20 gennaio 2009

Questione di prospettiva: quanto possono durare i rossi d'oggidì?

Angelo Peretti
Ma i vini di oggi sono davvero meglio di quelli d'antan? Se lo chiede Franco Ziliani in un intervento sul sito dell'Associazione Italiana Sommeliers.
Oh, oltre a interrogarsi, Franco si dà anche una risposta: dice che è pur vero che i vini d'oggidì è ben raro ch'abbiano difetti di tecnica enologica, "eppure - scrive - c'è qualcosa che non torna, che non mi convince interamente in molti di questi vini e che non mi fa pensare, come molti invece sono propensi a credere, che siano in senso assoluto migliori, o possano essere migliori, domani, dei vini prodotti in epoche, gli anni Cinquanta, Sessanta, Settanta, quando larga parte di queste acquisizioni e conoscenze tecniche erano ancora lontane".
Cos'è che non torna? Che si tratta in troppi casi di vini "talmente pensati e progettati - son parole ancora di Franco - per un'immediata fruibilità, per essere piacevoli (e un po' 'ruffiani') già da giovani (anche se si tratta di 'vin de garde', vini da invecchiamento come Barolo, Barbaresco, Brunello di Montalcino), da finire con l'essere privi di prospettive, condannati ad offrire il loro meglio, quando questo 'meglio' è effettivamente presente e oggettivamente percepibile, da giovani." Tanto da "indurre più di un osservatore ad essere scettico sul tipo di evoluzione".
Di mio, son tra gli scettici. Confermo.
Chi mi segue un po' più assiduamente sa che amo i vini invecchiati. Mi piaccion vecchiotti, e adoro soprattutto la scattante, integra freschezza fruttata dei Bordeaux anni Sessanta, Settanta e un po' Ottanta, prima che la scuola americana, che le norme parkeriane facessero cambiare le regole del gioco. E dunque la risposta è scontata: meglio quelli d'antan.
Ovvio, parlo di Francia, Bordeaux. E non son poi così convinto - tutt'altro - che le bottiglie italiche del passato avessero la medesima capacità di far scorrere gli anni. Ché difetti ce n'erano, oggettivamente, tanti. E la gente che sapeva il fatto suo in vigna e cantina non cen'era invece molta, e dunque poca era la disponibilità di bocce che superassero i decenni.
Ma sulle tricolori produzioni d'adesso, algidamente perfettine, ho i medesimi dubbi di Franco. Troppo pronti 'sti vini quand'escon di cantina, per poter durare a lungo. E son bocce che è spesso (quasi sempre) meglio bere magari al massimo dopo quattro o cinque anni, senz'illusione che possano star lì.
Penso ad esempio al mio veronesissimo Amarone e a certi Valpolicella Superiori, che siano di ripasso o no poco m'importa. Troppo zuccherosamente cicciuti per aver davvero giovinezza oltre il quinquennio, ritengo. Son fatti bene, sia chiaro, enologicamente parlando. Ma han troppo di tutto, e il troppo stroppia, e se non c'è equilibrio non c'è speranza di longevità. Magari sopravviveranno, ma è tutto lì. Niente slanci di seconda e terza giovanilità. Con le dovute eccezioni, magari.
Direte: e chi s'importa che durino? Son buoni adesso, e adesso ce li godiamo. Ecco, questo è il ragionamento da fare. Chi li ama, li beva in giovinezza. Come io continuerò a cercare nelle vecchie cantine degli appassionati, in Belgio, Germania, Svizzera, dov'è più facile trovar collezioni di bocec bordolesi d'antan. A prezzi che anche le mie taasche si posson permettere.

2 commenti:

  1. Credo che ormai la ruota sia stata fatta partire e difficilmente si potrà tornare indietro. Per un periodo iniziale il mercato ha cominciato a chiedere vini pronti da bere subito entro 2-3 anni dalla vendemmia e di conseguenza la maggioranza dei produttori (a mio avviso anche sblagiando) ha iniziato a progettare vini più immediati, più ruffuani e pronti per i palati "giovani".

    E chi invece vuole aspettare, ha la pazienza di far stare in cantina a riposare anche per 10 anni e più splendidi campioni di Barolo, Barbaresco, Brunello e Amarone ?

    Bhe la risposta dei produttori credo sia : "Scusate sono leggi di mercato... la maggioranza vuole così... gli altri si arrangino" :-)

    Cordialmente Angelo

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  2. Temo sia proprio così, purtroppo. Inutile essere romantici: un'azienda è un'azienda, e deve far cassa. Ma allora cosa berremo per farci emozzionare?

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