetta qualsiasi cosa e si va avanti, quasi si cerca di fare orecchie da mercante all'udire di alcuni commenti. ma quando inizia a girare in senso contrario.. meno soldini e piu' coltello tra i denti.. anche i piu' silenziosi iniziano ad urlare ed e' qui che si aprono le danze. le danze dove tutti rischiano tutto pur di farcela e dove non esistono piu' regole.. neanche la regola del mutismo! i leccapiedi ultimamente hanno vita breve! certo che avete proprio esaurito i commenti se inizate a spalleggiarvi uno con l'altro carissimi Franchetto e Angelino.. ci state dando pure degli ingnoranti attaccandovi ad errori di scrittura.. l'evete dichiarato voi che siamo produttori e non giornalisti, ognuno ha il suo mestiere!almeno rendiamo chiaro il concetto.. con le ns. scivolate grammaticali

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  39. Noto con profondo dispiacere che il mio invito è stato vano, purtroppo si continua a discutere (eufemismo) in modo becero, non si dice nulla e si continua solamente ad attaccare persone.
    Cortesemente avevo chiesto illuminazioni e spiegazioni , ma anche in questo caso vedo il nulla assoluto, ringrazio lo stesso, resto della mia opinione, ma di sicuro alcune persone hanno perso una buona occasione per far bella figura.
    Sempre cordialmente Gianni Briarava.

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  40. Angelo,
    sei sempre forte,approvo parzialmente le tue proposte di anteprima possono essere elaborate con il Consorzio. Non conosco Giuliani," ma puzza di cavallo morto non l'ho mai sentita in nessun vino.... non faccio commenti sarei cattivo.
    Ciao e bravo.

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