24 gennaio 2009

Andando a cercare l'anima del Lugana

Angelo Peretti
Mica l'ho mai letto prima un bell'articolo così sul Lugana. E un po' mi rode che ci sia chi ha una capacità descrittiva del genere. Trattasi (l'autore) di Francesco Falcone, collaboratore dell'Enogea, la "newsletter bimestrale indipendente" di Alessandro Masnaghetti. E n'ha parlato, del bianco luganista, sull'ultimo numero del quaderno del Masna. Titolo: "Lugana. Il bianco delle argille". Ecco, magari la titolazione non è originalissima, ma rende.
Procuratevene una copia (solo per abbonamento e per posta: almasbag@tin.it la mail per prendere contatti) e leggetelo: bella lettura, l'assicuro. Descrive il carattere del vino, la sua capacità d'invecchiare, e poi il terroir, le singole aziende, la produzione. Senza peli sulla lingua. E con bella prosa. Vedi qui: "Fra le combinazioni uva-suolo venerate dalla scienza e dalla fantascienza, ciò che si avvera tra le argille moreniche della Lugana storica (profonde, purissime e bagnate dal Benaco) e l'uva trebbiano di Lugana (che d'ora in poi chiamerò turbiana) sono autentici effetti speciali: un vitigno normale si trasforma in un bianco di rango. Dotato di esclusiva freschezza, una freschezza saporita e scattante. E di insolito sapore, un sapore che ricorda qualcosa di salato, di speziato, di affumicato".
Ora, delle tante cose scritte da monsieur Falcone, una in particolare m'ha incantato. Quel che dice d'un mio vino del cuore: il Lugana Riserva del Lupo 2003 di Cà Lojera. Che per mia parte ho sempre detto e scritto di considerare il miglior Lugana che mi sia mai capitato di bere. Il Lugana più Lugana, intendo, quel che meglio m'ha descritto una terra che ho percorso in lungo e in largo e vissuto tante e tante volte.
Riporto, ché non si va solo a descrivere quel vino, ma l'essenza stessa di quel che sono o dovrebbero essere i bianchi della Lugana.
Ecco di seguito quel che scrive Falcone.
"Ho capito, in questi giorni di completa immersione nella denominazione, quanto i Lugana più autentici siano vini lenti a trovare i giusti equilibri, soprattutto quando si esasperano le selezioni in vigna e si cambiano le consuetudini in cantina. Ho capito, anche, ma non è stato facilissimo, quanto siano diverse le stagioni e le tipologie di questo vino, ciascuna in grado di segnarlo con un proprio carattere distintivo, non di rado eccessivo: l'acidità e la salinità acuta dei vini più essenziali (che in genere preferisco), il frutto maturo e speziatissimo delle vendemmie tardive, la timbrica minerale assai particolare delle selezioni più evolute. Sono gli umori e i malumori, il chiaro e lo scuro, la luce e l'ombra della turbiana. Solo un vino, finora, ha saputo miscelarli e fonderli senza rimanerne tramortito: si chiama Riserva del Lupo".
Ecco: condivido parola per parola, una per una. Solo che io così bene questi concetti non li ho mai saputo esprimere. E un po' mi rode, ripeto.

3 commenti:

  1. anch'io amo molto il lugana ,fra quelli bevuti nelle mie "escursioni" sul garda ho appezzato molto ottella e ca' de frati spero di sentire presto questo anche se come angelo sa non ci sono piu manifestazioni come "quaresimalia" a torri , che avevo apprezzato, per far conoscere olii e vini del territorio !!

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  2. le manifestazioni ci sono ... stella del garda, luganeggiando... te le consiglio.

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  3. ero fuori, non avevo letto l'articolo
    conosco il tuo pensiero quando cerchi l'anima del Lugana
    Francesco Falcone mi è sembrato molto intenzionato a fare altrettanto ma non mi era noto il risultato della sua acuta arguta ricerca
    sono orgogliosa della nostra Riserva del Lupo, ancora poco nota per la nostra incapacità di comunicare e perchè è un Lugana che anticipa i tempi -
    ne parlo a Franco e lo metteremo presto in degustazione libera in cantina magari in occasione di qualche evento sul territorio
    a presto Ambra Tiraboschi - Ca'Lojera

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